Dopo la nostra selezione delle 10 migliori serie a fumetti e dei 10 migliori fumetti classici tra quelli pubblicati nel 2019 in Italia, proseguiamo a ripercorrere il meglio della produzione di quest’anno dedicandoci oggi ai migliori libri a fumetti inediti realizzati da autori nostrani, ovvero ai 10 migliori graphic novel italiani. Una selezione che, come ricorderanno i nostri lettori più assidui, abbiamo iniziato a proporre solo dallo scorso anno, nella convinzione che il costante aumento della produzione anche (e soprattutto) in questo ambito richieda a noi di Fumettologica un servizio e uno sforzo in più per offrire una guida – e un confronto – intorno al panorama editoriale nazionale.
Ecco dunque la nostra “playlist” dei dieci graphic novel italiani che più abbiamo amato e discusso nel 2019, e che riteniamo una buona rappresentazione del ‘meglio’ della produzione dell’anno. Una selezione che ospita la felice conferma del talento di due tra i più grandi autori contemporanei, la conferma di alcuni fumettisti già molto apprezzati dai nostri critici negli anni scorsi, e qualche stimolante sorpresa.
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Italo. Educazione di un reazionario, di Vincenzo Filosa (Rizzoli-Lizard)
Dopo il racconto attorno alla passione per il gekiga (il manga per adulti, spesso sperimentale, degli anni 50/60) di Viaggio a Tokyo, e quello dell’infanzia all’ombra di un padre assente e mitizzato di Figlio unico, Filosa torna a parlare di sé. Inevitabile: come ha spesso riconosciuto, il fumettista di Crotone fatica a inventare mondi e personaggi che siano frutto di pura invenzione (eccezione: la serie con Nicola Zurlo Cosma e Mito), preferendo mettere sul piatto quella che è l’esperienza personale, naturalmente romanzata in fumetti che lui stesso ha definito «infedelmente autobiografici».
Italo. Educazione di un reazionario è la prosecuzione ideale di questo percorso: Italo è un fumettista apparentemente realizzato, con una famiglia amorevole e un lavoro gratificante. È anche dipendente dagli antidolorifici. Il percorso di disintossicazione rivelerà le insicurezze e i problemi di una personalità molto più conformista di quanto volesse (far) credere.
Come una piccozza contro il ghiaccio, Filosa frantuma il proprio doppelgänger senza remore, con uno sguardo analitico e distante da ogni pietismo, riuscendo a inserire discorsi sullo stato del fumetto italiano e sulle sue storture. La vita di Italo è messa su carta con un segno che sembra filtrare Peter Bagge e Charles Burns attraverso una sensibilità nipponica, e un bianco e nero ipnotico e cristallino. Italo è insomma una bella conferma: delle capacità immaginifiche di Filosa, nonché del suo stile anfibio, il più giapponese degli autori italiani, il più calabrese dei mangaka.