Mari Yamazaki è una mangaka con una passione piuttosto fuori dal comune, per un fumettista giapponese: viaggiare. Nata a Tokyo nel 1967 in una famiglia di artisti, si trasferisce giovanissima a Firenze per studiare Belle Arti. Lì nasce la sua folgorante fascinazione per l’Italia. Comincia a disegnare fumetti mentre vive in giro per il mondo, e dopo anni tra Medio Oriente, Portogallo e Stati Uniti si stabilisce a Venezia con il marito (italiano, naturalmente).
Pur non essendo l’unico caso di fumettista giapponese residente in Italia (basti pensare a Keiko Ichiguchi, bolognese d’adozione per anni al fianco dei Kappa Boys; o a Natsume Ono, mangaka pressoché sconosciuta in Italia, che ambienta quasi tutte le sue opere nel nostro paese), è la sola tra questo piccolo gruppo ad aver ottenuto un grande successo internazionale proprio grazie a un suo manga italianofilo: Thermae Romae, tradotto in mezzo mondo e adattato poi al cinema in un film campione di incassi (in Giappone).
Thermae Romae si compone di soli sei volumi, e narra l’insolita storia di Lucius Severus, architetto dell’antica Roma catapultato per magia nel Giappone moderno. Lo spunto semplice ma brillante – unire due popoli così distanti grazie alla comune passione per le terme – dà vita a un’opera divertente e ironica, che gioca con vizi e virtù di antichi romani e giapponesi.
Nonostante lo strepitoso – per quanto inatteso – risultato, l’autrice non si è seduta sugli allori e ha continuato a sfornare un numero impressionante di lavori. In contemporanea con Thermae Romae, pubblicato dal 2008 al 2013 in Giappone e suo primo vero successo, ha portato avanti un’altra decina di storie, fra reportage di viaggio, diari, articoli illustrati, saggi.
Quasi tutta la sua produzione è raccolta in volumi, che escono (a cadenza irregolare) per diverse case editrici. La serie Sweet home Chicago, ad esempio, comprende gli articoli illustrati comparsi sulla rivista Kiss, relativi alla sua lunga permanenza in quella città. Sekai no hatedemo manga kaki (letteralmente Fare fumetti alla fine del mondo) è invece una raccolta di diari disegnati dei suoi innumerevoli viaggi, al ritmo di un paese per volume. Al momento ne sono usciti tre (Cuba, Egitto e Tibet), ma pare che l’autrice abbia visitato oltre trenta nazioni. Arabia neko no Gorumu (Gollum, gatto dell’Arabia) è un fumetto narrato in prima persona dal suo gatto, che ha viaggiato insieme a lei; mentre Buon appetito! è una raccolta di ricette italiane illustrate.
Tra le altre opere: un libro di narrativa sulla sua esperienza a Lisbona; un volume decisamente umoristico sulla sua famiglia italiana; e una raccolta di saggi sul Giappone, corredati da illustrazioni e strisce, visto da un’artista giramondo.
Oltre alla produzione che potremmo incasellare tra divulgazione e autobiografia, c’è naturalmente anche quella di finzione. E quindi ecco alcune serie successive al best seller ambientato nell’antica Roma: PIL, commedia in un volume unico ambientata negli anni Ottanta e incentrata sul rapporto tra una ragazzina punk e suo nonno appena tornato in Giappone dall’Inghilterra; Giacomo Foscari, storia di un professore italiano nel Giappone degli anni Sessanta; Steve Jobs, sua ultima fatica datata 2013, che come il titolo lascia intuire non è nient’altro che la biografia, ovviamente a fumetti, del compianto mentore della Apple. Entrambe queste ultime serie hanno un solo volume all’attivo, ma mentre la biografia di Jobs è ancora inedita al di fuori del Giappone, Giacomo Foscari è già stato tradotto e pubblicato in Francia, per le edizioni Rue de Sèvres.
Opera senz’altro più matura di Thermae Romae, il suo Foscari colpisce per la facilità con cui si destreggia tra presente e passato, mescolando diversi registri e piani narrativi e affiancando al protagonista molti comprimari interessanti. Il protagonista è un serio accademico italiano, professore di storia greco romana a Tokyo durante i tumultuosi anni Sessanta. Il giovane Shusuke Koga, cameriere nel suo locale preferito, gli riporta alla mente Andrea, pestifero amico d’infanzia prematuramente scomparso in guerra. I ricordi del passato si mescolano così a un presente inquieto, tra citazioni colte, lunghe riflessioni e chiacchierate tra colleghi.
In sostanza, Mari Yamazaki è un’autrice che ama dedicarsi ai personaggi più disparati, concentrandosi sulle differenze tra popoli – fatte di abitudini, tradizioni, storia, caratteri. Lontana dai consueti toni ironici e leggeri, con Giacomo Foscari si cimenta in un’opera che mette in risalto la sua preparazione culturale e i suoi numerosi interessi.
Si può dire facilmente, quindi, che si tratta di una mangaka atipica, dotata della capacità di trasformare piccole e grandi esperienze in narrazione illustrata. Atipica non perché lavori meno di altri (l’enorme quantità di tavole prodotte lo testimonia) ma perché di certo non ha passato tutta la vita chiusa in uno studio, come molti colleghi. Il suo debutto tardivo nel mondo del fumetto, avvenuto ben oltre i trent’anni, è anch’esso atipico rispetto alla prassi dei fumettisti nipponici, ma evidentemente le ha permesso di accumulare un bagaglio di esperienze preziose. E le esperienze, anche nel manga, possono fare la differenza.