Quello delle dōjinshi è sin dagli anni Settanta un importante aspetto fetta del mondo del fumetto giapponese. Le dōjinshi sono fondamentalmente pubblicazioni amatoriali a fumetti, proliferate a partire dagli anni Settanta grazie alla diffusione delle macchine fotocopiatrici e diventate un vero fenomeno editoriale negli anni Ottanta e Novanta col successo di quelle contenenti parodie (sia erotiche che non) di serie manga popolari. Dal mondo delle dōjinshi provengono molti celebri mangaka (le CLAMP, Ken Akamatsu, e perfino Rumiko Takahashi), e i numeri di vendite e seguito degli appassionati sono notevoli (basti pensare la principale fiera dedicata in gran parte alle dōjinshi, il Comiket, attira due volte l’anno oltre mezzo milione di visitatori).
K-Books, un negozio giapponese specializzato in dōjinshi.
Di recente, un accordo internazionale ha rischiato di danneggiare tutto il settore delle dōjinshi, ma il governo giapponese pare aver fatto il possibile per proteggere il mondo delle fanzine. Il Trans Pacific Partnership è un accordo firmato il 4 febbraio 2016, frutto di sette anni di trattative. Riguarda Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam, e punta alla promozione economica, con particolare attenzione agli scambi tra i vari stati. I 30 capitoli dell’accordo contengono anche dettagli riguardo alla protezione della proprietà intellettuale, che dal 2015 hanno preoccupato artisti e intellettuali giapponesi. Sin dal 2011, il mangaka Ken Akamatsu (Love Hina, Negima! Magister Negi Magi) si è mosso in difesa della libertà creativa delle dōjinshi, sostenendo che la limitazione dii quel settore avrebbe danneggiato l’intera industria dei manga. Gli autori di parodie amatoriali secondo il trattato potevano infatti essere perseguibili dalla legge per violazione del copyright, anche senza consenso e interessamento del detentore ufficiale dei diritti.
Dopo queste mobilitazioni, è arrivato a esprimersi in difesa delle dōjinshi il primo ministro giapponese Shinzo Abe, tranquillizzando i fan e gli autori.
Le dōjinshi non competono sul mercato con le opere originali e non danneggiano i profitti degli autori originali […] Di modo che le opere degli appassionati come le parodie non vengano perseguite, stiamo limitando l’azione della legge ai prodotti che traggono profitto dallo sfruttamento attingendo direttamente dalle opere originali, e che danneggiano quindi i possessori dei diritti.