Anno 1955. Sei ragazzi tra i 16 e i 17 anni vengono rinchiusi nella stessa cella, la numero 2 del blocco 6 del riformatorio speciale Shonan, per i motivi più disparati (tentato omicidio, atti di violenza, truffa, furto). Lì, incontrano quello che diventerà il loro mentore e protettore, il diciottenne Rokurota Sakuragi, detto “fratellone”. Iniziano così le orribili traversie di questo gruppetto di ragazzi, messo in ginocchio da un secondino sanguinario al soldo del perverso dottore del riformatorio, che non perde occasione per sodomizzare a turno i malcapitati.
La casa editrice Panini coraggiosamente accetta la sfida (e si accolla il rischio) di pubblicare una serie giapponese lunga ben 22 volumi, terminata in patria, di genere piuttosto crudo (se vogliamo usare un eufemismo): Rainbow, un seinen manga ambientato in un carcere minorile, pubblicato in Giappone dal 2002 al 2010 e vincitore nel 2005 del Premio Shogakukan nella categoria generale.
Planet Manga ha all’attivo i primi tre volumi, la corsa è quindi ancora lunga, ma leggendoli si ha da subito un quadro piuttosto chiaro della vicenda e delle possibili evoluzioni (trovate qui una selezione di tavole dal terzo episodio)
Un manga a dir poco spietato, che non risparmia nulla al lettore e che non teme di calcare la mano su tematiche come l’abuso, il suicidio, l’omicidio, la violenza in genere. Tematiche forse non proprio originali (il fumetto riporta alla mente tanti film carcerari dalla stessa impronta, primo fra tutti il noto Sleepers) ma di certo sempre capaci, se ben trattate, di tenere il lettore incollato alle pagine (o allo schermo). Disegnato con un tratto molto efficace e dettagliato da Masasumi Kakizaki, il manga ha però una notevole peculiarità. È scritto da George Abe, personaggio caro al pubblico giapponese per altri meriti e che vale la pena approfondire.
Nato con il nome di Naoya nel 1937, quindi decisamente anziano per essere uno sceneggiatore di manga, trascorre l’infanzia in Europa a causa del lavoro del padre, un ingegnere navale. Prima dell’inizio della seconda Guerra Mondiale torna in Giappone e frequenta le elementari, dove viene considerato un bambino prodigio. Legge infatti in quegli anni l’opera omnia di Shakespeare, Natsume Soseki, Plutarco e molti altri classici della letteratura mondiale. Alle medie già scrive per diverse riviste ma nel corso degli anni Cinquanta comincia a frequentare cattive compagnie e si ritrova coinvolto in risse violente. Scappa all’estero e vive un’adolescenza turbolenta in Inghilterra, dove si guadagna da vivere facendo il pugile.
A 16 anni va a lavorare in Olanda come assistente cameraman e si ritrova a fare a botte con Robert Mitchum per i favori di una prostituta locale, o almeno questo è ciò che narra la leggenda. Tornato in Giappone, a 19 anni viene accusato di furto, tentato omicidio e porto d’armi illegale. In primo grado prende sette anni, che in appello vengono ridotti a due e mezzo più cinque di libertà vigilata. Nel frattempo si fa un nome (“Bloody Nao”) nel circuito della boxe e a 22 anni prende il diploma.
A 23 trova lavoro presso la JAL, compagnia aerea giapponese di bandiera, ma dopo pochi anni viene licenziato per reiterate risse con i passeggeri. In seguito viene reclutato da un’organizzazione di yakuza e grazie ad essa lavora come commentatore di kickboxing, gestore di locali, promoter, ristoratore. Il jazz club Rob Roy gli frutta un patrimonio, che spende in cadillac bianche, dobermann da guardia, appartamenti lussuosi e amanti in tutta Tokyo. Negli anni Settanta avvia un commercio di metanfetamine con il Vietnam, che gli costa altri quattro anni di galera.
Nel 1981 decide finalmente di abbandonare la yakuza e le attività illecite, dopo aver accumulato decine di capi d’accusa in patria e all’estero e aver scontato un totale di otto anni di carcere. Comincia a scrivere romanzi, ispirato dalla sua movimentata vita, che però non trovano un editore. Nel 1987 esce finalmente il suo primo libro, best seller da cui viene in seguito tratto anche un film, e da quel momento la sua carriera decolla. Scrittore, attore, personaggio televisivo, presentatore, tutt’oggi presente nella cultura popolare nipponica. Nella sceneggiatura di Rainbow riversa naturalmente tutte le esperienze vissute in carcere, scrivendo addirittura dei piccoli intermezzi di natura più personale tra un capitolo e l’altro.
È di sicuro un fatto straordinario che un settantenne con una vita del genere alle spalle si cimenti nella scrittura di un fumetto, e forse Panini avrebbe potuto spendere qualche parola in più a riguardo, per lanciare l’opera. Un’opera in ogni caso consigliata agli amanti del genere e a chi vuole curiosare tra quello che succedeva in Giappone (e nelle carceri giapponesi) una decina d’anni dopo la fine della guerra.
Rainbow
George Abe & Masasumi Kakizaki
Traduzione di Edoardo Serino
Planet Manga
Brossurato, b/n, € 4,50