Cosa hanno in comune Yellow Kid, il bambino protagonista dei fumetti creato da Richard F. Outcault 120 anni fa, e Matteo Salvini, europarlamentare e attuale segretario della Lega Nord? Non molto, se non il fatto che entrambi si esprimono attraverso le scritte sugli indumenti. Lo spiega la giornalista e conduttrice televisiva Lia Celi in un articolo pubblicato sul quotidiano online Lettera43.
In questo curioso parallelismo «il razzismo furbetto e caricaturale di Salvini» ricorda il celebre fumetto di Outcault:
Salvini si esprime attraverso ciò che è scritto sui suoi indumenti, le ormai celebri felpe («Basta euro» «Padania is not Italy» e la leggendaria collezione «Regioni d’Italia»), e soprattutto «è un personaggio che rappresenta le tensioni di classe e di etnia della nuova società urbana e consumista», come scrivono gli storici del fumetto a proposito di Yellow Kid.
Nelle cui strisce i neri venivano rappresentati come oranghi labbruti, per confermare le etnie bianche nel loro senso di loro superiorità, e gli irlandesi come ubriaconi e ignoranti, per strizzare l’occhio ai proletari bianchi e protestanti che rosicavano vedendo i vari O’Hara e O’Connor, sbarcati ieri dall’Isola di Smeraldo affamati e in stracci, far carriera e sistemarsi meglio di loro.
Il nostro Felpa Kid e i suoi compagni di partito fanno la stessa cosa: caricaturizzano e insultano neri, rom ed extracomunitari per rassicurare il nostro «white trash», gli italiani del Nord e del Sud che si sentono trascurati dallo Stato e minacciati nel loro status.