In una Francia stretta intorno alla redazione di Charlie Hebdo e che continua a fare la fila davanti alle edicole per comprare l’ultimo numero della rivista, gli omaggi ormai si sprecano toccando anche punte di pura ridondanza, che inseguono l’emotività diffusa e lo spiazzante sentimento che ha colpito i parigini. Oggi, all’indomani del funerale di Cabu, la folla parigina si è stretta intorno a Tignous e Wolinski, seppellito nel più importante cimitero monumentale della capitale, il Père-Lachaise.
Sull’ultimo numero di Elle Magazine France, pubblicato eccezionalmente ieri solo nell’Ile-de-France, con un copertina firmata da Soledad, è apparsa una toccante lettera di Elsa Wolinski, figlia del fumettista.
Ecco la traduzione del testo francese:
Papà, ci sei? Mi senti? Se ci sei, fatti sentire…fammi un cenno. Bene, bene, non mi senti, lo sospettavo.
Visto che sei morto, mi dirai finalmente se Dio esiste. Tutti ti immaginano in Paradiso, circondato da ragazze nude e ridono. Ma io, io so quello che stai facendo. Molto probabilmente hai chiesto una matita per disegnare un tavolo, dei fogli e una lampada. E ora, sicuramente starai disegnando una copia della mamma perché sia con te lassù.
Ah, e poi starai cercando un letto per schiacciare un pisolino. La siesta è sacra in casa Wolinski. Sai, sto dormendo nel tuo letto. Ho dovuto cospargere la tua stanza del mio profumo, perché sapeva troppo di te. È strano dormire là, al tuo posto. Ma sto bene con te, là, tra i tuoi fogli. Mamma ti aveva comprato dei pantaloni, ma non hai avuto il tempo di indossarli. A proposito, papà, ne approfitto: posso prendere in prestito i tuoi maglioni di cachemire?
Papà, Elle Magazine mi ha chiesto di scriverti una lettera. Ma non ho tempo. Il telefono squilla in continuazione e devo prendermi cura della mamma. Sai, si sta comportando bene. È sempre molto bella, come suo solito. Anche le mie sorelle sono là. Ci facciamo coraggio a vicenda. E poi è così inquietante vedersi al 36 di Quai des Orfèvres per mandare avanti il tuo lavoro. Mi sembra di trovarmi in uno di quei famosi noir che piacciono ad entrambi. E poi, ci sono le pompe funebri, per scegliere un’urna per le tue ceneri e un pezzo di terra. Non sembrerebbe, ma è più difficile scegliere un’urna che un paio di scarpe di Prada. Mi piacerebbe tenerla con me. Ti terrei nella mia borsa, ti metterei accanto al mio letto.
Papà, mi chiedo: hai sofferto? Perché è questo quello che mi angoscia. Ho paura che tu ne abbia avuta tanta, che tu abbia provato tanto dolore. Ti hanno sparato al petto, le ferite, non si vedono. Sei bello, in quel drappo bianco che ti avvolge. Ha la solita espressione felice. Non posso avvicinarmi, non mi vuoi? Vorrei baciarti per l’ultima volta, ma non posso. Ho chiesto alla signora dell’Istituto di Medicina Legale se si poteva impagliarti, ma mi ha risposto di no. Papà, sembra che tu stia dormendo.
Ma tu non dormi, sei morto.
Per tutti gli altri Wolinski è ancora vivo. Ma per me, non ci sei più.
Elsa non ha più il suo papà.