Marvel Comics è pronta a stravolgere nuovamente i propri eroi. Dal prossimo autunno, infatti, Thor, Capitan America e Iron Man cambieranno profondamente. In particolare, come ampiamente anticipato dalla stampa nei giorni scorsi, avremo un Thor donna, un Capitan America di colore e un Iron-Man egoistico (più del solito) e spietato. La scelta si inserisce nell’iniziativa di rinnovamento dal nome “Avengers NOW!” ed è un antipasto delle novità che Marvel è in procinto di presentare durante il Comic-Con di San Diego, la principale fiera americana dedicata al fumetto e all’intrattenimento, che si svolgerà la prossima settimana.
Di fronte ad alcuni restyling particolarmente radicali e inattesi, sia la stampa specializzata che quella generalista hanno dato ampio risalto alle novità che, tra commenti positivi e reazioni più scettiche, abbiamo provato a riassumere qui, una serie alla volta.
Thor
A ottobre Thor verrà rilanciato con una nuova serie scritta da Jason Aaron e disegnata da Russell Dauterman. A tenere il martello in mano, però, non sarà il biondo Dio del Tuono, ma bensì una donna. «Non è She-Thor» ha precisato Aaron nel comunicato ufficiale: «Non è Lady Thor. Non è Thorita. È Thor. È il Thor dell’universo Marvel. Ma è diverso da qualsiasi Thor abbiamo mai visto prima». L’autore, che sceneggia l’attuale serie regolare di Thor da ormai 25 episodi, racconta a CBR: «quando ho cominciato a scrivere Thor, sapevo che a un certo punto avrei voluto fare una storia in stile Bill Beta Ray, con qualcun altro che brandisse il martello per un po’.» Lo spunto parte quindi dal famoso ciclo realizzato da Walter Simonson, che negli anni ’80 fece impugnare il martello di Thor a un alieno dalla faccia di cavallo chiamato Beta Ray Bill e che, per mano di Loki, trasformò brevemente il Dio del Tuono in una… rana.
Al TIME Aaron spiega inoltre: «Beta Ray Bill era un alieno con la faccia da cavallo e raccolse il martello. Ad un certo punto della vicenda Thor diventò una rana. Quindi credo che se possiamo accettare Thor che si trasforma in una rana e un alieno con la faccia da cavallo, dovremmo essere in grado di accettare una donna capace di sollevare il martello. Una cosa che sorprendentemente non abbiamo mai realmente visto prima.» In effetti, se si escludono i What If? – storie che non tengono conto della continuity – l’unica donna che è riuscita nell’impresa è stata Tempesta degli X-Men, in due storie brevi e in fin dei conti trascurabili: Asgardian Wars (1985) e To serve & Protect (2011).
Nonostante non sia stata ancora rivelata l’identità della donna, «il cambiamento avrà un effetto a lungo termine sul titolo», ha precisa sempre Aaron al TIME. «Non è qualcosa che durerà pochi numeri. Lei è Thor. Sarà lei ad avere il martello nei suoi fumetti e in quelli in cui comparirà.» Ma il vero Thor che fine farà? A quanto pare continuerà a essere presente, ma senza armatura e mantello. Nelle parole dell’autore, il figlio di Odino brandirà la sua ascia, Jarnbjorn e «avrà un ruolo importante da giocare», in attesa di tornare ad essere quello di un tempo.
Capitan America
Dopo un sol giorno dall’annuncio del cambiamento di Thor, il capo creativo di Marvel Comics, Joe Quesada, è stato ospite dello show televisivo The Colbert Report in cui ha annunciato che il nuovo Capitan America sarà, invece, un uomo di colore. Secondo quanto indicato nel comunicato ufficiale, il rilancio di Capitan America è programmato per novembre con nuova serie intitolata All-New Captain America, scritta da Rick Remender e disegnata da Stuart Immonen. Steve Rogers abbandonerà lo scudo, e a raccoglierlo sarà il suo alleato di sempre, Sam Wilson, meglio conosciuto come Falcon.
Tutto inizia su Captain America #21 – pubblicato lo scorso mese – in cui Rogers viene privato dei suoi poteri e ridotto ad essere un uomo ormai anziano. Sulla nuova testata, Steve Rogers sarà il mentore di Sam Wilson e lo guiderà in una battaglia contro l’organizzazione criminale Hydra. In questo caso, che Rogers venga rimpiazzato non è di per se notizia clamorosa. Nel corso degli anni, infatti, diverse persone hanno indossato il costume di Capitan America. Il più recente è stato il redivivo Bucky – la spalla di Cap durante la Seconda guerra mondiale – nel ciclo di storie scritto da Ed Brubaker.
L’attenzione in questo caso è tutta spostata sul colore della pelle di Wilson, che è un nero afro-americano. Come fa notare il sito di tecnologia The Verge, questa mossa è in sintonia con la linea editoriale che Marvel Comics ha tracciato negli ultimi anni. Rimpiazzare i protagonisti principali con altri di etnie diverse, infatti, è stata una scelta che dal 2011 si è rivelata sempre più comune e, spesso, dagli interessanti esiti narrativi. In quell’anno, nell’universo alternativo di Ultimate Spider-Man, Peter Parker lasciava il posto a Miles Morales, un ragazzino ispanico. D’altra parte l’editor in chief Alex Alonso, sin dall’elezione di Obama, si era sempre detto favorevole a questi cambiamenti: «Miles Morales è il riflesso della cultura in cui noi viviamo». E in quel caso la scelta fu decisamente azzeccata, rendendo la serie anche un ottimo successo commerciale. In seguito, e proprio nel 2014, anche Ms. Marvel ha cambiato volto. L’avvenente bionda Carol Danvers ha infatti lasciato il posto a Kamala Khan, una sedicenne americana di origini pakistane: il primo eroe musulmano di casa Marvel, protagonista di un rilancio che ha attirato l’attenzione di giornali e tv di mezzo mondo.
Wilson, è bene ricordarlo, è stato il primo supereroe afro-americano della Marvel – il primo eroe nero tout-court fu Pantera Nera – e la sua prima apparizione fu proprio sulle pagine di Capitan America in un periodo in cui – gli anni ’60 – Marvel Comics era ben attenta alle tematiche sociali e al potenziale pubblico formato dalle persone di colore. Oggi come allora, la Marvel ha scelto Falcon per intercettare una nuova fetta di pubblico, facendolo diventare (come già era accaduto, ma solo brevemente, nel 1999) il “soldato a stelle e strisce”, il massimo esponente del patriottismo americano – almeno nei fumetti.
Iron-Man
Per Iron-Man i cambiamenti sono meno significativi, ma non per questo meno notiziabili. A novembre, infatti, partirà una nuova serie intitolata Superior Iron Man #1, scritta da Tom Taylor e disegnata da Yildiray Cinar. Tony Stark tornerà a vestire i panni originari di cinico playboy e – a quanto pare – sarà caratterizzato come “più cattivo che mai”. Le sue vicende, inoltre, si sposteranno a San Francisco (d’altro canto, ormai sempre più a suo agio nella Silicon Valley, Tony Stark incontrerà mai Elon Musk?), e rilascerà una app per dispositivi mobili basata sulla sua tecnologia Extremis. Una invenzione non da poco, poiché pare che, una volta scaricata, offrirà bellezza, perfezione e – forse – immortalità. Tutto ciò, naturalmente, con conseguenze terribili. A detta dell’editor Alex Alonso in una intervista rilasciata al sito di tecnologia e attualità Mashable: «si tratta di Tony Stark, ma in una situazione in cui non si è mai trovato. È più ambizioso, più scaltro, più egoista, ma in modo incontrollato.» Sulla sua strada Stark incontrerà peraltro Daredevil, anch’egli da poco trasferitosi a San Francisco, e per nulla contento di ciò che sta combinando il supereroe miliardario.
Superior Iron-Man, a parte il titolo, non ha nulla da spartire con Superior Spider-Man (serie dell’Uomo Ragno da poco conclusa) se non il nome di richiamo. Di sostanziale ci sarà il restyling dell’armatura, con quello che sembra un mash-up fra un computer Apple e la tuta di Tron. Insomma, sarà un Tony Stark difficile da amare.
La “rivoluzione” della Marvel, come era prevedibile, ha diviso i fan. Le reazioni sui media specializzati e sui social network, infatti, hanno dato voce a numerose critiche: mancanza di idee, e ricorso a un “marketing delle differenze” (etniche e sessuali) un po’ opportunista. Ma non tutti la pensano così. C’è anche chi aspetta il rilancio con impazienza, ed esprime un parere ampiamente favorevole all’iniziativa.
L’americano Noah Berlatsky, critico di fumetti e noto polemista per il blog collettivo The Hooded Utilitarian, in un intervento d’opinione su Esquire – lo storico magazine maschile ‘di qualità’ – ha accolto positivamente le scelte etniche e di genere fatte da Marvel Comics: «sembra interessante riconoscere che ci sono solide ragioni, sia etiche che commerciali, per rendere i personaggi ‘storici’ meno ‘bianca’ e maschilista. I fumetti di supereroi, come gran parte della cultura popolare, hanno un passato sessista, razzista e ottuso. Che questi diventino meno sessisti, meno razzisti e meno ottusi è una cosa buona. Questo passaggio potrebbe avvenire attraverso la creazione di nuovi personaggi – e a volte succede. Ma per ragioni di marketing evidenti, è molto più probabile che accada attraverso rilanci o attraverso personaggi meno bianchi, meno maschili e meno eterosessuali – a volte addirittura transgender – che rilevano il nome e il costume di eroi già affermati.» Berlatsky si augura dunque non solo un Thor femminile, ma anche un Batman transgender o una Wonder Woman di colore. Una provocazione, certo, ma anche l’effetto di una constatazione: «Tutti hanno bisogno di eroi, e se si ha il potere di controllare il clima, non dovrebbe essere un grosso problema rimanere al passo, con i tempi.»