Esistono libri che andrebbero necessariamente letti durante l’adolescenza. “Da grandi” potrebbero piacere lo stesso, ma non verrebbero percepiti con quella stessa folgorante intensità che solo un adolescente è in grado di provare. La loro missione riuscirebbe solo a metà, l’impatto sul lettore sarebbe più lieve. Opere come Il giovane Holden o Siddharta, quanti adolescenti hanno formato? Ma penso anche a quel capolavoro italiano di Porci con le ali. Volete mettere, leggerlo a 15 anni o a 25 che enorme differenza?
La stessa cosa, naturalmente, vale per i film (I Goonies? Ritorno al futuro? Breakfast Club?) e per i fumetti. Per esempio, quest’anno compie trent’anni Video Girl Ai di Masakazu Katsura, un manga che si può – e si deve – ascrivere a questa categoria.
Il primo episodio fu pubblicato nel dicembre 1989 su Shonen Jump, la rivista di manga più diffusa in Giappone, edita da Shueisha. Proseguì fino al 1992 e nel frattempo uscì anche in volumetti, 13 in tutto. La cosa – per l’epoca – sconvolgente è che subito dopo, ovvero ad aprile 1993, arrivò anche da noi, edito da Star Comics e fortemente voluto dagli allora responsabili della linea manga della casa editrice, i Kappa Boys.
Così Video Girl Ai, oltre ad aver avuto un grande impatto su un’intera generazione di lettori, fu anche tra i primi titoli “nuovi” – ovvero non già visti in forma di cartoni animati – a uscire in edicola in Italia (di fumetterie all’epoca ce n’erano ben poche) agli albori del boom del manga.
Un target trasversale
Si tratta a tutti gli effetti di uno shonen manga, ovvero con target maschile adolescente, ma che fin da subito ha avuto una forte presa anche sul pubblico femminile. Il primo episodio, cinquanta pagine scarse, ha un ritmo sfrenato e presenta già tutti gli ingredienti della serie. Il protagonista è Yota, un sedicenne sfigatissimo con le donne, impacciato e preda di mille paranoie. È innamorato di Moemi, una sua compagna di classe molto carina, che però a sua volta ama Takashi, bello e sicuro di sé. Il caso vuole che Takashi sia il migliore amico di Yota, dunque non ci pensa due volte a respingere la ragazza, proprio mentre sono tutti e tre insieme. Moemi ci resta molto male e Yota si dispiace sinceramente per lei.
Mentre vaga depresso per la città, il ragazzo si imbatte in uno strano videonoleggio, il Gokuraku (“paradiso” in giapponese). Curiosando nel reparto per soli uomini trova una videocassetta intitolata Io ti consolerò – Ai Amano, con protagonista una «dolce e semplice sedicenne che farà palpitare il tuo cuore». Decide di noleggiarla e in quel frangente il proprietario gli rivela che solo i puri di cuore possono vedere quel posto. Yota non capisce ma porta a casa la videocassetta, deciso a farsi consolare. Solo che succede l’inaspettato, e la ragazza esce in carne e ossa dal televisore, accasciandosi sul letto.
E così Ai entra nella sua vita, ma non è affatto “dolce e semplice” come da copione. A causa di un malfunzionamento del videoregistratore, risulta difettosa tanto nel carattere (è un maschiaccio dal temperamento esuberante) quanto nel fisico (le si sono rimpicciolite le tette) e, cosa più importante, è in grado di nutrire sentimenti. Yota è messo a dura prova dalla convivenza con Ai: i due finiscono con l’innamorarsi l’una dell’altro, ma la ragazza di fatto non è un essere umano, è una video girl che per giunta dev’essere ritirata dal commercio in quanto difettosa. E questo è solo l’inizio.
Le vicende si susseguono tenendo sempre Yota al centro di tutto. Assistiamo alla sua educazione sentimentale, in cui può rispecchiarsi chiunque sia stato adolescente. Per questo è così importante leggere Video Girl Ai da ragazzini. Perché dopo, una volta cresciuti e sentimentalmente “educati” (chi più, chi meno), alcuni comportamenti del protagonista sembrano rasentare la follia, viene da chiedersi «ma perché non si parlano? Perché non glielo chiede e basta? Perché tutte quelle paranoie inutili?», dimenticando che era esattamente così che ci comportavamo anche noi.
Fra i 13 e i 18 anni almeno, l’immedesimazione è totale: lettori e lettrici si innamorano di Ai o Yota, sognano di vivere una storia come quella. Il loro amore contrastato è pari a quello di Romeo e Giulietta in quanto a pathos e struggimento. Basti citare i capitoli incentrati sulla “scala di vetro”, la rappresentazione reale dell’idea di amore che ha Yota: una scala fragilissima su cui salire graffiandosi e ferendosi di continuo e rivivendo tutte le delusioni amorose del passato.
Romanzo di formazione
Eppure crescere è possibile, seppur doloroso, e la commedia romantica lascia spazio a un vero e proprio romanzo di formazione. Le figure femminili che circondano Yota (Ai, Moemi, l’amica d’infanzia Natsumi, la quindicenne Nobuko innamorata pazza di lui) sono tutte, a diverso titolo, strumentali alla sua crescita, ma hanno carattere e personalità ben definiti. Sono personaggi in cui è facile immedesimarsi, un mix abbastanza realistico di fragilità e determinazione, e soprattutto crescono anche loro, insieme al protagonista. Proprio come Yota, scoprono di avere bisogni e desideri, maturano passando attraverso amori fallimentari, esperienze drammatiche, perfino malattie.
Se all’inizio l’amore sognato è quello infantile e irreale appagato da una video girl che ci consola, alla fine sarà quello reale e concreto, conquistato a suon di graffi e ferite. Per questo fa sempre bene leggere Video Girl Ai, a qualsiasi età. Per ritrovare lo struggimento di un’epoca ormai passata e irripetibile (per fortuna, aggiungerei) ma anche per godersi un romance di rara potenza emotiva.
E poi ci sono i disegni di Katsura. Appassionato di fantascienza, nonché una delle migliori matite al mondo quando si tratta di disegnare corpi femminili – soprattutto i fondoschiena – su Video Girl Ai l’autore riuscì a fondere in modo esemplare segno e narrazione. Impossibile dimenticare, per chi l’ha letto in giovane età, la vena di erotismo soft core che pervade tutto il racconto (ragazze nude sotto la doccia, pose discinte, seni scoperti), ma la sessualità è vissuta dal protagonista in chiave romantica e non è mai mero appagamento dei sensi (anche perché altrimenti non sarebbe uno shonen ma un hentai).
Le travolgenti vicende amorose riescono a offuscare anche le sporadiche nudità, cosa che per esempio non avviene nel successivo I’’s, grande successo di vendite con grande abbondanza di fan service, di cui nessuno ricorda la storia. L’elemento fantascientifico (l’oscuro mondo da cui provengono le video girl) è solo marginale e non divora la storia come invece avviene in DNA2, un pastrocchio romantico-picchiaduro senza capo né coda.
Il tratto non è aspro come nei primi lavori (tra cui Wingman e Present from Lemon, usciti anche in Italia) né spigoloso come nel supereroistico Zetman. Le figure femminili intere a bordo pagina sono un marchio distintivo della serie, così come il maniacale utilizzo dei retini, l’abbigliamento curatissimo e ricercatissimo di tutti i personaggi, le architetture originali e gli ambienti dettagliati. Le tavole sono pulite e di impatto immediato ma nascondono mille accorgimenti, la regia è dinamica, non c’è uno sfondo trascurato o un oggetto fuori posto.
Video Girl Ai è l’assoluto picco creativo di un autore che non si è mai più espresso a quei livelli e che ci ha lasciato un’opera da leggere preferibilmente entro i vent’anni, ma che anche dopo è in grado di lasciare a bocca aperta.
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