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Cosa vi siete persi del settimo episodio di Watchmen

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«Considerando come finisce il settimo episodio, sembra che abbiamo delle spiegazioni da dare» ha detto Damon Lindelof all’Hollywood Reporter. C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine Watchmen ha tirato un po’ dei suoi fili narrativi, svelando l’intricato disegno su cui stiamo camminando da sei settimane.

Meno esplicito nell’affrontare i propri temi rispetto al precedente episodio, Un’ammirazione quasi religiosa è altrettanto efficace nel comunicare la discriminazione, il senso di essere supereroi e le relazioni familiari. Su internet se ne dice un gran bene: perfino il New Yorker ha schierato i suoi pesi massimi, commissionando un articolo alla critica televisiva vincitrice di un premio Pulitzer Emily Nussbaum – illustrato da Tomer Hanuka -, che descrive la serie come «una revisione radicale che è logica ed emotivamente rilevante»; dal canto mio, vi assicuro che – pur restando sempre un passo indietro rispetto alle cose e nonostante difficilmente mi faccia coinvolgere o prendere dall’entusiasmo – questo è davvero un episodio bomba.

Cosa succede

watchmen episodio 7

Negli anni Settanta, a Saigon, si festeggia la vittoria degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam e l’annessione del paese ai cinquanta stati americani. I telegiornali profilano il Dottor Manhattan, al secolo Jon Osterman, colui che ha portato gli Stati Uniti alla vittoria; figlio di un orologiaio, l’uomo era diventato il semi-dio Manhattan in seguito a un incidente di laboratorio in cui il suo corpo era stato disintegrato e poi ricomposto a livello subatomico.

Una piccola Angela, presente ai festeggiamenti, rimane orfana in seguito a un attentato terroristico causato da due giovani dissidenti. Essendo stata testimone della tragedia, la polizia le chiede di testimoniare e la bambina, senza scomporsi, indica uno degli attentatori sopravvissuti. L’incontro con una poliziotta la ispira a diventare detective, da grande. Poco dopo, nonna June – la moglie di Giustizia Mascherata – le fa visita e la porta con sé a Tulsa. La donna dice che aveva proibito al figlio di diventare un berretto verde ma questi scelse comunque la carriera di soldato, interrompendo ogni rapporto con la madre. Dopo un piccolo malore, June aveva scritto una lettera al figlio e l’esercito le aveva comunicato che era morto e che aveva una figlia. Era così volata a Saigon per conoscere Angela. Le due sviluppano subito un’intesa ma, sul taxi che le porta all’aeroporto, June si sente male e muore.

Angela si sveglia nella struttura di Lady Trieu, la quale le spiega che è stata Laurie Blake a portarla lì. Le sta somministrando una mnemodialisi per recuperare i propri ricordi. La flebo è attaccata a Will ma non possono vedersi, altrimenti scombussolerebbe il processo. La detective accenna al suo passato: si era trasferita a Tulsa dopo aver conosciuto Cal, che era appena stato vittima di un incidente in cui aveva perso la memoria. Anche Trieu racconta di sé: sta architettando un piano per salvare l’umanità. Bian, sua figlia, è in realtà il clone della madre di Trieu ed è in terapia per recuperare le proprie memorie. Trieu l’ha clonata perché vuole che entrambi i genitori possano vedere il suo raggiungimento. Quando Angela chiede dove sia il padre, Trieu risponde che arriverà presto.

Laurie Blake, intanto, viene informata da Petey del ritrovamento dei corpi di cinque membri del Settimo Cavalleria nel bunker di Specchio. La donna si reca dalla vedova Crawford e la aggiorna sulle indagini in corso. Le spiega che il commissario è sospettato di aver avuto legami con la setta Ciclope – i precursori del Settimo Cavalleria – e che il decreto del senatore Keene fosse il primo passo verso la sua elezione come presidente degli Stati Uniti. La signora Crawford smentisce Blake, dicendole che le loro mire sono molto più ambiziose, e poi la rinchiude in una botola.

Adrian Veidt viene processato dal suo esercito di servitori, che ricapitolano i fatti precedenti alla sua prigionia: inscenando un’invasione aliena, Veidt ha ucciso milioni di persone per salvare l’umanità intera e costruire un’utopia. Quando gli concedono la parola, Veidt si limita a emettere un peto. Il guardiacaccia, nel ruolo del giudice, lo condanna colpevole.

Blake si risveglia in un sotterraneo, in mezzo a macchinari tecnologici. Keene l’ha mandata a investigare proprio perché pensava le sarebbe piaciuto vedere in prima persona il piano che aveva architettato: riportare l’equilibrio. Afferma che, visto che è così difficile essere un uomo bianco di questi giorni, è meglio essere uno blu.

Angela approfitta dell’assenza di Trieu, che sta inaugurando il Millennium Clock, per ispezionare il centro. Sfonda la porta della stanza di Will per potergli parlare, ma una volta dentro vede che alla flebo è collegato un elefante. Trova poi una sala in cui vengono archiviate tutte le telefonate fatte dalle cabine Manhattan. Lady Trieu spiega che quelle sono tutte preghiere inascoltate, perché Osterman non è su Marte ma sulla Terra, nascosto tra gli umani, come dovrebbe saperlo anche Angela. Will ha contattato Trieu per sgominare il Settimo Cavalleria, intenzionato a uccidere e rimpiazzare Manhattan.

Sorella Notte scappa dalla struttura e si reca a casa. Dicendo a Cal che l’incidente di cui era stato vittima era una bugia, gli fracassa il cranio ed estrae un oggetto che rappresenta il simbolo del Dottor Manhattan. Un alone blu le colora il volto e la donna esclama: «Tesoro, siamo in un brutto casino».

Sotto la maschera (appunti e riferimenti)

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  • Il titolo originale dell’episodio, An Almost Religious Awe, è una citazione diretta del fumetto: nel quarto capitolo, in cui Manhattan racconta tutta la sua vita, afferma che il terrore dei vietcong era pari solo al «timore quasi religioso» che avevano per lui. In italiano la frase è stata tradotta in vari modi. I sottotitoli della puntata hanno preferito utilizzare la parola «ammirazione».
  • Lindelof ha detto a THR che quella di Cal/Dottor Manhattan è un’idea nata all’inizio della lavorazione, partendo dal concetto che ogni personaggio del fumetto doveva servire a raccontare la storia di Angela. Che Cal fosse il Dottor Manhattan, sceneggiatori a parte, lo sapeva solo la regista Nicole Kassel. Nemmeno la direttrice del casting, Vickie Thomas, era stata informata. Le avevano detto soltanto «Cal non è chi crediamo che sia ed è un po’… strano».
  • Ironicamente, Laurie Blake aveva più volte fatto apprezzamenti su Calvin, nel corso dello show.
  • D’accordo, ora che è arrivato anche il Dottor Manhattan, chi manca all’appello? Ci sarebbe Dan (Gufo Notturno II), la vecchia fiamma di Laurie. Lindelof però ha detto che dobbiamo metterci il cuore in pace: niente Dan, almeno «in questa stagione».
  • Lo spirito della puntualizzazione, che chiameremo per convenzione Tarcisio Precisoni, nota che in uno dei primi episodi si vedeva Manhattan distruggere un castello su Marte. Quello come si spiega? Be’, Tarcy, nel fumetto Manhattan può creare dei duplicati di sé stesso, per cui è possibile che egli possa essere in due luoghi contemporaneamente.
  • Nel notiziario che parla del Dottor Manhattan, viene mostrata la copertina di Nova Express. Nel fumetto, Nova Express è un giornale che contribuisce a manipolare il Dottor Manhattan, convincendolo di avere causato il cancro in coloro che gli sono stati vicini dopo l’incidente che lo dotò di superpoteri. Il titolo della rivista proviene dal romanzo fantascientifico di William S. Burroughs del 1964. Inoltre, una delle preghiere indirizzate a Manhattan che si sentono nei sotterranei Trieu è quella di una donna spagnola che afferma di avere un cancro al cervello.
  • Uno dei due terroristi di Saigon è un artista di strada che sta inscenando l’attacco di Manhattan con delle marionette. Nel fumetto, Jon dice a Laurie che «siamo tutti delle marionette, Laurie. Io sono una marionetta che riesce a vedere i fili».
  • Tra le VHS del negozio compare Monsters From Outta Space, una citazione al terzo numero del fumetto, in cui una segretaria dichiara: «non mi pagano abbastanza per avere a che fare con un mostro dallo spazio profondo»; gli altri titoli sono Fogdancing – l’adattamento del libro di Max Shea che avevamo già visto nel quarto episodio – e Silk Swingers, un film di serie b sulla vita di Spettro di Seta I. Sister Night è invece un rimando ai film di blacksploitation degli anni Settanta. Il papà di Angela le proibisce di vederlo perché non tollera i supereroi. Ecco spiegato il trauma di cui parlava Laurie Blake («ognuno di noi indossa una maschera per nascondersi da un trauma»).
  • La parata in cui muoiono i genitori di Angela si chiama VVN. Nel fumetto, la V.V.N. Night è la celebrazione della vittoria americana della guerra del Vietnam. Durante questi festeggiamenti, Manhattan e il Comico vengono interrotti da una donna incinta che dice a Blake di portare in grembo suo figlio. Il vigilante la uccida senza troppe cerimonie.
  • Lo so cosa state pensando. Dopo una presenza quasi asfissiante a ogni episodio, le uova – che, come ci insegna Woody Allen, servono a tutti – sono sparite dallo show. Io purtroppo non posso farci niente, tuttavia possiamo sempre parlare del mio argomento preferito dopo i fumetti, ossia il cibo. Allora, intanto in una scena, tra le pietanze che stanno mangiando Trieu e Angela ci sono dei calamari. E quando nonna June fa la conoscenza di Angela la porta a mangiare da Burgers ‘N’ Boяscht. Nel fumetto, è il ristorante che vediamo nella scena finale. Ha rimpiazzato la catena indiana Gunga Diner – il cui simbolo era un elefante – dopo le devastazioni provocata dall’alieno di Veidt. Il Gunga Diner rappresentava l’isolazione e il colonialismo della nazione, mentre la nuova catena simboleggiava globalismo e pace tra le culture (il borscht – o boršč – è una tipica zuppa russa fatta di barbabietole, brodo di carne e verdure, servita con la smetana, una panna acida diffusa nell’est-Europa che si differenzia dalla crème fraîche per le modalità di preparazione e per il contenuto di grassi).
  • Come nel graphic novel, si fanno molti riferimenti al fatto che gli eventi rappresentati siano vicende più da fumetto che da mondo reale. Blake schernisce addirittura Keene dicendogli di evitare il monologo da supercattivo in cui spiattella tutto il piano.
  • La presenza dell’elefante non dovrebbe stupire tutti voi sottoni dei recap. L’avevamo citata nel precedente riassunto, insieme alle ipotesi sull’identità del padre di Lady Trieu.
  • Gli occhi di Angela che diventano le vetrate della cattedrale di Veidt sono un richiamo agli stacchi del fumetto, in cui si passava da un oggetto all’altro attraverso un richiamo di forme.
  • L’illustrazione dell’alieno che vediamo durante il processo a Veidt è la stessa che la pittrice surrealista Hira Manish disegna nel fumetto e che verrà utilizzata come base per il design del mostro.
  • Bian Trieu sottopone Angela a una specie di test di Rorschach dicendo che è parte di uno studio per la sua tesi di laurea. Le mostra due donne identiche chiedendole quale le sembra la più arrabbiata e insistendo sul fatto che siano uguali. Quando scopriamo che che la bambina è un clone della madre di Lady Trieu questa richiesta appare come un grido di aiuto da parte di una persona consapevole del proprio ruolo in un disegno più grande ma confusa e spaventata (sarà davvero la stessa persona che si aspetta Lady Trieu? E se avesse delle differenze, nonostante il corredo genetico e i ricordi siano gli stessi?). È un breve passaggio di sceneggiatura che caratterizza in maniera profonda un personaggio minore.
  • L’ossessione visiva di questo episodio è verso gli occhi: ce n’è uno sul costume di Adrian Veidt, uno sul simbolo di Ciclope, e la puntata termina con un primo piano sullo sguardo, illuminato di blu, di Angela.
  • Sarà per come viene recitata la scena, sarà per l’atmosfera dicembrina in cui siamo calati, ma confesso che i momenti con la piccola Angela e nonna June, con la bambina che finalmente trova una figura genitoriale amorevole ma se la vede strappata via prima ancora di poter sperimentare la nuova vita mi hanno messo sul pericoloso baratro della commozione – che è una specie di buco nero emotivo, perché una volta che inizi a emozionarti per quelle robe lì finisci col piangere per qualsiasi cosa, pure i video dei cani che vengono sgridati dai padroni. Fortuna che sono sempre legato alla corda di sicurezza del distacco stoico. Però questo episodio ne ha messo a durissima prova la resistenza.
  • La canzone che si sente nella scena finale è Life on Mars di David Bowie, riarrangiata da Trent Reznor e Atticus Ross.

Cosa ci dice Peteypedia

Non c’è molta carne da spolpare attorno all’osso di questa settimana. Peteypedia, il portale HBO che contiene informazioni sul mondo di Watchmen raccolte dal personaggio dello show Dale Petey, agente speciale della task force anti-vigilanti, ha caricato due testi, dedicati rispettivamente ad Angela e Calvin.

  • Un documento in cui Petey si informa sui motivi che hanno portato Angela a scegliere Sorella Notte come alter ego. Petey spiega che il film Sister Night fa parte del sottogenere “black mask”, nato per parodiare i supereroi e criticare un fenomeno visto come ennesima espressione dell’uomo bianco. Un altro titolo famoso è The Black Superman, che prendeva in giro il Dottor Manhattan. I film black mask si sono sviluppati in Vietnam perché lì si era creato un discorso culturale indipendente, in seguito al trasferimento di molti afroamericani nella nazione. Petey ha poi scoperto che il cinema in cui lavorava Will era stato acquistato dallo stesso Reeves e trasmetteva Sister Night ogni domenica a mezzanotte, dal 2017, l’anno in cui Abar aveva iniziato a utilizzare quel nome.
  • Il referto medico di Calvin, risalente al 2009, quando Angela l’aveva visto vagare, confuso e senza ricordi del suo passato, per le strade di Saigon. Scopriamo che di cognome fa Jelani, che è nato il 22 novembre 1976 e che lavorava come carpentiere presso la Pyramid Global Construction (nel fumetto, Pyramid Deliveries è il nome dell’azienda coinvolta nel piano di Veidt).

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