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Nello studio di Matteo Farinella

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Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Matteo Farinella, autore di 6 Gradi di Separazione (Bel-Ami Edizioni) e Neurocomic (Nobrow Press). Al solito, abbiamo fatto cinque domande e l’autore, che abita a Londra, ci ha fornito diverse foto.

Leggi anche: Neurocomic, un graphic novel per raccontare come funziona il cervello

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A cosa stai lavorando in questo momento?

Al momento non sto lavorando a nessun fumetto in senso classico. Si è già parlato di un eventuale seguito per Neurocomic ma prima di cominciare un nuovo libro mi piacerebbe esplorare altri modi di combinare scienza e fumetto. Sto collaborando con diversi progetti interessanti. Dall’anno scorso lavoro con la Harvard University ad un corso di neuroscienze online gratuito (si chiama MCB80x, potete vedere un esempio qui). Ho da poco finito delle illustrazioni per il kickstarter dell’OpenWorm, un progetto che mira a costruire la prima forma di vita artificiale, completamente opensource. Sono anche stato coinvolto nello sviluppo di una specie di fumetto/videogioco tramite il quale chiunque potrebbe “fare ricerca scientifica” dal proprio cellulare, ma non so se vedrà mai la luce quindi preferisco non parlarne troppo…

Infine mi sto anche prendendo un po’ di tempo per studiare i grandi illustratori scientifici del passato: come Leonardo Da Vinci, Ernst Haeckel, Henry Vandyke Clarke e Fritz Khan (in queste foto sto facendo una copia di The Depth Of A Wound).

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Che strumenti usi per disegnare?

Sono un autodidatta quindi ho una tecnica piuttosto semplice. Disegno quasi sempre su carta A4 (Daler Rowney 130 o 220 g), principalmente perchè è facile da trasportare e quando non avevo uno studio disegnavo un po’ dovunque: casa, università, biblioteche e caffè vari. Inchiostro con pennelli (numero 0 e 4) e uso pennarelli Faber Castell (PITT artist pen S, F e M) per i dettagli. Faccio solo piccolissime modifiche in digitale. Di recente ho comprato una tavoletta grafica (Wacomb Intuos pro medium) ma la uso principalmente per il colore. Ora che ho piu’ tempo libero sto provando altre tecniche e formati ma non ho trovato nulla che possa competere con un buon pennello e una boccetta d’inchiostro.

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Hai qualche piccola abitudine prima di metterti al tavolo?

No, niente di rituale. Quando disegno le matite ho bisogno di concentrarmi quindi cerco un posto silenzioso e privo di distrazioni, ma quando inchiostro gli originali di solito ascolto podcasts oppure penso a tutt’altro. Uno dei miei preferiti è Radiolab, un capolavoro di divulgazione scientifica.

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Ci sono fumetti o libri che devono essere assolutamente a portata di mano?

Per molti anni ho tenuto una copia di Jimmy Corrigan sul comodino – in maniera quasi religiosa – ma in realtà non lo leggevo troppo spesso, piu’ che da ispirazione fungeva da perenne monito. Ogni volta che perdevo motivazione o mi facevo prendere dalla pigrizia mi ricordava che ho ancora molti fumetti da disegnare se aspiro a raggiungere le vette di Chris Ware. Ultimamente pero’ Jimmy Corrigan è tornato sulla libreria con gli altri fumetti, sono piu’ interessato ai classici dell’illustrazione scientifica di cui parlavo prima.

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Che cosa contiene il vetrino che tieni in mano nella foto?

E’ un vetrino da microscopio con 4 fettine di cervello. E’ un prestito della University College London per un workshop che stiamo organizzando con la mia collega Han Roš. Inviteremo i partecipanti ad osservare il cervello sotto il microscopio e disegnare quello che vedono, proprio come i pionieri delle neuroscienze Camillo Golgi e Ramon y Cajal. E’ un progetto a cui tengo molto. Certo la divulgazione scientifica è fondamentale ma credo che sia ancora piu’ importante che ciascuno di noi sviluppi la propria curiosità e il senso critico. Non basta che uno scienziato scriva un libro sul cervello, vorrei che tutti avessero la possibilità di vederlo con i propri occhi e fare la loro piccola “ricerca”. Mi piacerebbe trovare un modo per re-introdurre un po’ creatività nello studio delle materie scientifiche, che spesso vengono percepite come qualcosa di completamente astratto e noioso ma credo che potrebbero essere avvincenti quanto un buon fumetto.

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