Nella giornata di oggi, è scomparso Stan Lee, co-creatore dei più famosi supereroi Marvel come Spider-Man, Iron Man, i Fantastici Quattro, gli X-Men, Hulk, Dottor Strange e Thor. Aveva 95 anni. Gli sopravvive la figlia Joan Celia, avuta con la moglie Joan.
Leggi anche: Stan Lee e le origini del suo ‘Excelsior!’
Nato il 28 dicembre 1922 a New York, da genitori ebrei emigrati dalla Romania, Stanley Martin Lieber inizia a lavorare giovanissimo per contribuire al sostentamento della famiglia. Nel 1939, ottiene l’impiego di assistente nella neonata etichetta di fumetti di Martin Goodman, Timely Comics. Riempire le boccette d’inchiostro, consegnare i pranzi e rileggere le bozze saranno il dazio da pagare per potersi vedere pubblicato il testo in prosa Captain America Foils the Traitor’s Revenge, all’interno di Captain America Comics #3 (maggio 1941). Si firma Stan Lee, perché avrebbe voluto tenere il suo vero nome per apporlo su lavori con maggiore dignità letteraria, ma lo pseudonimo gli rimarrà attaccato per la vita, diventando a un certo punto il suo nome legale.
Dopo l’abbandono di Joe Simon e Jack Kirby nel 1941, Goodman lo promuove, appena diciannovenne, a editor-in-chief ad interim. Negli anni Sessanta, la Timely, diventata Marvel Comics, vede risollevate le proprie sorti grazie alla creazioni di Lee, in coppia con autori come Jack Kirby e Steve Ditko. L’Uomo Ragno, Hulk e gli X-Men sono supereroi con superproblemi, e Stan Lee riesce a creare intesa con il lettore attraverso uno stile amichevole e informale, pieno di frasi a effetto e tormentoni. Come scrisse Daniele Barbieri ne I linguaggi del fumetto, «i fumetti Marvel nascono già pronti a un’America multiculturale e multirazziale e si riveleranno nei decenni successivi molto più adeguati di quelli della DC ad affrontare il cambiamento sociale».
Leggi anche: Una visita nell’ufficio di Stan Lee
Nel 1972 succede a Goodman come editore e termina la sua attività di editor-in-chief e sceneggiatore a tempo pieno. Si dedica a sviluppare le versioni filmiche dei personaggi, venendo travolto dai cambi ai vertici della Marvel durante gli anni Ottanta.
Alla fine del millennio, mentre i rapporti con la compagnia sono ormai ridotti a una collaborazione di facciata, Lee tenta la scalata al web con la Stan Lee Media, fallita nel giro di pochi anni a causa degli affari loschi del socio Peter Paul. Ci riproverà nel 2001 fondando la POW! Entertainment, marchio con cui negli anni Duemila produce cartoni, libri, fumetti e programmi televisivi a tema supereroico.
Gli ultimi anni di vita non sono stati i più sereni. Stan Lee aveva perso la moglie nel luglio del 2017, era stato accusato di molestie sessuali, il proprio sangue era stato rubato per firmare dei fumetti e aveva visto deteriorare la propria salute, finendo al centro di una lotta per la gestione del suo patrimonio che ha visto coinvolti la figlia JC, il produttore Keya Morgan e una serie di avvocati e manager. Lo scorso ottobre il sito Daily Beast aveva fatto visita a Lee e le sue condizioni non sembravano delle migliori.
Anche se non più coinvolto nelle attività della Marvel, per tutti Stan Lee ne è rimasto il volto, cementando la sua fama con le apparizioni nei film Marvel e la presenza costante nelle fiere.
La sua eredità è stata spesso contestata negli anni, a causa delle modalità di lavoro, il cosiddetto stile Marvel in cui lo sceneggiatore forniva delle brevi sinossi della storia al disegnatore, il quale poi la sviscerava in ventidue pagine, e soprattutto per via della ritrosia a non riconoscere l’apporto dei disegnatori nel processo creativo. Nel 2014, all’età di 91 anni, disse a Playboy: «So che il mio obituario l’hanno già scritto. È da qualche parte nei computer del New York Times. È tutto pronto, non puoi impedire una cosa del genere. Ho avuto una vita felice. Non voglio che nessuno pensi che abbia trattato ingiustamente Kirby o Ditko».
Il suo lascito più grande restano i personaggi che ha contribuito a creare, un pantheon di supereroi diventati la versione contemporanea degli archetipi mitologici.