Ogni settimana su Sunday Page un ospite ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica è ospite Lelio Bonaccorso, fumettista che ha collaborato con moltissime realtà editoriali (Rizzoli, Edizioni BD, Vertigo, Marvel Comics, BeccoGiallo, Feltrinelli), riviste e quotidiani come il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport, L’Unità, Wired. Dal suo sodalizio artistico con Marco Rizzo sono nate opere come La mafia spiegata ai bambini, Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia, Jan Karski. L’uomo che scoprì l’Olocausto, Salvezza e … A casa nostra. Cronaca da Riace.
Tra tutti gli autori di fumetti al mondo, il nostro Gianni De Luca è uno dei più grandi di sempre. Devo dire che la scelta non è stata affatto semplice. Cercando tra le tante e bellissime tavole, alla fine ho optato per una pagina tratta dal Commissario Spada. [recentemente ristampato da Mondadori ndr]
Ti ricordi come e quando hai scoperto De Luca?
Ricordo di aver conosciuto De Luca quando frequentavo la Scuola del Fumetto di Palermo. Il Commissario Spada è una delle sue opere che mi è rimasta più impressa.
Come mai hai scelto lui, alla fine?
Ovviamente da parte mia lo studio di De Luca è inevitabile, visto che contiene tutto ciò che un autore deve avere. Oltretutto è sapiente la capacità di unire la tradizione con una visione originale e tutt’oggi moderna. Non nascondo che mi emoziona ogni volta che osservo il suo lavoro, a tratti ipnotico, tipico dei grandi narratori. L’originalità e la potenza dello storytelling dell’autore, mi spiazzano ogni volta che lo osservo.
In questa pagina in particolare mi sembra di scorgere Will Eisner con la sua capacità di fare comunicare i personaggi tra una vignetta e l’altra, mantenendo una leggibilità ottima. La composizione gioca un ruolo fondamentale nell’opera di De Luca: nella prima striscia, una serie di vignette scontornate, simili come in un piano sequenza, ci accompagno nel dramma del personaggio. Il commissario Spada, inizialmente seduto, si alza con alle spalle un altro personaggio con cui parla. L’autore, aiutandosi con i balloon e le onomatopee, fa scivolare agevolmente l’occhio del lettore sulla seconda striscia; idealmente a livello compositivo possiamo leggere una diagonale preposta a questo scopo e che De Luca usa abilmente.
Subito sotto cambia inquadratura, stringendo su una serie di primi piani. Qui decide di aumentare il pathos concentrandosi su un susseguirsi di espressioni e sempre grazie ai balloon ci porta in un altro ambiente, esattamente dall’altro capo del telefono dove troviamo il poliziotto.
Tecnicamente l’autore ha optato per un bianco e nero, non propriamente netto. L’uso sapiente di tratteggi ed un uso quasi maniacale del ” puntinismo “, ammorbidisce le masse, rendendo una mezza tinta sfumata sui personaggi.
L’atmosfera noir è efficace e dimostra una padronanza notevole degli strumenti da parte di Gianni De Luca, che già in altre opere ha espresso uno dei suoi più grandi punti di forza. Ovviamente la matrice è la stessa di cui fanno parte altri grandissimi nomi quali Toppi e Breccia.
C’è un altro aspetto più profondo e metatestuale che mi colpisce profondamente, e sto parlando della gestione del tempo. Qui De Luca si dimostra abile a velocizzarlo, riducendo a zero la closure, serrando i momenti e inducendoci la frenesia e l’ansia dei personaggi.
Questo è probabilmente l’operazione più difficile per un fumettista: la gestione del ritmo narrativo e la resa temporale. A mio avviso è l’elemento a cui De Luca tiene di più, e su cui ha più studiato. Lo possiamo vedere in tantissime pagine. Il suo approccio è quasi cubista, nel senso che concepisce il tempo legato all’ambiente, portandoci tanti momenti in un unico spazio e dimostrandoci di voler andare oltre la quarta parete. E qui, a mio modesto parere è la grandezza di un autore mai troppo celebrato e che consiglio di studiare, non solo ai giovani autori.
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