Ogni settimana su Sunday Page un ospite ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica è ospite Edoardo “Edo” Faravelli, freelance designer e illustratore specializzato in motion graphic, animazione e pixel art. Ho collaborato con marchi e case editrici come Newton Compton (illustrando 101 film per ragazze e ragazzi eccezionali), Netflix, Juventus FC e Studio Bozzetto.
Ho scelto una sequenza di Rat-Man, il capolavoro indiscusso di Leonardo Ortolani. Nato nel 1989 come parodia di Batman e ufficialmente conclusosi due anni fa, ha saputo creare un suo ecosistema di personaggi e storie generando una vera e propria mitologia capace di appassionare, far sorridere e commuovere, tonnellate di fan tra cui il sottoscritto.
Quando e come l’hai scoperto di preciso?
Ho scoperto Rat-Man relativamente tardi, erano già in pubblicazione le ristampe Tutto Rat-Man grazie alle quali ho potuto recuperare le prime storie. Me lo ha “presentato” un caro amico fumettista più di 10 anni fa. Ero nella fase esterofila in cui snobbavo qualsiasi fumetto (ma anche film, cartone animato, eccetera) venisse dal Bel Paese. Ricordo ancora che nella prima storia che mi fece leggere c’era una gustosissima citazione di Star Trek ed io da trekker incallito non potei rimanere indifferente! Da li poi è stata indigestione di tutte le storie di Rat-Man ma anche degli altri lavori di Ortolani… Non ho ancora letto la Fine, però. Me la sto tenendo da parte per quando ne avrò il coraggio!
Perché hai scelto proprio questa sequenza?
È stata durissima ma alla fine ho scelto questa tavola (in realtà sono due) innanzitutto perché viene da una delle tante, incredibili, parodie messe in china da Ortolani. Matrix, in questo caso.
Il tempo comico, scandito dalla scelta di un numero perfetto di vignette insieme con l’espressività dei due personaggi, sintetizzata con pochi tratti, rende queste tavole tra le più divertenti che abbia mai letto in vita mia. La gag del nome del Sig. Babù, portata avanti in tutta la storia, fa in modo esilarante da contrappunto alla drammatica scena originale e il nostro Rat-Man è quanto più distante ci sia dal tormentato Neo.
Cosa ti piace in particolare dello stile di Ortolani, anche guardando la sua produzione extra-Rat-Man, sia in termini di scrittura sia nel disegno?
I lavori di Leo Ortolani sono contraddistinti da due elementi, per me, di estrema importanza: il primo è la sintesi del disegno. Ortolani è bravissimo a sintetizzare emozioni e aspetto dei personaggi con pochissimi tratti. Che poi sia capace anche di imponenti sequenze kirbiane, ce lo dimostra in più di una occasione… ma è nella sintesi, a mio parere, il suo punto di forza.
Il secondo elemento, a livello di scrittura questa volta, è il senso del tempo: le sue vignette sono misurate con cura, mai in eccesso, mai in difetto, cosa che rende efficacissime le scene d’azione e ancora di più i dialoghi/momenti comici. Per il lavoro che faccio, nelle storie di Ortolani ho trovato enorme ispirazione in quanto a “gestione del tempo” nonostante siano impresse su un mezzo (all’apparenza) statico.
A proposito, cosa ne pensi del cartone animato di Rat-Man?
Penso che ci sia stata troppa acredine nei confronti dell’adattamento animato di Rat-Man. Sicuramente, quando si toccano i “mostri sacri”, il pericolo è dietro l’angolo e scegliere cosa trasporre di un lavoro complesso come Rat-Man non era compito facile, ma io personalmente l’ho apprezzato e mi è spiaciuto che questa produzione, tutta italiana tra l’altro, non abbia avuto successo. Il mio sogno nel cassetto sarebbe vedere un lungometraggio di Rat-Man che ricalchi la storyline principale di Deboroh Valker… Magari una trilogia!
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