È morta, all’età di 79 anni, Claire Bretécher, tra le più importanti autrici di fumetto francesi, nota in particolare per le storie realizzate tra gli anni Settanta e Ottanta, tra cui ricordiamo le serie I frustrati e Agrippina, entrambe pubblicate in Italia su Linus e poi raccolte in volume da Bompiani.
Dai lavori per le riviste Pilote e L’Echo des Savanes, l’opera di Claire Bretécher ha contribuito come poche alla transizione all’età adulta dei fumetti nella seconda metà del Novecento, rivolgendosi a un pubblico vasto, e illustrando con precisione le questioni sociali e politiche dell’epoca. Tra gli obiettivi del suo umorismo, il conformismo della cultura ‘antagonista’ emersa dal Sessantotto, la borghesia parigina o alcune figure femminili come Santa Teresa d’Avila o la sua stessa Cellulite (creata per Pilote, giovane principessa stanca di aspettare il suo principe, sessualmente libera).
Bretécher è spesso considerata un’autrice di fumetti femminista, sia per il suo lavoro che per il suo ruolo pionieristico. È stata davvero una delle poche donne a lavorare sia per Tintin che per Spirou, poi la prima a diventare una vera e propria protagonista della rivista Pilote. La co-fondazione de L’Écho des savanes nel 1972 (con Nikita Mandryka e Marcel Gotlib) ha segnato un punto di rottura, sia come esperienza di autoproduzione organizzata fra autori, sia come progetto editoriale rivolto chiaramente a lettori adulti.
La notorietà della sua serie I frustrati per Le Nouvel Observateur la ha inoltre resa la prima autrice francofona, e una delle prime in Occidente, ad acquisire lo status di celebrità mediatica. Nel 1982, con la pubblicazione di Madri, affronta il tema della maternità, all’epoca un argomento atipico nel fumetto. Il suo successo, inoltre, ha spinto molte disegnatrici a dedicarsi al fumetto e ne ha influenzato direttamente molte, come Maitena Burundarena o Hélène Bruller.
Come la sua collega su Pilote Annie Goetzinger, Bretécher non partecipa tuttavia alla rivista di fumetti femminile Ah! Nana (1976-1979), dove contribuì la maggior parte delle altre grandi autrici francesi dell’epoca (Chantal Montellier, Florence Cestac o Nicole Claveloux). In una relazione complessa con il movimento femminista, Brétecher non tentò mai di impegnarsi nella difesa della posizione delle donne nel fumetto, ed ha affermato di non essere mai stata vittima di misoginia nel mondo dell’editoria di fumetti.
Apprezzata dai più diversi intellettuali, fra i quali Umberto Eco e Pierre Bourdieu, di lei disse – in una definizione diventata celebre – anche il grande semiologo e intellettuale Roland Barthes, che nel 1976 la descrisse come “il migliore sociologo” dei suoi tempi.
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