Se il 2018 per Walt Disney Company è stata un’annata di grandi successi e qualche flop, in entrambi i casi anche inaspettati (gli expolit di Black Panther e Gli Incredibili 2, le delusioni di Solo, Lo schiaccianoci e i quattro regni e Nelle pieghe del tempo), il 2019 si prospetta un anno d’oro, almeno sulla carta.
L’anno scorso, con i suoi film, l’azienda ha guadagnato più di tutti i suoi competitor: oltre 7 miliardi di dollari, circa il 20% degli introiti globali prodotti dal mercato cinematografico del 2018.
Il nuovo anno vedrà il ritorno di franchise amatissimi come Toy Story, Frozen e Star Wars e i remake in live-action di cartoni storici dello studio come Dumbo, Aladdin e Il re leone.
Dopo le uscite primaverili di Captain Marvel, Dumbo e Penguins, Avengers: Endgame darà il via ufficioso alla stagione estiva dei film, durante la quale Disney piazzerà Aladdin, Toy Story 4, Il re leone e Artemis Fowl, primo adattamento della saga letteraria per ragazzi che i dirigenti sperano di far fiorire in un nuovo franchise cinematografico.
Poi, si tirerà il fiato fino a novembre, quando uscirà nelle sale Frozen 2, e a concludere l’anno arriverà il capitolo finale della nuova trilogia di Guerre stellari, Star Wars: Episodio IX. A questo parterre già di per sé impressionante vanno aggiunti i film della 20th Century Fox (tra cui spiccano Dark Phoenix e New Mutants), nuova aggiunta al catalogo sterminato di Disney.
«Tutti questi elementi si muoveranno all’unisono per creare, nel 2019, quello che ritengo sarà il loro anno migliore» ha detto a Quartz Paul Dergarabedian, analista della società di monitoraggio e ricerca ComScore.
Le aspettative per il 2019 sono molto alte e il programma dei prossimi 12 mesi potrebbe superare in termini di incassi la stagione 2016, in cui Disney aveva raggranellato 7,6 miliardi di dollari nei cinema di tutto il mondo grazie agli ottimi risultati di Star Wars: Il risveglio della Forza, Alla ricerca di Dory e Captain America: Civil War.
Nonostante la ricchezza del proprio catalogo, per consolidare la posizione nel mercato Disney punta ogni anno su un numero ristretto di film produttivamente impegnativi, realizzati dagli studi di sua proprietà come Marvel, Pixar o Lucasfilm. Nel 2017 sono usciti 8 film Disney, nel 2018 9. Le altre case di produzione, in media, sfornano 20 pellicole l’anno, con una varietà più ampia di pellicole, dai film generalisti a quelli a basso budget. Per la Disney, invece, esiste una sola velocità: il blockbuster.
Produrre meno espone maggiormente a eventuali flop, ma il successo fuori scala di determinate pellicole protegge lo studio da perdite ingenti. Il re leone e Frozen 2 sono già assodati come film che faranno registrare un segno positivo nei libri contabili dell’azienda, tanto che, per ora, nessun’altra major ha messo in programmazione nuove uscite nel fine settimana di debutto di questi due film. Certo, qualcuno spera che una controprogrammazione possa drenare un po’ di spettatori da Avengers: Endgame o da Star Wars: Episodio IX ma «quasi tutti vorranno stare lontani da quei colossi», dice Dergarabedian.
Il problema maggiore, in questi casi, è il posizionamento, capire cioè quando far uscire i film senza che si calpestino i piedi a vicenda. Questo ha portato a una graduale dissoluzione della stagione estiva come momento in cui sparare le cartucce migliori. Ora film ad alto budget come Black Panther escono a febbraio – storicamente un periodo in cui i film non vanno granché bene – e ormai l’anno cinematografico è un’estate eterna.
A fare le spese del sovraffollamento potrebbero essere i “minori” Dumbo e Artemis Fowl, schiacciati tra uscite più imponenti, nonché i film della Fox, a cui la Disney potrebbe riservare meno attenzioni promozionali del dovuto. Ma anche prodotti consolidati come Star Wars camminano su terreni incerti. Dopo la delusione di Solo – A Star Wars Story, i dirigenti sono in attesa di scoprire quanta voglia ha il pubblico di vedere un altro film di Guerre stellari. Un problema che molti vorrebbero avere, come dice Dergarabedian: «A volte, quando sei così grande e hai così tanti prodotti che funzionano, non sei in competizione solo con gli altri, ma anche con te stesso».
Con alcune delle figure pubbliche dello studio fuori dai giochi (Ed Catmull, John Lasseter) e il CEO Bob Iger alla fine del mandato – dovrebbe lasciare l’incarico nel 2021 – Disney è sull’orlo di un enorme cambiamento, e il 2019 dovrebbe fare chiarezza sul futuro dello studio cinematografico più grande di tutti.
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