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Scoperta l’origine della copertina del primo numero del “Corriere dei Piccoli”

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La storia del Corriere dei Piccoli, prima testata italiana “interamente” dedicata al fumetto, è nota in molti suoi dettagli, ma non tutti. Tra le lacune rimaste ancora da colmare, a 110 anni suonati dal suo debutto in edicola, una delle più sorprendenti è quella relativa alla sua celebre prima pagina.

primo numero corriere dei piccoli 1908

Il primo numero del settimanale, datato 27 dicembre 1908, riportava in copertina una tavola della serie di strisce statunitense Buster Brown – ribattezzata in italiano Mimmo – creata da Richard Felton Outcault, già creatore di Yellow Kid. Fino ad oggi, però, non era noto di quale tavola si trattasse.

Buster Brown usciva negli USA al ritmo di una tavola ogni domenica, nei supplementi di diversi quotidiani, ma l’assenza di informazioni sulla sua uscita originale non aveva permesso né di stabilire quale fosse stata la prima fonte di pubblicazione (quale giornale americano?), né di fare una comparazione tra l’originale e il suo adattamento italiano. Una “traduzione”, a dire il vero, molto libera e “invasiva”, operata dalla redazione del CdP.

Dopo mesi di ricerche, questo piccolo, ma significativo enigma è stato risolto. La tavola è quella pubblicata il 27 gennaio 1907 sui giornali del gruppo American-Examiner, ovvero il futuro King Features Syndicate, di proprietà del magnate William Randolph Hearst.

Buster Brown 27 01 1907

La pagina è stata individuata nelle annate conservate in microfilm dei due quotidiani più importanti del gruppo, il New York American (la collezione consultata è quella custodita alla Library of Congress di Washington DC) e il San Francisco Examiner (collezione del Center for Research Libraries di Chicago). L’occasione della scoperta è stata la mostra sul Corriere dei Piccoli che ho avuto il piacere di curare per WOW Spazio Fumetto a Milano. A compiere le ricerche, insieme a me, è stata Carlotta Vacchelli, dottoranda in italianistica presso l’Indiana University di Bloomington in Indiana. Ulteriori indicazioni e supporto sono stati forniti da Luca Bertuzzi, mio collega nella curatela a WOW Spazio Fumetto, da Matteo Maculotti e da Fabio Gadducci, studiosi ed esperti di fumetto delle origini.

La difficoltà principale nella ricerca è stato individuare il giornale della pubblicazione originale. Outcault, infatti, creò Buster Brown per il New York Herald nel 1902 e continuò a scriverlo e disegnarlo fino al 1905, quando si trasferì all’American per proseguire la serie per Hearst. I due editori entrarono quindi in conflitto per il possesso del personaggio. La sentenza stabilì la legittimità del diritto dell’autore ma anche di quello del primo editore, e la serie si ritrovò così, da allora, in una situazione paradossale: due vite editoriali parallele, con autori ed editori differenti.

La prima produzione proseguì per l’Herald, intitolata Buster Brown e proseguita da un nuovo fumettista, il non molto celebre William Lawler. Anch’essa sarà pubblicata sul “Corrierino” negli anni Dieci. Per i più curiosi, gran parte della produzione per questo giornale, sia di Outcault che successiva, ormai fuori diritti, è consultabile qui. La seconda vita produttiva, disegnata invece dal suo creatore ma – paradosso nel paradosso – priva della testata “Buster Brown”, uscì sui giornali del gruppo Hearst fino al 1921. La prima, storica pagina del Corriere dei Piccoli proviene, come anticipato, da questo ciclo.

Dall’originale all’adattamento italiano

La prima e più visibile differenza che si nota tra la pagina del San Francisco Examiner e quella del Corriere dei Piccoli è certamente la cancellazione dei balloon in quest’ultima. Questo processo era dovuto a ragioni tipografiche più che a un’ostilità progettuale per le ‘nuvolette’, come vorrebbe certa vulgata. I supplementi a colori americani erano di formato molto maggiore rispetto al supplemento del Corriere della Sera ed era quindi necessario ridurre di dimensione le tavole. In questo modo, però, le nuvolette sarebbero diventate troppo piccole e il lettering illeggibile: si optò quindi per sostituirle con didascalie in rima, che divennero il marchio di fabbrica del “Corrierino”.

La seconda differenza: la redazione del Corriere dei Piccoli eliminò tre vignette (6, 10 e 12), sempre allo scopo di ridurre le dimensioni della tavola senza penalizzare troppo la leggibilità. A differenza di altre serie, però, i disegni della fonte rimangono inalterati; in molti casi – tra i più celebri dei quali ci fu Little Nemo – le vignette americane venivano modificate proprio per venire incontro alle esigenze spaziali e grafiche dell’adattamento,

La tavola, pubblicata in Italia senza indicazioni di copyright, proveniva probabilmente dal New York American, poiché altri fumetti pubblicati in seguito ne portano la dicitura esplicita. La riproduzione era avvenuta tramite procedimento fotomeccanico, in pratica fotografando le pagine del giornale, come riporta Giovanna Ginex nel saggio Il “Corriere dei Piccoli”. Carte e disegni (1906-1970) pubblicato nel catalogo della grande mostra retrospettiva dedicata al settimanale nel 2008 a Milano (presso Rotonda della Besana).

Ginex, come fonte per Buster Brown, citava il giornale World, come ricavato dalla corrispondenza intercorsa tra le due redazioni che aveva potuto consultare. In particolare la studiosa citava una lettera datata 11 gennaio 1909 che parla del prestito di tre annate rilegate del quotidiano americano, per tre mesi alla cifra di 100 $, per poterne ricavare i materiali a fumetti. Evidentemente i documenti a disposizione della Ginex erano incompleti e l’hanno indotta a una conclusione errata, perché Buster Brown non compariva su quel giornale.

Il New York World era un giornale di Joseph Pulitzer, principale concorrente di Hearst, e non pubblicava i fumetti del gruppo American-Examiner, come Buster Brown, Sam and His Laugh (“Tom”, nella versione in italiano sul CdP), And Her Name Was Maude (“Checca”) e Happy Hooligan (“Fortunello”), che compaiono già dai primi numeri del settimanale milanese. Altre serie ancora, come Little Nemo (“Bubi”) o il Buster Brown di disegnatori diversi da Outcault, provenivano invece dal New York Herald.

Possiamo quindi affermare con buona sicurezza che la redazione del Corriere dei Piccoli ricevette dagli Stati Uniti intere annate anche di questi ultimi giornali. Per questo possiamo ipotizzare un rapporto simile a quello con Pulitzer per i gruppi Hearst e Herald. Proprio dai giornali di questi due editori, infatti, provenivano la maggior parte dei personaggi, mentre i fumetti del World sono in realtà molto poco presenti sulle pagine del “Corrierino”.

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