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Il primo fumetto candidato al Man Booker Prize

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Sabrina di Nick Drnaso, pubblicato dall’editore canadese Drawn & Quarterly, è il primo fumetto della storia a entrare tra i 13 candidati finalisti del Man Booker Prize, il più prestigioso e importante premio letterario britannico. Un evento per il mondo dell’editoria inglese, paragonabile a quanto accaduto in Italia nel 2014, quando Unastoria di Gipi fu candidato al Premio Strega

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Sabrina è stato definito dalla scrittrice Zadie Smith come «il miglior libro – in qualsiasi medium – che abbia letto sul momento in cui stiamo vivendo. È un capolavoro, meravigliosamente scritto e disegnato, che possiede tutto il potere politico della polemica e allo stesso tempo tutta la delicatezza della vera arte. Mi ha spaventata. L’ho amato.»

Il fumetto è ambientato in Colorado e ruota attorno alla misteriosa sparizione di una ragazza (la Sabrina che da il nome al titolo), concentrandosi sull’impatto mediatico che genera tra fake news su internet e teorie del complotto.

Chris Ware, uno dei più importanti fumettisti contemporanei, autore di opere come Jimmy Corrigan e Building Stories, lo ha recensito sul Guardian parlandone molto bene e descrivendolo come «un’analisi intelligente e agghiacciante della natura della fiducia e della verità e dell’erosione di entrambe nell’era di Internet.»

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Una tavola di “Sabrina”

Sabrina è il secondo fumetto realizzato dall’americano classe ’89 Nick Drnaso dopo Beverly del 2016, uno dei graphic novel più interessanti tradotti in Italia lo scorso anno, da noi consigliato e così commentato:

Il primo libro a fumetti di Nick Drnaso è una raccolta di sei racconti autonomi ma legati tra loro, che seguono le vicende di un gruppo di adolescenti e delle loro famiglie. L’autore fotografa la vita della periferia di una indefinita metropoli americana con segno all’apparenza dimesso ma in realtà profondamente studiato. La rigorosa geometria degli sfondi su cui si muovono i protagonisti e la fredda empatia che traspare dalle loro controverse vicende, pongono Drnaso nella scia di grandi fumettisti come Chris Ware e Adrian Tomine, che hanno saputo, meglio di altri, raccontare la quotidianità della vita americana. Beverly è un libro che si conclude senza un vero finale, proprio come le vite irrisolte degli individui che lo popolano.

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