HomeNewsSunday Page: Martin Morazzo su "Il mondo di Edena" di Moebius

Sunday Page: Martin Morazzo su “Il mondo di Edena” di Moebius

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica è ospite Martín Morazzo, disegnatore argentino che ha debuttato in America nel 2012 con la saga sci-fi Great Pacific (Image Comics), per poi firmare le serie Marvel Nighthawk, Elektra e Occupy Avengers. I suoi ultimi lavori sono Ice Cream Man  e She Could Fly, sceneggiata da Christopher Cantwell, co-creatore della serie televisiva Halt and Catch Fire.

edena

Amo Moebius, è un artista a cui faccio riferimento di continuo. Penso che la saga di Edena sia il suo lavoro più delicato, esteticamente parlando. Questa pagina è una sorta di trappola per il lettore disattento. Se si dà una rapida occhiata, sembrano una serie di vignette disconnesse, tutte in ambientazioni diverse. Ma se la si guarda con attenzione, si vede quanto funzioni bene la narrazione!

Si inizia con un primo piano su Stel, e sentiamo la sua tristezza e la sua disperazione. Nella seconda vignetta inizia il suo viaggio alla ricerca del partner perduto. Poi arriva questa incredibile sequenza di solitudine attraverso vari paesaggi, una sorta di guida stilistica alla natura di Moebius. Anche se Stel è davvero piccolo nelle inquadrature ne percepiamo la tristezza e la determinazione. Nelle ultime due vignette ritorniamo su di lui e la storia inizia a decelerare, il nostro protagonista sta per incontrare qualcuno che lo porterà più vicino ad Atan nella pagina successiva.

Cosa ti ha fatto scegliere Edena? Non è proprio la prima cosa che viene in mente di Moebius.

Penso che Edena abbia una sensibilità che nessun’altra storia di Moebius ha. La relazione tra i personaggi protagonisti che si sviluppa attraverso i mondi mi colpì molto. Probabilmente, quello che mi ha fatto innamorare dell’opera è la sua squisitezza visiva. Il capitolo I riparatori è un capolavoro muto.

Quand’è che hai scoperto Moebius?

Non ricordo di preciso, penso fosse quando stavo studiando per diventare un fumettista sotto Alberto Salinas, intorno al 1993. Leggevo un sacco di supereroi americani all’epoca, poi lentamente, forse perché mi ero stufato di continui cambi di team creativi che mi piacevano e dei disegni che cambiavano sempre, andai alla ricerca di fumetti d’autore. Questa ricerca mi portò a Pratt, Otomo e ovviamente Moebius. Comprai un suo artbook, Cronache metalliche, e non facevo che guardarlo come modello e ispirazione. Anche se conoscevo il suo lavoro, fu solo anni dopo che iniziai a leggerlo. Il primo fu L’incal e da lì tutti gli altri.

Pensi mai a Moebius quando disegni?

Molte persone mi hanno detto che vedono un po’ di Moebius nei miei disegni (molto umilmente, sono felice quando accade). Lo guardo sempre attentamente, lo studio e mi faccio ispirare dal suo lavoro, quindi sicuramente ne sono influenzato, anche se non ci penso mai quando disegno. Se c’è qualcosa di difficile, che non mi riesce, vado a vedere come lui ha risolto un problema simile al mio e cerco di applicare delle soluzioni partendo da lì.

Quali sono le lezioni che hai imparato da lui?

Da lettore, apprezzo i suoi fumetti, ma come disegnatore, è difficile leggere un suo lavoro e non guardare come l’ha realizzato, come ha disposto le vignette, come ha creato un personaggio. Mi sembra sempre di stare studiando quando leggo un fumetto, specie se è un fumetto di un maestro come Moebius.

Mi piace come riusciva a tratteggiare un’ambientazione con dettagli apparentemente minimi ma perfettamente definiti, pieni di linee che passano inosservate. Era un artista incredibile. Cerco sempre di arrivare a quel livello, specie con le location. Anche se probabilmente traccio molte linee, cerco di semplificarle sempre. Ogni volta che riguardo i suoi disegni mi stupisco, in particolare per questa sua capacità.

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