L’incontro tra politica e immaginario pop produce, nell’Internet di oggi, un flusso continuo di creatività (tra memi fumettitici, commistioni e appropriazioni di sorta). Queste contaminazioni esistevano, naturalmente, anche nell’era pre-digitale, pre-social network e pre-meme.
Nel passato, in particolare, una protagonista di primo piano in questi ironici gesti di rilettura pop è stata un’insospettabile testata di fumetti, per tradizione molto distante dalla politica: Topolino, il settimanale Disney. Che tuttavia, in un paio di occasioni elettorali, ha coinvolto i lettori italiani nell’esercizio della democrazia, naturalmente in chiave fumettistica.
Maggio 2001: Paperopoli Day
Mentre nella realtà i cittadini italiani si preparavano a votare per le elezioni Politiche del 2001, su Topolino n. 2372 i lettori vennero chiamati alle urne per decretare il sindaco di Paperopoli, in quello che venne soprannominato “Paperopoli Day”.
Il cast di personaggi dei paperi, anche grazie al lascito enorme di Carl Barks (che ne aveva creati la maggior parte), vantava una rosa di candidati più forti rispetto a Topolinia, aumentando di molto il coinvolgimento dei lettori. Nel numero era presente la scheda per votare il candidato preferito e una breve presentazione di ogni aspirante sindaco, con tanto di partito e simbolo associato (Claudio Sciarrone e i grafici della redazioni crearono il tutto).
Ecco, questi li voterei più volentieri. pic.twitter.com/hAc2n9PyzN
— Tito Faraci (@titofaraci) 8 febbraio 2018
A dirigere Topolino, all’epoca, c’era Claretta Muci, prima donna a coprire tale ruolo. Come ricorda Andrea Tosti, durante la direzione della Muci (2000-2007), «i personaggi Disney italiani riconquistarono alcune caratteristiche ‘mature’ (come la possibilità di usare pistole o altre armi) ma le storie persero pian piano ogni ombra, per via dell’intenzione evidente di concentrarsi su un pubblico soprattutto infantile».
L’elemento politico si inserisce in questo contesto di infantilizzazione dei contenuti: tema ‘maturo’ – che agli autori di oggi sarebbe probabilmente proibito, nella più categorica delle maniere – ma trattato con spirito fanciullesco e intenzioni smaccatamente pedagogiche.
«L’iniziativa delle elezioni puntava a inserire la ‘realtà di Topolino’ nella realtà vera» ha detto la stessa Muci, parlando al blog I simboli della discordia. Ma mischiare attualità e fantasia creò alcuni imprevedibili cortocircuiti. Quel “Partito dei ricchi” promosso da Zio Paperone non poteva non ricordare il candidato che sarebbe uscito vincitore dalle elezioni del 2001, ovvero Silvio Berlusconi.
«Non indossava palandrana e tuba, ma aveva appena firmato un ‘contratto con gli italiani’» ricorda Muci. «Ora, la Disney aveva una policy aziendale molto rigida, per cui non si poteva parlare di politica, religione e di altri argomenti ritenuti ‘divisivi’. Si è combattuto un po’, per fortuna ho avuto come meravigliosa complice Gabriella Crespi, che allora era direttrice marketing e trovò splendida l’idea delle elezioni. Alla fine i dirigenti si sono convinti, era chiaro che avremmo fatto tutto in punta di forchetta, senza prendere posizioni; se poi qualcuno avesse voluto leggere qualcosa tra le righe, la fantasia di ognuno avrebbe potuto sbizzarrirsi».
Alla fine, votarono 9.528 lettori – numeri invidiabili per diverse primarie o “Parlamentarie” recenti – e il 35,6% di loro elesse vincitore Paperino, con la lista “Amaca selvaggia”, che batté un’incollatura i nipoti Qui, Quo e Qua, a capo del partito “Campeggi 4 Stelle” (31,2%). Seguiva, staccata di molto, Nonna Papera con le sue “Delizie di nonna” (8,3%).
Qualche mese dopo il settimanale allegò le tessere di partito di tutti i partecipanti e confezionò la storia Tanti auguri, sindaco Paperino! (Topolino n. 2387). Sui testi di Stefano Ambrosio e i disegni di Giorgio Cavazzano, il racconto illustrava la vita da primo cittadino del papero, impegnato a rendere la città un luogo libero dallo stress del lavoro ma talmente gravato dai molti impegni istituzionali dall’abdicare dopo poco.
Aprile 2006: elezioni allargate
Il legame tra realtà e fantasia si fece ancora più forte nel 2006 quando Topolino ripropose il gioco, all’alba delle elezioni politiche che avrebbe visto vincere la coalizione “L’Unione” guidata da Romano Prodi. Diversa la meccanica: tre partiti, allargati a paperi e topi.
Su Topolino n. 2627 e 2628 (marzo/aprile 2006) tre grandi gruppi con programmi elettorali si presentarono ai votanti di fronte alle versioni fumettistiche di Enrico Mentana, Bruno Vespa e Giuliano Ferrara – disegnate da Giorgio Cavazzano.
A ispirare Muci, questa volta, fu direttamente la politica: «L’idea alla nostra redazione è venuta proprio leggendo quello che è stato detto e scritto nelle ultime settimane. Ci ha molto incuriosito che i nostri personaggi venissero tirati in causa» disse in un’intervista al Giornale, riferendosi a dei fatti accaduti quell’inverno in cui i paperi Disney erano stati citati in ambito politico (da Romano Prodi prima, e poi dalle intercettazioni che avevano coinvolto Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo).
La lista 1, “Vinciamo noi”, era capeggiata da Rockerduck, comprendeva la Paperopoli e la Topolinia “bene” (Clarabella, Dinamite Bla, Gastone, Nonno Bassotto, Paperina, Paperon de’ Paperoni, Rock Sassi) ed era promotrice di istanze come «Basta tasse per i poveri ricchi e per i poveri fortunati che già subiscono l’invidia di tutti!» e «Ordine, disciplina e silenzio. In poche parole: che gli scocciatori se ne stiano a casa loro!».
Ciccio guidava la lista 2, “Tiriamo la cinghia”, e prometteva insieme ai sodali Archimede, Basettoni, Battista, Eta Beta, Nonna Papera, Orazio e Paperino «bilance pesapaperi truccate al ribasso. No alle bilance “pesacibo” truccate al rialzo, contro i consumatori».
Nella lista 3 di Pippo, “C’è posto per tutti” (con Amelia, Brigitta, Filo Sganga, Gambadilegno, Manetta, Paperoga, Trudy), era forte la volontà di «esprimersi con sincerità, vivere disordinatamente, fantasticare, fare qualunque cosa a qualunque ora. In sintesi: liberi di essere liberi».
I risultati, questa volta esprimibili via posta, e-mail o telefono, vennero comunicati nel n. 2634: a vincere fu la lista “Tiriamo la cinghia” con 5.654 preferenze (il 70% circa), mentre “Vinciamo noi” e “C’è posto per tutti” si spartirono rispettivamente 1.237 e 1.232 voti.
Non tutti videro di buon occhio l’iniziativa: «Se da una parte è lodevole l’intento di stemperare l’atmosfera vista in questi giorni sulle varie televisioni nazionali con un atteggiamento giocoso» scrisse la webzine uBCfumetti, «dall’altra c’è da chiedersi perché permane uno strano senso d’inquietudine nel vedere il soleggiato mondo dei paperi adombrato da un argomento che sempre più è motivo di rottura sociale come quello della politica italiana».
Argomenti discutibili, visto che peraltro le allusioni alla reale offerta partitica erano assai inferiori al 2001, ma di certo comprensibili. Rimane il fatto che la doppia esperienza elettorale di Topolino, vista oggi, pare proprio la fotografia di un momento storico – anche editorialmente parlando – forse irripetibile, quasi “pervaso” dalla politica. Inoltre, fu anche un tentativo (chissà quanto riuscito) di avvicinare i lettori più giovani al meccanismo democratico. Ma soprattutto è stata un’occasione per giocare con la fantasia e fornire, per i decenni a venire, buona sostanza per memi evergreen.