Dopo quasi tre anni di attività, Graphic News cambia pelle e si rinnova, offrendo approcci diversi sia al racconto che alla distribuzione delle storie (tra cui anche l’introduzione di una app dedicata).
Era il 23 marzo 2015 quando il primo sito di giornalismo a fumetti italiano avviava le pubblicazioni. Sono seguite numerose storie su temi di attualità e di approfondimento, alcune delle quali arrivate anche alla pubblicazione su albi cartacei (come quella di Mattia Moro su Taranto).
Per fare il punto sull’attività di Graphic News e per scoprire che cosa c’è da aspettarsi dai prossimi mesi di pubblicazioni, abbiamo incontrato Pietro Scarnera, tra i fondatori del magazine e autore di fumetti (nonché vincitore del Premio Rivelazione ad Angoulême 2016).
Cosa vi ha spinto a questo rinnovamento?
Graphic News è online da due anni e mezzo, che sono stati essenzialmente un periodo di sperimentazione sia per quanto riguarda la redazione delle storie sia per gli aspetti più tecnici della produzione di fumetti digitali. Ci è sembrato che fosse il momento di entrare in una nuova fase, soprattutto per dare stabilità economica al progetto.
Guardando anche a come si muovono le testate di informazione online, abbiamo pensato a una campagna a metà tra l’abbonamento e il crowdfunding, in cui chiediamo ai lettori di sostenere Graphic News come progetto di informazione indipendente e (secondo noi) innovativo. Abbiamo pensato a cinque diverse modalità: registrandosi si riceve l’accesso alla nuova app di Graphic News e la versione cartacea di alcune delle storie pubblicate in questi anni. C’è anche la possibilità di finanziare una storia, per chi volesse dare un contributo più rilevante.
Qual è il bilancio dopo i primi anni di attività?
Molto positivo! Fin dal suo lancio, nel marzo del 2015, Graphic News è stato accolto con grande interesse sia dai lettori che dal mondo del giornalismo. A giudicare dai numeri, spesso riusciamo ad andare al di là del pubblico dei lettori di fumetti, soprattutto quando riusciamo a realizzare storie che mettono insieme un lavoro autoriale a un tema di particolare attualità.
Tra quelle più lette possiamo citare Vaccinofobia! di Claudia Flandoli, La bolla di Ventimiglia di Emanuele Giacopetti, Perché ho aiutato Blu a cancellare i suoi murales di Brochendors Brothers, Pensavo fosse amore di Alice Milani e Tutto il male del mondo, disegnata da Marino Neri.
Una delle cose di cui siamo più contenti è di aver fatto in qualche modo esordire alcuni autori su Graphic News: cito ad esempio il percorso fatto da Mattia Moro o da Emanuele Giacopetti in questi anni. In generale pensiamo a Graphic News come a uno spazio aperto agli autori di fumetto, anche a quelli che normalmente non si occupano di informazione, ma che magari hanno voglia di lavorare su un determinato tema.
Perché la scelta di una app?
Crediamo che sia un passo naturale per un progetto come il nostro. Inoltre abbiamo un archivio di storie ormai abbastanza ricco e l’app è un luogo più “raccolto” dove conservarle, leggerle o rileggerle. L’app ci metterà anche in grado in futuro di lavorare a delle storie pensate direttamente per la lettura su mobile.
Come ci avete lavorato?
Ci siamo rivolti allo sviluppatore che inizialmente aveva realizzato il sito di Graphic News. Anche da questo punto di vista è il proseguimento di un percorso.
Cosa dovremo attenderci dalle nuove storie e dal nuovo approccio?
Per quanto riguarda l’aspetto più tecnico abbiamo la possibilità di lavorare su nuovi formati, a partire dal “formato mappa”, con cui i Brochendors Borthers hanno realizzato la storia Un viaggio che non promettiamo breve, che illustra a fumetti l’omonimo libro di Wu Ming 1 sulle lotte No Tav.
Abbiamo inoltre la possibilità di inserire gif animate, link e video all’interno delle storie. Da questo punto di vista ci è stato molto utile lavorare con altre realtà su progetti paralleli a Graphic News: Do you remember Balkan Route?, sulla rotta dei migranti nei Balcani, e Gru – Grafie urbane, una mappa interattiva e multimediale sul quartiere della Bolognina (a Bologna naturalmente).
Invece dal punto di vista delle tematiche affrontate cambierà qualcosa?
Dopo oltre 60 storie pubblicate, abbiamo sicuramente più esperienza e idee più chiare sul perché una storia può funzionare o meno. Ci siamo accorti per esempio che alcune storie hanno una vita molto lunga, cioè continuano a essere lette e a rimanere attuali anche a distanza di mesi o di anni. Questo succede quando riusciamo a lavorare su temi che non perdono di attualità, come la violenza contro le donne o le migrazioni, ma anche i bitcoin, raccontati per noi da Matteo Farinella già nel 2015 nella storia La fiducia ai tempi della blockchain.
A questo spesso si aggiunge una sensibilità, quella dei nostri autori, che è diversa rispetto a un racconto strettamente giornalistico: così si riesce a proporre uno sguardo nuovo su temi magari ampiamente dibattuti. In generale tentiamo sempre di fare un ragionamento sulle immagini che accompagnano una notizia: spesso si riducono a poche foto mostrate continuamente, allora noi tentiamo col disegno di rappresentare quel che normalmente non viene mostrato, e così facendo riusciamo ad arrivare a un punto di vista originale. Vorremmo continuare a lavorare in questo modo.
Qualche anticipazione sui prossimi autori coinvolti o sui temi che tratterete?
Il gruppo dei collaboratori è ormai abbastanza nutrito, e vorremmo continuare il percorso iniziato con loro. Negli ultimi tempi abbiamo iniziato a lavorare con autori da altre parti d’Europa, perché vorremmo dare sempre più un respiro internazionale al progetto. Non a caso la nuova fase di Graphic News è inaugurata da una storia di Aleksandar Zograf che si chiama I primi europei.
Abbiamo lavorato anche con realtà analoghe alla nostra, con Eva Hilhorst del progetto Drawing The Times, che per noi ha realizzato la storia Come fermare il populismo, e con Gary Embury di Reportager: insieme a lui e ai suoi studenti dell’Università del West England abbiamo realizzato la storia Brexit Stories. Da questo punto di vista il lavoro fatto da Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini nelle varie edizioni del festival Komikazen per noi continua a essere molto prezioso.
Sui temi posso dire che quest’anno ci sono le elezioni politiche in Italia e sicuramente ne parleremo: sarà una bella sfida perché normalmente non ci occupiamo di politica, almeno non di quella “di palazzo”. Continueremo poi a lavorare su tematiche sociali perché ci sembra che il fumetto sia spesso molto adatto a raccontarle.