La lunga marcia del graphic novel sembra non volersi interrompere. Di certo non nel 2017, quantomeno. In un anno segnato dal debutto sul mercato di almeno due nuovi editori con oltre una ventina di titoli ciascuno (Mondadori Oscar Ink e Oblomov) e dal rilancio di Coconino Press, l’offerta di fumetti per le librerie italiane si è fatta persino più ricca del solito.
Se gli effetti della nuova ondata di debutti editoriali saranno visibili appieno solo nel 2018, con l’arrivo anche di Feltrinelli Comics e della divisione Audace di Bonelli Editore (cui andranno aggiunti i “piccoli” Stigma, Newton Compton, Add, Iperborea…), qualche tendenza è già emersa. A partire dalla più ovvia e pratica: una maggiore offerta di titoli stranieri, più rapidi da proporre rispetto ai tempi lunghi delle produzioni italiane. In un 2017 editoriale ultra ricco nonostante l’assenza di inediti (recenti, s’intende) dei grandi nomi “acchiappapremi” del graphic novel internazionale – i vari Burns, Clowes, Mazzucchelli, Sacco, Thompson, Tomine, Ware – e nonostante la ‘pausa’ di vari protagonisti italiani come Gipi, Fior o Bacilieri, non è quindi un caso che molti tra i graphic novel più interessanti ci siano parsi quelli provenienti dal panorama francofono.
Nella nostra selezione dei 10 migliori graphic novel dell’anno (difficile quanto e più dello scorso anno) troverete, al solito, le opere che la redazione e i collaboratori hanno letto, discusso e amato – non senza accesi dibattiti, in qualche caso – in questo intenso giro di giostra dell’editoria fumettistica. Ci troverete l’ambizioso exploit di un autore di Singapore, un’autoproduzione americana tanto intensa da avere sedotto Netflix, ed una manciata di opere francesi dalle qualità creative fuori dall’ordinario. E due splendidi graphic novel nostrani, naturalmente, all’insegna dei più attesi “ritorni”: quello di una coppia artistica che si riconferma ai vertici dell’inventiva e dello stile internazionali, e quello di un “ex giovane talento” che torna sugli scaffali dopo sette anni, ormai maturo.
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Ghirlanda, di Jerry Kramsky e Lorenzo Mattotti (Logos Edizioni)
15 anni dopo Jekyll e Hyde, Lorenzo Mattotti è tornato a collaborare con Jerry Kramsky per un libro ambientato in un mondo fantastico, popolato da creature immaginarie. Un mondo reso davvero incantevole dal morbido bianco e nero di Mattotti, che ha restituito bene la dimensione onirica della vicenda, incentrata sull’avventuroso viaggio di uno sciamano alla ricerca della propria amata. Nato da una gestazione di oltre dieci anni, Ghirlanda è stato a lungo atteso, e il suo arrivo non ha affatto tradito: per noi si tratta di una delle esperienze di lettura a fumetti più emozionanti degli ultimi tempi. Il premio Gran Guinigi assegnatogli a Lucca Comics & Games 2017 ci è parso più che mai meritato.
Ghirlanda è una fiaba fantastica con creature un po’ trichechi un po’ orsi, ma soprattutto un racconto metaforico e onirico, che parla di noi. Soprattutto parla di istinti, anche quelli più abbietti, difficili da tenere a bada. Il libro è però anche un lungo viaggio visivo, dal ritmo incalzante e dolcemente melodico. Con misura ed efficacia, Mattotti traccia innumerevoli linee e macchie nere in grado di accompagnare lo sguardo dentro al racconto “senza età” più poetico da lui creato in collaborazione con Kramsky.
QUI la nostra recensione.
Paesaggio dopo la battaglia, di Eric Lambé e Philippe Pierpont (Coconino Press)
Paesaggio dopo la battaglia aveva vinto, a sorpresa, il premio per il Miglior Fumetto al Festival d’Angoulême 2017. Una sorpresa doppia: un po’ perché una storia cupa, come raramente se ne vedono premiate nei palmarès dei grandi festival; e un po’ perché associato alla storia del loro editore storico, Frémok, tanto amato dagli amanti della sperimentazione quanto snobbato dai grandi premi internazionali. Un fumetto, inoltre, piuttosto concettuale: nonostante il titolo e l’illustrazione di copertina, non si tratta un “fumetto di guerra”, bensì di una storia allegorica sull’anima di una donna, devastata da una battaglia tutta interiore.
In sostanza, «Lambé e De Pierpont ci raccontano di quanto per ciascuno di noi sia difficile uscire vivo dalla propria personalissima guerra, dalla propria storia», ha scritto Piero Santoro nella sua recensione. A partire da questo spunto, il duo belga ha creato un racconto intenso, dai tempi misurati e strazianti, che alterna pagine più placide ad altre che scorrono in modo più frenetico, giocando in modo creativo con il ritmo e la messa in scena della narrazione. Un libro drammatico, eppure ipnotico.
QUI la nostra anteprima.
Luna del mattino, di Francesco Cattani (Coconino Press)
Francesco Cattani è tornato a pubblicare a distanza di ben 7 anni dal suo primo libro, Barcazza (Canicola Edizioni), è questo è già un piccolo evento. Il suo è stato infatti un ritorno atteso, dopo la vittoria come miglior talento emergente al Napoli Comicon 2010 e un lungo periodo in cui si è dedicato più che altro all’illustrazione. Luna del mattino è un racconto corale che fotografa la realtà deviata della provincia italiana, fatta di piccole cose, di incontri, scontri e di occasioni colte e mancate.
La storia si sviluppa nell’arco di ventiquattro ore, durante una giornata di quello che viene definito l’inverno più caldo di sempre. In una spirale di eventi che degenera in una serie di atti violenti e scellerati, seguiamo la vicenda quotidiana dei personaggi che ruotano attorno al piccolo Tommi. Dal fratello scapestrato all’amico magazziniere che subisce passivamente il proprio alienante lavoro, la storia si propone sia come un racconto di formazione del giovane protagonista sia come una metafora dell’imprevedibilità della vita. Indomabile, anche quando noi stessi pensiamo di poterla controllare. Un ritorno potentissimo quello di Cattani, feroce come la storia che ha fissato su carta, tra le migliori che abbiamo letto quest’anno.
QUI un po’ di pagine in anteprima e QUI la nostra recensione.
Diario di un fantasma, di Nicolas De Crécy (Eris Edizioni)
L’ultimo fumetto di Nicolas De Crécy in ordine di tempo a essere pubblicato in Italia – dopo Il celestiale Bibendum, La repubblica del catch e Salvatore – è una storia particolarmente personale, che vede l’autore esprimersi in prima persona. Diario di un fantasma è un carnet di viaggio che travalica i confini del genere, portando il lettore in un percorso mentale oltre che fisico in giro per il mondo. Una ricerca interiore che unisce lo studio stilistico all’indagine dell’io.
Diario di un fantasma è un racconto onirico tenuto insieme da un lavoro di illustrazione magistrale, pubblicato originariamente dieci anni fa in Francia e giunto in Italia grazie a Eris Edizioni, a completare il percorso di scoperta di uno dei più influenti e intriganti interpreti della bande dessinée contemporanea.
QUI ci sono 20 pagine da sfogliare e QUI un lungo approfondimento.
Stupor Mundi, di Nejib (Coconino Press)
Vincitore del Prix Révélation Quai des Bulles 2016 ed incluso nella Selezione Ufficiale ai premi del festival di Angoulême 2017, Stupor Mundi è un libro che raccoglie molte suggestioni diverse tra loro, ma molto ben integrate. È innanzitutto un appassionante thriller medievale ambientato in Italia (nel XIII secolo a Castel del Monte, in Puglia, alla corte di Federico II di Svevia), con varie trame che si intrecciano intorno ai tentativi di creare una invenzione tecnologica rivoluzionaria, per l’epoca: una primitiva macchina fotografica. Inoltre, è una storia corale – come nel precedente lavoro di Néjib, sugli anni giovanili di David Bowie – che mette in scena un microcosmo di personaggi finemente caratterizzati, dallo scienziato arabo Annibale a sua figlia Houdé, passando per il bibliotecario Gattuso e il matematico Fibonacci.
Ma Stupor Mundi è soprattutto un libro che indaga il rapporto tra scienza e scetticismo, e tra immagine e conoscenza. Un libro «tanto sobrio quanto scoppiettante e, persino, geniale», come ha scritto Matteo Stefanelli sulle nostre pagine qualche tempo fa, per la sua profonda capacità di svelare – sotto un tratto stilizzato ai limiti della nonchalance, e grazie a un uso del colore brillante senza bisogno di spettacolarizzazioni – interessanti giochi narrativi e filosofici, in sequenze da gustare con attenzione per poterne cogliere ogni minima, stimolante sfumatura.
QUI un po’ di pagine in anteprima e QUI la nostra recensione.
The End of the Fucking World, di Charles Forsman (001 Edizioni)
Un racconto spietato di adolescenza bruciata tra la desolazione dei sobborghi americani. Con grande misura, sia nel segno che nelle parole, Forsman mette in scena un road trip disperato, sulla scia di due ragazzini in fuga dalle proprie vite vuote. Incapaci di trovare un loro posto nel mondo scappano, alternando stati di inedia a scatti di violenza scomposta.
Forsman è uno dei talenti del fumetto indie americano contemporaneo. Un autore particolarmente attivo, che sin dalle sue prime storie autoprodotte ha saputo mostrare una cifra stilistica determinata e solida. TEOTFW, che nasce come raccolta di storie autoprodotte proprio con la sua etichetta Oily Comics, potrebbe sembrare la storia di un viaggio verso l’autodistruzione come se ne sono letti altri, nel fumetto indie. Eppure la differenza c’è, ed è tutta nella qualità dell’esecuzione che, non a caso, ha attirato attenzioni dal mondo della televisione, finendo per ispirare un adattamento come serie tv live action per Channel 4 e Netflix (QUI il trailer).
QUI ben venti pagine in anteprima.
L’arte di Charlie Chan Hock Chye, di Sonny Liew (Bao Publishing)
Un libro ambizioso, sia per gli intenti che si propone sia per come è realizzato. Siamo infatti di fronte a un fumetto che racconta la storia degli ultimi settant’anni di Singapore attraverso un documentario sulla vita di un fumettista mai esistito. Usare il falso per raccontare il vero, insomma.
Un viaggio nel passato di un paese dalla storia complicatissima, attraverso una serie di finte interviste nel presente condotte da Sonny Liew con l’immaginario Charlie Chan Hock Chye, un settantenne che ha iniziato la sua attività di disegnatore a Singapore nel lontano 1954 a soli 16 anni.
Per realizzare il libro, Liew crea un immaginario fittizio ma del tutto verosimile – ritagli di giornali d’epoca, vecchie fotografie, disegni, schizzi, acquerelli, grafici, statistiche – e attraverso di esso racconta sia la (finta) carriera del disegnatore che la (vera) storia di Singapore. All’interno troviamo anche le scansioni dei fumetti di Charlie Chan, che Liew usa intelligentemente per narrare – a grandi linee – un’ulteriore storia: quella del fumetto stesso. Ogni opera dell’autore immaginario, infatti, si basa su una davvero esistita. Così, mentre leggiamo di Singapore, leggiamo anche di Tezuka, Spider-Man, della EC Comic e Harvey Kurtzman, di Pogo, Little Nemo, Tintin e dello Zio Paperone di Carl Barks.
Vincitrice nel 2017 di ben tre premi Eisner – Miglior Autore Unico, Miglior Design e Miglior Edizione Americana di un fumetto asiatico –, L’arte di Charlie Chan Hock Chye è un’opera sperimentale e postmoderna, un mockumentary che mescola fumetto, libro d’arte e saggio storico portandosi a casa un risultato eccezionale.
QUI un’anteprima del libro e QUI la nostra recensione.
Peplum, di Blutch (001 Edizioni)
Peplum è uno dei libri che hanno identificato la carriera di uno dei più stimati artisti del fumetto francese. Pubblicato in Francia negli anni Novanta, è un elegante racconto vagamente ispirato al Satyricon di Petronio, e al suo viaggio alla ricerca di una misteriosa vergine romana.
Peplum è però un’improvvisazione sui temi del Satyricon, non una semplice opera a esso ispirata o un racconto integrato nell’originale. Blutch infatti si muove nella Roma antica, ma allo stesso tempo divaga nelle tematiche, fino a toccare trasversalmente persino il cinema italiano di genere degli anni Cinquanta e Sessanta (che, quando ambientato in contesti biblici o nel periodo della Grecia e della Roma antica, assumeva proprio il nome di “peplum”).
Il libro mostra il segno di Blutch al massimo della sua parabola come autore espressionista. La pennellata, finalmente libera dalle rigidità della sua – pur vasta – carriera di autore satirico per Fluide Glacial, influenzerà di lì a poco molti altri autori (su tutti, il Craig Thompson di Blankets e Habibi), grazie a neri densi e linee istintive e intense, al servizio di una storia – o meglio, una divagazione – sul desiderio e la passione.
QUI la nostra recensione e QUI alcune pagine dal libro.
Vivo & morto, di Jef Hautot e David Prudhomme (Oblomov Edizioni)
Vivo & morto degli autori francesi Hautot e Prudhomme – tra le prime pubblicazioni della neonata Oblomov Edizioni di Igort – è un libro dalla trama apparentemente esile: dopo essere stato lasciato dalla propria ragazza, una mattina il protagonista di nome Flip decide di non scendere alla solita fermata di autobus per andare al lavoro, mettendo così in modo una catena di eventi avventurosi e a tratti rocamboleschi.
Nel mezzo di questa serie di situazioni, il protagonista si trova in crisi, come una qualsiasi persona dopo una rottura, in un costante stato di esistenza/non esistenza (vivo o morto… o forse meglio entrambe allo stesso tempo, come suggerisce anche il titolo), esplicitato dal suo essere una nera silhouette. Uno stato oltretutto comune a tanti individui nella società attuale, costretti sempre più a vivere per lavorare anziché il contrario, sembrano volerci dire inoltre inoltre gli autori.
Vivo & morto si caratterizza come una delle più sferzanti opere di satira sociale pubblicate negli ultimi anni, che riusce allo stesso tempo a colpire i lettori nella pancia (con le sue tematiche molto esplicite) e nella testa (con un ritmo narrativo molto alto dettato dalle numerose vignette per pagina e i continui giochi grafici).
QUI un po’ di pagine in anteprima.
676 apparizioni di Killoffer, di Patrice Killoffer (Coconino Press)
A 15 anni dalla pubblicazione originale, arriva in Italia l’opera più rappresentativa e nota di uno dei più apprezzati e importanti autori francesi contemporanei. Tra i fondatori de L’Association, Killoffer è conosciuto per i suoi fumetti piuttosto sperimentali, tra i quali figura anche 676 apparizioni di Killoffer.
La trama è bizzarra ma piuttosto semplice: durante un viaggio a Montreal, ossessionato dal pensiero di una montagna di piatti da lavare lasciati nella cucina di casa a Parigi, Killoffer sprofonda in un incubo in cui spuntano suoi “doppi” che lo assediano. È la messa in scena del racconto, però, a essere significativa nella resa sia grafica che narrativa: 676 “cloni” dell’autore invadono le vignette, dando vita a una serie di tavole dal grande impatto visivo.
QUI una recensione del libro e QUI un’intervista all’autore.