L’editoria italiana di fumetto, ormai sul finire di questo già vivace 2017, continua ad accogliere nuovi arrivi. Dopo il debutto di Mondadori (con Oscar Ink), Oblomov, Feltrinelli, Newton Compton – senza dimenticare il rilancio di Coconino Press – è il turno di un nuovo soggetto di piccole dimensioni ma non privo di ambizioni: Stigma.Creato su impulso di una figura di lunga esperienza nella scena del fumetto indipendente come Akab (Gabriele di Benedetto), sia in qualità di “agitatore” – co-fondatore di Shok Studio – che di autore (tra le sue ultime opere, Arca vuota e La soffitta), il nuovo marchio si presenta con una identità editoriale piuttosto composita, ma con un obiettivo preciso: produrre opere dalla forte personalità artistica.
Nel suo catalogo Stigma presenterà infatti sia autori affermati che esordienti, accomunati non tanto dai temi o dai registri – grotteschi, drammatici, surreali, espressionisti – quanto da un certo radicalismo nel disegno e nella narrazione. Dall’emergente Tiziano Angri (L’unica voce) al visionario Marco Corona, dall’esordiente Luca Negri all’irrequieto mainstream di Alberto Ponticelli, Stigma ha radunato firme che promettono esperimenti interessanti: Spugna, Squaz, Pablo Cammello, Darkam, Officina Infernale, Dario Panzeri e lo stesso Akab sono i fumettisti che, dal 2018, pubblicheranno per la nuova etichetta.
Una lineup composta da molti autori con diversi libri alle spalle, qui riuniti all’insegna di un percorso di libertà creativa che sembra quasi scivolare verso una visione da “collettivo di artisti”. Di tutto questo abbiamo perciò voluto parlare con Akab, Direttore editoriale di Stigma.
Un collettivo di autori, una piattaforma di crowdfunding, un editore: cosa è Stigma?
Tutte queste cose insieme. E molte altre. Per questa iniziativa ho infatti unito le forze con lo studio Meda 36, che si occupa di comunicazione a 360°, per ragionare su nuove strategie di promozione (e guerriglia) nel campo del fumetto. Stigma è un progetto editoriale che porto avanti da molto tempo, ed è stato affinato sia facendo esperienze in prima persona che confrontandomi con gli altri autori coinvolti su come dovrebbe essere una casa editrice “ideale”. Visto però che una simile realtà non esiste, l’abbiamo creata noi – o almeno vogliamo provarci. In alternativa, si potrebbe dirla così: “i matti finalmente gestiscono il manicomio” (del fumetto).
I nomi coinvolti sono quasi tutti professionisti affermati, già in catalogo con editori di primo piano, da Marvel a Rizzoli a Coconino. Cosa avranno di diverso i loro progetti per Stigma? E in cosa si differenzierà Stigma dall’offerta di altri editori?
Innanzitutto bisognerebbe chiedere a ognuno di loro e – ne sono certo – avremmo 12 risposte diverse. Dal mio punto di vista penso siano i progetti più personali e, in molti casi, libri su cui ciascun autore sta lavorando da anni. Realizzarli in “autoproduzione” garantisce a ciascuno un controllo maggiore. Oltre a questo, le condizioni che Stigma propone sono vantaggiose, per chi ha voglia di rischiare. Se i libri possono rappresentare dei figli, Stigma è il modo per non mandarli a scuola da sconosciuti maestri, ma crescerli e seguirli da soli…
Parlaci dello spirito dei vostri libri: quali temi e stili potranno incontrare i lettori?
Un punto di forza è che in molti siamo amici da tempo, ma abbiamo stili e punti di vista molto diversi. Una doppia fortuna. Quindi ogni libro sarà una storia a sé. Iron Kobra di Officina Infernale ha atmosfere supereroistiche ultra pop, Rubens di Cammello è grottesco e lisergico, Epos di Marco Galli è una storia epica e notturna, Sarò breve di Squaz è pieno di amaro umorismo e lucidità e così via. Siamo dei diversi in maniera non uguale (“Non tutti i diversi sono uguali”, disse Stefano Tamburini). Siamo talmente diversi che ogni libro prende forma attraverso il confronto e la lite tra noi, in una modalità che somiglia a un editing collettivo. Ciò che ci unisce davvero è qualcosa di più profondo. Che, a conti fatti, temo sia solo un medesimo, profondo malessere esistenziale/editoriale.
Con quale logica sarà organizzato il catalogo? Ci saranno diverse collane?
Per ora abbiamo pensato a due collane differenti ma intorno a un principio molto basico: una di fumetti pensati e realizzati solo in bianco e nero (e scala di grigio) e l’altra a colori. Ogni libro avrà il suo formato e le sue specifiche tecniche, oltre che grafiche. Vorrei trattarli come fossero film, con i titoli di testa ed un packaging a tema di volta in volta differente. Poi è chiaro che siamo una piccolissima realtà e non potremo fare i fuochi d’artificio cartotecnicamente parlando, ma certo saranno edizioni ben curate. Di sicuro non faremo mai delle inutili – e truffaldine – variant cover.
Quale è il piano, in termini di titoli all’anno?
Molto dipenderà dalla risposta che questa operazione avrà. Abbiamo comunque già pianificato 4 libri l’anno – uno ogni 3 mesi – e si spera di arrivare al doppio. Il primo titolo sarà Epos di Galli, con uscita intorno a marzo e pre-vendita a gennaio 2018.
La pre-vendita online sembra avere un ruolo decisivo, per Stigma. C’è però la solita questione: un meccanismo del genere rischia di premiare i “già noti” a discapito dei talenti emergenti, ancora in cerca di un pubblico…
Potrò rispondere con cognizione di causa solo dopo averlo sperimentato. Tra l’altro ancora non ho davvero ben capito quali sono i nomi noti al pubblico e quelli no, in questo ambiente. Non vorrei che, in diversi casi, si confondesse Facebook con la realtà.
Sarò ingenuo, ma ciò che guardo è il libro. Se i disegni mi dicono qualcosa o la storia mi aggancia non ha alcuna importanza se l’autore è famoso o quale editore lo abbia pubblicato. Questo per dire che mi auguro ci siano lettori in grado di capire da soli se sono interessati o meno: non siamo qua per attirare chi ha bisogno di presunti nomi di richiamo o televenditori di materassi. Non serve un guru del marketing per capire che Luca Negri, sebbene non abbia fatto ancora quasi nulla, è un talento vero. Guardo il lavoro, non serve altro.
Dal punto di vista delle condizioni economiche riservate agli autori, nel dossier di presentazione abbiamo letto un’affermazione forte: assegnare il 30% sul venduto “a partire dalla prima copia”. Non rischia, per opere pensate per un pubblico “di ricerca”, di essere un obiettivo problematico o velleitario? I costi di struttura e di distribuzione hanno un loro peso, in gran parte ineludibile.
Oggi grazie alla tecnologia è possibile spendere molto meno in costi strutturali e quindi investire di più sull’autore. Mi sento sciocco a ribadire cose che dovrebbero essere di semplice buon senso: il libro lo fa l’autore ed è lui che dovrebbe esserne il massimo beneficiario. Non certo il tipografo, il distributore né tantomeno l’editore. Poi, come ho detto, il tentativo e fare una casa editrice “ideale”. E se scopriremo che non è possibile, vorrà dire che ci saremo sbagliati. Ma credo valga la pena tentare.
Cosa comporta creare un nuovo marchio e fare scouting in un momento di crescente competizione come questo?
Sta succedendo tutto molto velocemente ma anche (nel mio caso) molto naturalmente. I libri all’inizio dovevano essere solo 4, poi sono diventati 12, ora ne abbiamo in produzione 25. Quindi che dire, se non muoio d’infarto sarà interessante vederne gli sviluppi. Credo sia in atto una guerra di fede e la vincerà chi ci crederà di più. Un po’ come in Vietnam.
Dopo la fine dell’esperienza creativa e di autoproduzione di Shok Studio (1994-1999) ti sei concentrato nella tua attività come autore, mentre con Stigma torni a fare l’editor. Come è accaduto?
Questa domanda è davvero troppo difficile per me. Almeno per ora. Preferisco non rispondere e chiudere con il rumore del vento che soffia nel silenzio, mentre me ne vado sotto la pioggia noncurante della tempesta.
Qui è possibile scaricare l’intero catalogo http://www.progettostigma.com/