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Com’è il fumetto di Over The Garden Wall

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Uno dei tanti motivi per cui la miniserie televisiva Over The Garden Wall, in onda su Cartoon Network nel novembre 2014, si era guadagnata la nomea di piccolo capolavoro era stato il coraggio con cui troncava senza mezzi termini ogni possibilità di sequel, prequel o spin-off.

Arrivati al finale di stagione tutto quello che c’era da raccontare era stato raccontato e ci si doveva, come dire, accontentare. Come se trovare in altri prodotti televisivi una conclusione di tale levatura, sia dal punto vista narrativo che meramente drammatico, fosse facile. Le bizzarre avventure dei fratelli Wirt e Greg si esaurivano in quelle ricchissime dieci puntate sospese tra gotico sudista, Silly Symphonies e una versione distorta del Miyazaki più favolistico.

over the garden wall fumetto panini

Non c’è dubbio sul fatto che, subissati come siamo di show riconfermati fino all’esaurimento della più insignificante delle idee, quella di Patrick Hale e Cartoon Network fosse stata una mossa inaspettata. Dettata forse dalla paura di non poter raccogliere il successo che invece un prodotto così particolare ha saputo meritare. Ricordiamo, tra le altre cose, l’Emmy Award del 2015 come miglior serie animata e l’enorme seguito sviluppatosi soprattutto sul web. C’è quindi poco da stupirsi se, nonostante la chiusura televisiva, nell’agosto del 2015 il primo numero della serie a fumetti omonima raggiunge gli scaffali delle librerie statunitensi.

Gli autori scelti dai Boom! Studios, specialisti nel campo di serie a fumetti tratte da show animati, fugano ogni dubbio sulla speculazione gratuita. Ai testi troviamo lo stesso Hale, creatore della serie e direttore artistico di Adventure Time, mentre alle matite Jim Campbell, storyboarder già collaboratore dello sceneggiatore e membro del noto collettivo fumettistico Meathaus.

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Un comparto artistico di tutto rispetto, ma che di per sé non risponde alla domanda che ci si sarebbe dovuti porre arrivati a questo punto: se la serie tv è definitiva, cosa rimane da raccontare? Molto banalmente, gli interstizi tra una puntata e l’altra. Definizione che può assumere un sacco di sfumature diverse, variando dalla breve avventura inedita all’approfondimento sulle origini di qualche gregario lasciato troppo in ombra.

Il risultato è quantomeno ambiguo. Non ho idea di come ci si senta ad approcciare questo volume senza aver mai visto una sola puntata della serie originale, ma dubito possa rappresentare una lettura soddisfacente. Troppo sfilacciata e svolazzante, senza un vero punto di interesse.

Se invece siete tra quelli che hanno amato senza mezze misure le avventure di Wirt, Greg, Beatrice e Fred allora queste pagine posso rappresentare un complemento perfetto. Il lavoro di Hale nell’integrare il fumetto con la serie principale è davvero notevole, e fa intuire come un sacco di ritagli di sceneggiatura originale siano finiti direttamente qui dentro.

Tono, stile, tematiche e direzione artistica non si distanziano di un millimetro dal materiale d’origine, arrivando perfino a inserire in ognuno dei quattro numeri la partitura per una canzoncina sciocca e infantile come quelle a cui ci eravamo abituati. Tra gli ospiti d’onore in questo ambito impossibile non citare il vate Pendleton Ward, uno dei nomi più importanti dietro la nuova animazione televisiva statunitense in fermento dal 2010 a oggi.

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Il fatto che un immaginario tanto potente e così ben strutturato – seppur lanciato a briglia sciolta – non possa essere utilizzato per mettere in piedi narrazioni dotate di un certo respiro è un crudele cul de sac da cui non possiamo sfuggire.

Le capacità di world building dimostrate da Hale e Campbell sono davvero notevoli, ma la decisione di non lasciare spazio a eventuali sviluppi è stata fatta ben prima che l’idea di questo fumetto si materializzasse nella testa di qualche editor. Il risultato è una costola che non potrebbe esistere senza un corpo a cui appartenere. Destino ben diverso rispetto al fumetto tratto da Adventure Time, ormai avviato lungo una propria strada ben illuminata da premi e riconoscimenti (un Eisner e due Harvey Awards, oltre a vendite lusinghiere).

Quello che rimane in questo caso è solo un buon volume, che testimonia come una nuova generazione di autori neppure trentenni abbia dato uno strappo al linguaggio televisivo paragonabile a quello dei vari Genndy Tartakovsky e Craig McCracken di ormai vent’anni fa.

Over the garden wall
di Patrick McHale e Jim Campbell
Panini Comics, 2016
128 pagine, 12.00 €

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