HomeBande DessineeLa lettera aperta dei fumettisti ad Angoulême: «Basta affari con Israele»

La lettera aperta dei fumettisti ad Angoulême: «Basta affari con Israele»

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Più di ottanta artisti e altri professionisti dell’industria, tra cui coloristi, scrittori, critici ed editori, provenienti da più di venti paesi hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata a Franck Bondoux, delegato generale del Festival international de la bande dessinée d’Angoulême. Nella missiva si richiede che vengano interrotti i rapporti della manifestazione con Sodastream, sponsor della manifestazione. L’azienda israeliana produttrice di gasatori è stata più volte oggetto di critiche per essersi stabilita in Cisgiordania, in territori palestinesi «dove gli Israeliani non dovrebbero essere».

A differenza dello scorso anno l’appello si rivolge non sono ad Angoulême, ma a tutti i festival che abbiano rapporti con qualsiasi istituzione d’Israele complice di pulizia etnica, discriminazioni e guerre.

angouleme

Tra i firmatari compaiono anche gli organizzatori del primo festival fumettistico palestinese, il Palestine Comics, inaugurato nel novembre del 2014; tra gli italiani, invece, hanno firmato Enzo Apicella, Gianluca Costantini, Pino Creanza e Igort.

Noi, fumettisti, illustratori, scrittori, editori, distributori, traduttori, critici e professionisti del fumetto, insieme alle persone di coscienza di tutto il mondo, ribadiamo il nostro appello del febbraio 2014 affinché il festival di Angoulême cessi qualsiasi interazione con la compagnia Sodastream. In più, chiediamo che il festival, tutti i festival, le convention e le celebrazioni dei fumetti a cui partecipiamo respingano qualsiasi partenariato, finanziamento o collaborazione con qualsiasi compagnia o istituzione israeliana che non promuova esplicitamente la libertà e la giustizia per i Palestinesi, così come la parità di diritti per gli ebrei d’Israele e i Palestinesi, inclusi il governo israeliano e i suoi consolati locali finché Israele continuerà a negare ai Palestinesi i loro diritti.

Oggi, Sodastream vanta con orgoglio la posizione delle loro fabbriche negli stabilimenti di Ma’ale Adumim, rendendo il territorio complice del crimine di occupazione militare. Ciononostante, anche se Sodastream, in parte grazie alla campagna di sensibilizzazione lanciata l’anno scorso, ha dislocato gli stabilimenti a Negev (dove i beduini palestinesi stanno subendo la cacciata dalle loro terre ancestrali a causa del piano Prawer voluto dallo Stato di Israele), la compagnia, insieme ad altre istituzione israeliane, sono parte di un Sistema costruito sulla pratica della pulizia etnica delle comunità palestinesi, sul razzismo e sulle discriminazioni. Sodastream, e tutte le altre compagnie israeliane, contribuiscono all’economia di uno stato che ha condotto un brutale assalto militare a una popolazione di civili a Gaza nell’estate del 2014 in cui sono rimaste uccise 2.100 persone, tra cui più di 500 bambini.

Non possiamo accettare che la nostra arte venga usata per occultare questi crimini come il ministro degli esteri israeliano ha dichiarato di voler fare attraverso la campagna ‘Brand Israel’ [propaganda atta a mostrare il volto migliore di Israele attraverso note personalità israeliane]. Angoulême, centro culturale per i fumetti apprezzato in tutti il mondo, non dovrebbe essere usato a tali scopi.

Chiediamo di nuovo che interrompiate qualsiasi collaborazione sia in atto tra il festival e Sodastream e allarghiamo la richiesta ai direttori, agli organizzatori, agli editori e alle associazioni di fumetto e illustrazione di tutto il mondo. Niente ‘soliti affari’ con Israele!

In aggiunta alla lettera è stata diffusa una dichiarazione in cui si dice che «gli atti di orrore e violenza hanno spinto gli artisti di tutto il mondo ad agire subito per un mondo dove la dignità, la libertà e la parità di tutte le genti sia rispettata e sostenuta». I capiprogetto dell’iniziativa, Ethan Heitner e Dror Warschawski, sostengono che «il movimento di boicottaggio sia un passo importante verso quella visione e chiediamo agli altri di unirsi».

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