L’Association des Critiques et journalistes de Bande Dessinée ha attribuito il Grand Prix de la Critique a Moi, assassin di Antonio Altarriba e Keko, pubblicato dall’editore Denoël Graphic.
Moi, assassin – prossimamente pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard – è la storia di Enrique Rodríguez Ramírez, ordinario di estetica e storia dell’arte all’Università dei Paesi Baschi, che all’apogeo della sua carriera universitaria e impegnato nel condurre una ricerca dall’affascinante titolo «La sofferenza della carne. La rappresentazione del supplizio nella pittura occidentale», a causa delle continue e sfibranti rivalità accademiche, decide di surclassare i suoi antagonisti mettendo in pratica una delle sue teorie più radicali: l’assassinio come opera d’arte.
La scelta dell’ACBD è caduta su un fumetto che con una feroce bicromia restituisce un ritratto al vetriolo della Spagna contemporanea, con i suoi mille problemi, non ultimo l’emergenza basca. Non a caso Altarriba – scolpendo la controversa figura di Ramírez – gli fa dire frasi del genere: «Non ho mai amato le metodologie degli anni 70, la rigidità dei strutturalisti, “la scommessa fatale della critica” ed i settarismo che ne conseguivano. Ma, la situazione attuale mi sembra ancora peggio. La Spagna sembra ritornata ai criteri e ai valori del vecchio regime, in una specie di impressionismo mistico». In un’intervista a Libération, lo stesso Altarriba, giustificandone la figura e la poetica, lo tratteggia nella sua estrema lucidità così: «La differenza tra lui e gli altri assassini… è che ne conosce la pulsione criminale. Egli tenta di sublimarla artisticamente e di liberarla da ogni motivazione estrinseca. È questo che, nella sua prospettiva, lo rende migliore degli altri, o per lo meno più sincero».
L’autore, conosciuto anche in Italia grazie a L’arte di Volare, pubblicato da 001 Edizioni, è a sua volta un professore universitario. Specializzato in letteratura francese e noto saggista e romanziere, il sessantaduenne Altarriba insieme a Keko, al secolo José Antonio Godoy Cazorla, rappresenta una delle eccellenze della rinascita del fumetto spagnolo. Nonostante ciò, la giuria dell’ACBD, composta da 84 membri, tra giornalisti e critici, ha deciso di premiare l’opera dei due autori spagnoli, scelta tra quasi 4000 titoli pubblicati nell’area francofona tra il Novembre 2013 e lo scorso Ottobre, con la seguente motivazione: «[…] un libro a fumetti, pubblicato in francese, dettato da un’esigenza narrativa e grafica, importante per la sua forza, la sua originalità e la novità del proposito e dei mezzi dispiegati dagli autori».