Roberto Recchioni
XL non è mai stata una rivista perfetta. Anzi. È stata, sempre, una rivista nata dal compromesso. Tra quello che bisognava fare per motivi commerciali e quello che si voleva fare per necessità culturali. Il risultato è stato spesso discordante e, nel corso degli anni, ha saputo scontentare tanto il pubblico più rivolto al mainstream che quello alla ricerca dell’indie. La cosa importante però, è che non ha mai scontentato entrambi questi tipi di pubblico nello stesso momento. E questo discorso vale tanto per la musica, che per XL è sempre stata l’argomento principe, che per il fumetto, che di XL è stata parte importante. E qui veniamo al nocciolo della questione: perché XL può aver parlato bene o male di fumetto. Può aver pubblicato fumetti belli o brutti. Può aver promosso una bella idea di fumetto o un’idea brutta. Ma l’ha fatto. Ed è stata la sola a farlo sul serio nel settore delle riviste generaliste. XL, sin dal suo esordio, ha dedicato uno spazio cospicuo delle sue pagine al fumetto e, soprattutto, producendone. E questa cosa non può essere ignorata. È un peccato che XL chiuda. È un peccato, in special modo, alla luce delle ragioni per cui chiude. Ed è un peccato che il gruppo che, mese dopo mese ha portato XL in edicola e che ha dimostrato di saper fare cultura per la massa, si disperda e che, con lui, vada persa tutta la sua esperienza.