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Il commento di Zerocalcare all’articolo de ‘Lo Straniero’

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Ieri, abbiamo pubblicato un articolo di Nicola Villa, pubblicato sul numero di dicembre de “Lo Straniero”, intitolato “La rivincita dei nerd. Il fenomeno Zerocalcare”. Una lunga riflessione che ha provocato un acceso dibattito in rete (e non solo). Poichè lo stesso Zerocalcare, chiamato in causa, ha scritto tramite facebook la sua opinione in merito, la riportiamo qui di seguito per completezza.

Siccome me lo chiedono un sacco di persone, scrivo una volta sola qua. Non sta a me rispondere a un articolo che cerca di interpretare un fenomeno, nel senso che per me è lecito tutto. La mia opinione è che ci sono delle cose condivisibili, al di là se mi facciano piacere o meno (pure gli schiaffi ponno fa bene nella vita), e delle cose che lo sono meno. Ci sono 2 punti e mezzo che però a mio giudizio sono proprio un ostacolo al dibattito.

1) La classifica tra Ziche, Silver e Pazienza è imbarazzante. Apparte che nella mia personale formazione Ziche e Silver hanno pesato dieci milioni di volte più di Pazienza e che non giochiamo neanche nella stessa categoria, perché loro sono due mostri sacri scolpiti sul monte rushmore e io sono uno che sta provando a campare coi fumetti da un paio d’anni, per favore, lasciate stare Pazienza. Accannate. Lo torturate e vilipendete il suo cadavere continuando a citarlo ogni volta che esce un autore nuovo.

2) La parte sui centri sociali è monnezza senz’appello. Luoghi “dove giocare al gioco del purismo e del massimalismo senza voler cambiare veramente ciò che è fuori, accontentandosi del laboratorio sociale permanente e ininfluente: il centro sociale come contenitore autoreferenziale di esperimenti e eventi giovanili.”
A parte che il centro sociale è il contrario esatto del luogo del purismo, è il luogo delle contraddizioni e della verifica continua e della ricerca dell’equilibrio tra l’utopia e la realtà (del territorio, della strada, delle relazioni…) , ridurlo a contenitore di esperimenti ed eventi giovanili è semplicemente scorretto. Se non altro perché, in un paese che si appassiona solo alla decadenza di Berlusconi, l’universo degli spazi occupati e in genere dell’autogestione è stato l’unico a portare in piazza oltre centomila persone sulle istanze della casa e del reddito ed a cercare di dare una risposta concreta (insufficiente, emergenziale e lacunosa probabilmente) all’emergenza casa, occupando case capaci di dare un tetto a migliaia di famiglie, compresi anziani e bambini, che non mi sembrano riconducibili ad “esperimenti ed eventi giovanili”.

3) Questo è il mezzo punto, che è un’osservazione: la parola hipster non vuol dire un cazzo. Ormai viene agitata ed affibbiata a qualsiasi fenomeno a seconda del gusto personale di chi la usa. Io me vesto colle tute acetate dell’adidas e le felpe di decathlon, c’ho la boccia da quando ho 17 anni, non ho nemmeno idea di a cosa somigli la musica “indie”, nella vita sono stato solo a concerti di ciccioni sudati pelati e violenti, e schifo il pigneto come luogo di socialità. Abito a Rebibbia da quando so’ nato e qui la parola hipster manco sappiamo che cazzo significa. E non ho mai strizzato l’occhio, nella vita come nei fumetti, ad un’estetica di quel tipo. Quindi va bene tutto, ma anche no.

Di questi tre punti, il secondo è l’unico che considero veramente fondamentale. Il primo è per rendere giustizia a Ziche e Silver, il terzo è un mio rodimento di culo personale. Su tutto il resto si può dibattere, ci sono spunti interessanti e cose che fanno riflettere (che mi sono già posto da tempo, io per primo, a dire il vero), e su cui si può arrivare a conclusioni diverse.

La profezia dell'armadillo - Thumb

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