di Giorgio Trinchero
Durante Lucca Comics & Games, uno dei padiglioni più originali, e dall’identità più netta, si chiama Self Area. Si tratta del padiglione destinato alle autoproduzioni, e per descrivere cosa è stato possibile vedere in quegli stand abbiamo chiesto aiuto a uno degli espositori. Uno standista – e autore – presente in quegli spazi da ormai diversi anni, Giorgio Trinchero, fresco vincitore del Premio Self Area 2013 assieme al gruppo di fumettisti di Mammaiuto.it, che ha fatto per noi anche un reportage fotografico.
La Self Area è il padiglione migliore di Lucca Comics. E questo non perché una simile affermazione nasconda motivazioni stucchevoli del tipo “perché è pieno di giovani di belle speranze, energia, ingenuità”, ma per un dato tecnico preciso: l’esistenza di corridoi dietro agli stand.
I visitatori, forse, non se accorgono nemmeno. Ma per gli espositori, che passano quattro giorni dietro il proprio banchino, quei corridoi sono un luogo magico e segreto, dove ogni cosa è possibile. Chiacchierare con la concorrenza, mangiare biscotti, essere assaliti da orsi, leggere, eseguire concerti, baciarsi, litigare, ridere, dormire, giocare a carte non collezionabili, nascondersi da avventori prolissi.
La Self Area tende ad essere descritta da chi non ci entra come un luogo inospitale, angusto, con pochi visitatori, pieno di manga fatti a Poggibonsi e illusioni infrante. Invece, io ho vissuto in un padiglione in cui convivono tutte le realtà del fumetto in embrione: dal minimal-chic berlinese fino al trash-core maremmano. I ragazzi di Delebile hanno una produzione spaventosa, editorialmente ineccepibile, editano in più lingue storie brevi e raccolte antologiche. Per loro, solo una richiesta: vorrei più ciccia, fatemi delle monografie corpose. Da O-Ink ho trovato il primo volume di una versione vittoriana franco-manga di Robin Hood, più di 100 pagine a colori, lettura godibilissima e sforzo produttivo non indifferente. Su Amenità #3 c’è il Guarnaccia: il più giovane grande fumettista di sempre.Poi penso a Slowcomix, con l’opera prima di Andrea Barattin. Manticora propone un lavoro obliquo, Spine, dal classico formato a striscia: disegno e colore gommoso e avvolgente, che parte come serie di gag e diventa (purtroppo?) un documentario naturalistico; ovvero perde efficacia narrativa, ma resta un fumetto interessante. Canemarcio ha un livello di consapevolezza grafica molto alto, derivativo ma con intelligenza. Ne La Gaia Fantascienza recuperano stilemi della fantascienza classica nel tentativo di trascendere il genere… un’operazione che possiamo considerare un classico dei giovani collettivi, nella quale emerge inquietante e demenziale la storia di Ro Ber To. Sara Menetti presenta per Katlang un meraviglioso carnet de voyage a Tokyio. Teiera ha portato a Lucca Ten Step In The City, confermando la meticolosa cura editoriale cui ci hanno abituato, e anche che sia possibile realizzare progetti antologici sensati.
Arrivati a questa edizione, insomma, abbiamo la conferma che la Self Area non ospita ragazzini con fanzine rilegate male, ma realtà autoriali e collettivi che hanno come ambizione primaria la produzione di fumetti, e che vorrebbero preoccuparsi più della qualità delle loro proposte che del numero di copie vendute. Attitudine che comunque non gli impedisce di esaurire le tirature. Ecco perché anche Sauro Ciantini con il suo Palmiro, Scapigliati e la sua Vincenzina, e Mammaiuto, che è formata da addetti ai lavori non proprio giovanissimi, si trovano a loro agio nei corridoi nascosti della Self Area. Il camerino dove ci si rinfranca dal grande spettacolo del fumetto autoprodotto non fa differenze di genere e età: se ami i fumetti, sei il benvenuto.
E poi l’area pro è vicinissima e ti danno i caffè gratis.)
Una gallery degli stand: