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Gnam!: un’abbuffata di fumetto indie [anteprima di una storia di Spugna]

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Uscito a cavallo tra le scorse edizioni di Lucca Comics e BilBOlBul, il nuovo numero della antologia B Comics è un interessante e complesso spaccato sull’attuale panorama fumettistico indipendente italiano.

Maurizio Ceccato e il suo Studio IFIX curano il progetto, mantenendo il già ottimo livello del capitolo precedente, intitolato Crack! Gli autori presenti in Gnam! sono: Cammello, Francesco Caporale, Emanuele Giacopetti, Roberto Grossi, Maurizio Lacavalla, Lorenzo Mo’, Mattia Moro, Margherita Morotti, Emanuele Racca, Simone Pace, Spugna, Cecilia Valagussa.

In esclusiva, vi facciamo leggere buona parte della storia breve di Spugna.

Ceccato definisce l’intero progetto B Comics come «un’utopia che si aggirava fin dai primi anni Novanta tra fanzine, festival, qualche performance e un paio di allegati in forma sperimentale sulla rivista Drome.» La prima uscita nasce da un’idea di cinque anni prima, «quando, nel 2010, virai su Watt senza alternativa, altra utopia su carta. I tempi sono divenuti maturi quando, dopo vari incontri con decine di autori che si sono affacciati allo studio IFIX da ogni angolo della penisola (isole comprese), abbiamo cercato di capire come convogliare e che forma dare a questa energia. Un lavoro durato mesi alla ricerca di giovani autori italiani e, in simbiosi con tutti loro, in uno scambio continuo tra telefonate, skype, incontri dal vivo e mail su come girare e capovolgere storie e districare segni che potessero infine arrivare e fermarsi sulla carta in una forma fruibile»

L’antologia è vista qui come «una mappa di segni diversi, autarchici, fuori dalle mode indigene, con un solo obiettivo: raccontare delle storie a fumetti». A fare da linea guida, sottile file che unisce le storie e spirito guida è il concetto di onomatopea: Crack! nel primo volume, Gnam! nel secondo.

«L’unica ricerca è il contatto con i segni. Se [gli autori] fanno parte del nostro alfabeto possiamo aiutarci a capire come srotolare una storia e a farli combaciare con i segni adottati», è questo l’unico, apparentemente semplice, ma personalissimo criterio che permette la scelta dei fumettisti da coinvolgere. La selezione avviene «dal web, sui blog o in presa diretta nello studio o anche grazie al nostro appuntamento di scouting live: “Unplugged”; dove invitiamo disegnatori, illustratori e chi ha voglia di mettersi in gioco a mostrare i propri lavori proiettati su un grande schermo». Fatto sta che tra queste pagine possiamo vedere all’opera uno dei nomi più apprezzati durante quest’anno, Spugna, insieme ad altri giovani che si faranno – e stanno facendo – distinguere, grazie a un segno e a idee originali, come Lorenzo Mò, Cammello, Mattia Moro. Lo schema è collaudato, basti pensare che il numero precedente ospitava già Martoz, Fabio Tonetto, Simone Angelini, Matteo Berton.

Leggi anche: B comics – Fucilate a strisce, di Aa.Vv.

BcomicsGNAM

La visione di Ceccato è singolare, definisce il suo rapporto con gli autori come quello di un «infermiere». «Cambio la sacca del sangue e faccio le iniezioni. Non cerco di mettere a disagio l’autore, il più delle volte inesperto su come si “produce” una storia ma, cerco di mettere a disposizione la mia esperienza e tutti quegli strumenti, non solo visivi e narrativi di cui ci nutriamo quotidianamente che non siano solo i fumetti. E ribaltarli».

E la particolarità del suo approccio si sente; è difficile catalogare l’esperienza B Comics, i termini vanno stretti «non è una rivista. Nè un catalogo o un’antologia. Direi un laboratorio su carta (riciclata da 140 grammi) che ricerca dei segni contemporanei associati a un linguaggio complesso come il fumetto. Fotografiamo lo stato attuale dello stivale senza compromessi con le mode o con le aree geografiche e senza essere dirottati dall’essere compiacenti con alcuno».

Uno sketch di Spugna dalla lavorazione della sua storia.
Uno sketch di Spugna dalla lavorazione della sua storia.

Se si vuole – e se si presta la giusta attenzione a ogni dettaglio del libro – il progetto appare come una sorta di manifesto, le parole enfatiche di Maurizio lo confermano: «Siamo a colori. Siamo in formato cinerama. Siamo alla ricerca costante di forme. E non abbiamo paratesti in formato piaggeria. Giudicate voi».

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