Ieri, 11 ottobre, negli Stati Uniti è andato in onda il primo episodio (di sedici) della sesta stagione di The Walking Dead (che stasera verrà trasmessa anche in Italia da Sky). Dopo averla vista cerchiamo di fare il punto su cosa c’è da aspettarsi e proviamo a ipotizzare come evolverà la serie tv.
Dove eravamo rimasti
Fondamentalmente, Rick Grimes aveva dato di matto. Nella comunità di Alexandria la situazione si era fatta a dir poco pressante, soprattutto per il contrasto – gestito con poca diplomazia e scarsa fiducia – creatosi tra l’idea di giustizia del gruppo di Rick e quella degli abitanti dell’apparentemente pacifica comunità che li aveva ospitati.
L’ultimo episodio della quinta stagione si era chiuso con la scena notturna in cui gli abitanti di Alexandria erano riuniti allarmati dalla presenza di zombie all’interno della città. La tensione era salita; mentre Rick cercava di convincere gli abitanti a combattere, un ubriaco Pete (il medico che maltrattava la moglie difesa da Rick) si era fatto avanti intenzionato a uccidere il nostro. Aveva finito invece per uccidere il marito del sindaco, che aveva ordinato a Grimes di uccidere Pete, il quale eseguì senza esitazione. Nel frattempo, era arrivato il misterioso Morgan.
Com’è il primo episodio della sesta stagione
[Spoiler] Dopo un breve riepilogo d’ordinanza, l’episodio inizia in modo spettacolare, con musiche epiche ad accompagnare l’assalto a un’orda immensa di zombie all’interno di una cava. Ma sembrerebbe solo un flashforward. Si torna poi alla notte con cui si era chiusa la stagione precedente. Scesa la tensione, i toni sono cupi, le immagini in bianco e nero, la musica lenta di pianoforte.
Prosegue poi la narrazione con la regia dai ritmi frammentati e incalzanti che già aveva contraddistinto le due stagioni precedenti, in questo caso alternando linee temporali diverse distinte dal colore (successiva) o dal bianco e nero (antecedente).
Inizia il lento processo di conoscenza di Morgan: lui e Rick si conoscono da tempo (incontratisi subito dopo lo scoppio dell’epidemia). I due sembrano andare d’accordo, verso la fine dell’episodio Rick gli lascia anche prendere in braccio la figlia, introducendolo come «un amico». Morgan è sempre accomodante all’inverosimile (ma quasi subdolo). Escono insieme per seppellire Pete, e scoprono qualcosa che li terrà sicuramente impegnati negli episodi a seguire, un vaso di Pandora che siamo certi non esiteranno a scoperchiare: una grossa cava colma di zombie. Il buon senso forse suggerirebbe di lasciarli tutti lì, ma lo spettacolo deve andare avanti, e il modo migliore per farlo decollare è scoperchiare quel vaso. Questo è in buona parte ciò che mostrano le sequenze in bianco e nero, successive alla notte di crisi con cui si era chiusa la stagione precedente. Le scene a colori mostrano momenti di azione serrata, apparentemente sconnessi tra loro.
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Il primo episodio di questa stagione appare in parte come un grosso e serrato teaser di ciò che dovremmo aspettarci. È un racconto non lineare, ma sicuramente avvincente, in cui oltre a costruire e arricchire certi personaggi (la coralità della narrazione non sembra esaurirsi) si accresce la tensione.
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Come evolverà la serie
Lo show è in continua evoluzione (narrativamente parlando). Piaccia o meno, regia e sceneggiatura sono sempre in cerca di soluzioni nuove e più complesse ogni volta rispetto alla stagione precedente. Del resto, è anche la sfida del fumetto, quella di portare un genere a grosso rischio di prevedibilità come l’horror a confronti con i ritmi non sempre serrati della serialità. Nel suo schema – tutto sommato non più così ripetitivo – l’indagine nella umanità dei protagonisti si intensifica con pathos e complessità. Il primo episodio lascia intendere un serrato equilibrio tra introspezione nelle scelte umane e spazio per l’azione. Se questa alternanza verrà gestita con i ritmi di questa prima ora della stagione, ci sarà da aspettarsi una stagione avvincente; a costo di apportare una maggiore linearità al racconto, poiché la spietata frammentarietà di queste prime scene può essere giustificabile solo nel contesto di una introduzione.