«Sinceramente non so chi sarei ora se, a 22 anni, non avessi intervistato Douglas» – ha detto Neil Gaiman a New York lo scorso 3 marzo, durante la 13ª Douglas Adams Memorial Lecture, una manifestazione che ogni anno ricorda lo scrittore di Guida galattica per gli autostoppisti, Douglas Adams, scomparso nel 2001 all’età di 49 anni.
Da quell’intervista di 30 anni fa sarebbe poi stato scritto il saggio Niente Panico, una sorta di doppia biografia in cui Gaiman racconta la nascita e l’evoluzione della Guida galattica per gli autostoppisti come se fosse un organismo vivente e, parallelamente, la storia del suo autore.
Durante la sua lettura, intitolata Immortality and Douglas Adams, Gaiman ha raccontato del suo incontro con lo scrittore, avvenuto nel 1983, e di come gli abbia cambiato la vita. A quell’epoca, l’oggi noto autore di Sandman e American Gods era un giovane giornalista di belle speranze. «Mi aspettavo una persona acuta, intelligente e molto stile BBC, qualcuno che avrebbe potuto ricordare la voce della Guida galattica. Sono stato accolto sulla porta da un uomo molto alto, con un grande sorriso e un grande naso un po’ storto, molto goffo ma vivace, come se nonostante la sua dimensione ridicola stesse ancora crescendo».
«Era gentile, era divertente, e parlò… mi mostrò le sue cose.» – Ha ricordato Gaiman – «Era molto appassionato di computer, una cosa che a malapena esisteva in quel periodo. Era goffo. Rischiava di inciamparsi fra le cose o di cadere, o sedersi improvvisamente sopra qualcosa e romperla. Era notoriamente in ritardo per con le scadenze e non ha mai dato molto l’impressione di godersi l’atto di scrivere».
Nonostante il successo di libri come Guida galattica per gli autostoppisti, Adams non ha mai voluto essere un romanziere ha detto Gaiman. «Scrivere romanzi è una professione che ha fatto a malincuore, una cosa in cui era inciampato per caso. Penso che forse Douglas sia stato un futurologo o un interprete. Un giorno forse ci renderemo conto che il lavoro più importante che ci sia, è qualcuno che possa spiegare il mondo al mondo stesso, in un modo che il mondo non possa dimenticare».
Per Gaiman Adams era un genio: «Non ho conosciuto molti geni in vita mia. Qualche personaggio brillante e intelligente, di cui solo una piccola manciata classificherei come geni. Fra questi metto Douglas, perché vedeva le cose diversamente ed era in grado di comunicare come le vedeva. Una volta che le aveva spiegate era quasi impossibile guardarle con gli stessi occhi di prima».
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