Anche nella tavola di Little Nemo del 26/12/1909 assistiamo a una sequenza teatralizzante, con bellezze neoclassiche elleniche che consentono a McCay di sfoggiare tutto il proprio gusto decorativo, consapevolmente Art Nouveau.
Inoltre, vale la pena qui sottolineare una singola, splendida immagine finale – l’anno 1910 che appare all’orizzonte impresso sopra un “dio” sole – che attira lo sguardo al punto da sollecitarci a “estrapolarla” per soffermarci sui dettagli del tratteggio. Questa tecnica sarà molto praticata da McCay per le illustrazioni in bianco e nero della serie “Sermons on Paper” (raccolte in Daydreams and Nightmares), con cui soprattutto negli anni Venti troverà soluzioni sorprendenti per sottolineare contrasti di luce dall’aura magica e spirituale.
In questa vignetta – che nella nostra memoria fumettologica echeggia in un’altrettanto celebre vignetta di Carl Barks (in Lost in the Andes) – Nemo e la principessa sono come immaginari sacerdoti posti sopra una gigantesca torre che pare voler rievocare, al di là della reale ortodossia architettonica, piramidi come quelle dei Maya. Un orizzonte architettonico che pare sconfinato, dal chiaro sapore metafisico.