Chiuso il lungo ciclo di storie sceneggiate da Nick Spencer, culminato con Cap Hydra e il crossover Secret Empire, Capitan America aveva bisogno di una svolta che lo riportasse alla “normalità”. Per ripristinare lo status quo del personaggio, la scelta più ovvia che in Marvel potessero fare era chiamare un autore di stampo classico, buon conoscitore del personaggio e della storia editoriale della casa editrice in generale. Chi meglio di Mark Waid, sceneggiatore veterano con un curriculum chilometrico che in carriera ha messo le mani praticamente su qualsiasi supereroe della casa delle idee?
L’uomo giusto nel posto giusto, insomma, capace di storie classiche ma brillanti, sia in passato che in tempi recenti, come ha dimostrato con il suo notevole ciclo su Daredevil. Alle matite troviamo un altro autore dallo stile piuttosto classico: Chris Samnee, con il quale peraltro Waid aveva già lavorato su Daredevil e Vedova Nera.
La coppia non aveva solo il compito di riportare Capitan America ad avventure più canoniche, ma anche e soprattutto di firmare una storia che avesse come suo culmine il celebrativo albo 700 della testata, avendo a disposizione solo 6 numeri. Una manciata di pagine in cui Steve Rogers torna a inforcare la propria moto per un giro attraverso la provincia americana, finendo per scontrarsi contro nemici un po’ improbabili: lo Spadaccino, un personaggio minore creato nel 1965 da Stan Lee e Don Heck sulle pagine di Avengers; Kraven il cacciatore, un cattivo davvero inusuale per Capitan America; il Rampart, un’organizzazione terroristica e suprematista creata ad hoc da Waid, che a sorpresa si rivelerà il fulcro della vicenda.
Sorpresa nella sorpresa: proprio durante lo scontro con il Rampart, la storia si sposta nel 2025, in un’America post-apocalittica devastata dalla guerra. In questo scenario, toccherà a Capitan America guidare un gruppo di rivoltosi alla riconquista degli Stati Uniti.
Waid e Samnee hanno sfruttato questo twist per lavorare sugli aspetti principali del personaggio: l’eroismo e il patriottismo. Da una parte abbiamo infatti un Capitan America che combatte i nemici in un tripudio di pose plastiche rese dal disegnatore in iconiche splash page. Dall’altra ci sono i testi di Waid, con al centro la più classica visione dell’incarnazione del mito a stelle e strisce, che mette il proprio paese sopra ogni altra cosa e si batte anche quando pensa di non poter vincere.
La storia, purtroppo, si è rivelata essere solo una parentesi nel percorso editoriale di Capitan America. Il personaggio è stato infatti rilanciato subito dopo in pompa magna con un nuovo corso sceneggiato dallo scrittore afroamericano Ta-Nehisi Coates, già apprezzato sulle pagine di Black Panther e divenuto nel frattempo uno degli autori di punta di Marvel Comics.
Questo non ha consentito agli autori una narrazione più ampia, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte della storia, quella ambientata nel futuro. Lo scenario inedito e il nutrito cast di comprimari concepiti vengono soffocati dalla rapidità degli eventi dettata dall’esiguo numero di pagine. Un peccato, vista l’inventiva con cui è stata concepita l’intera vicenda, che sembra in parte figlia delle storie un po’ pazze e imprevedibili realizzate da Jack Kirby negli anni Settanta. Avventure rocambolesche in cui Capitan America rimaneva incastrato senza volerlo in eventi catastrofici e ne usciva vincente dopo sfide mortali. Su tutte, l’epica Bomba di follia.
Quella raccontata da Waid e Samnee si rivela dunque una breve storia autoconclusiva, le cui potenzialità difficilmente torneranno a essere riprese da altri. Rimane comunque uno spaccato delle tante possibilità che un personaggio come Capitan America offre, oltre che una piacevole storia godibile a prescindere dalla continuity.
L’avventura è stata raccolta da Panini Comic nel volume intitolato La patria dei coraggiosi, che comprende anche la storia successiva firmata da Waid e Leonardo Romero insieme a un nutrito cast di autori per i flashback. È un racconto ambientato ancora una volta nel futuro, dove il protagonista è Jack Rogers, discendente di Capitan America, alle prese con il Teschio Rosso e un complotto ordito dai Kree per conquistare la Terra.
Si tratta una storia a sé, ispirata al passato e al futuro del personaggio, che prova a immaginare il retaggio di Steve Rogers sul mondo di domani e ne celebra il mito. Una parentesi nella parentesi, ben realizzata ma tutto sommato dimenticabile, forse creata per dare il tempo a Ta-Nehisi Coates di preparare il suo debutto sulla testata.
Capitan America: La patria dei coraggiosi
di Mark Waid, Chris Samnee e Leonardo Romero
Traduzione di Pier Paolo Ronchetti
Panini Comics, giugno 2019
Cartonato, 248 pp., colore
25,00 €
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