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“Cronache del Dopobomba”, distopia e black humor secondo Bonvi

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Siamo all’inizio del 1973, in pieno boom delle riviste di fumetto d’autore. A Linus sono seguiti Sgt. Kirk, Eureka, Horror, Il Mago e molte altre. Ogni editore ha provato la sua formula; alcune funzioneranno e proseguiranno per tutto il decennio, altre si spegneranno dopo pochi numeri. Anche la casa editrice Dardo, che pubblica soprattutto fumetti umoristici e western, vuole entrare in quel mercato e commissiona allo studio Playcomics, ovvero a Bonvi, la realizzazione di una nuova testata.

Si chiama Undercomics, è un tabloid, di dimensioni quindi maggiori rispetto a tutti i concorrenti, ma è destinata a un successo decisamente ingiusto: un solo numero, un numero zero, di prova, poi kaputt. Eppure Bonvi ha chiamato a collaborare Francesco Guccini e Guido Buzzelli, Marcello Toninelli, che riprova a pubblicare per la seconda volta il suo Dante, Victor Sogliani dell’Equipe 84 a scrivere una rubrica sportiva, e nel primo numero avrebbe esordito il suo assistente Silver con la sua serie La fattoria dei McKenzie. Lui stesso si era impegnato in prima persona con una storia breve e con le prime strisce di una nuova serie, intitolata semplicemente Dopobomba.

undercomics bonvi guccini
Undercomics 0, Dardo, 1973. Il numero di prova del giornale – formato tabloid, 30×40 cm – venne distribuito solo in area milanese.

È un momento particolare della carriera di Bonvi. Arrivato alla striscia 1450 delle Sturmtruppen ha deciso di abbandonarle. Anche Nick Carter e Cattivik sono agli sgoccioli e l’autore ha voglia di creare qualcosa di nuovo, con un taglio più adulto. Inventa quindi questo fumetto umoristico impregnato di humor nero, con protagonisti gli abitanti di una terra distrutta dalle radiazioni.

È un’opera troppo strana, troppo avanti sui tempi, perché il mercato italiano all’epoca la possa apprezzare. Per questo il progetto viene portato avanti non in patria ma in Francia già nel 1974; rispetto a quelle di Undercomics, le nuove tavole sono senza parole, per facilitare la pubblicazione all’estero.

Nel 1976 Après la bombe viene inserita da Glénat nella rivista Circus e ripubblicata poi in due album nel 1979 e nel 1981. Nel 1977 Bonvi vince, così, a Bruxelles il suo secondo Prix Saint-Michel come miglior disegnatore straniero.

Il titolo italiano Cronache del dopobomba riprende quello del celebre romanzo di Philip Dick Dr. Bloodmoney, or How We Got Along After the Bomb del 1965. Viene assegnato alla serie nel 1975, quando viene finalmente pubblicata su Eureka, la rivista d’autore dell’Editoriale Corno che già ospitava le Sturmtruppen.

Il secondo volume dell’edizione francese di Cronache del dopobomba

Le Cronache del dopobomba è forse l’opera più sperimentale dell’intero corpus bonviano. Mostra umani, animali, mutanti, piante, alle prese con la lotta quotidiana per la sopravvivenza in un mondo postapocalittico. Gli uni mangiano gli altri, senza risparmiare donne e bambini, che anzi sono i più cruenti di tutti. Libero dai vincoli della pubblicazione su giornali per ragazzi, Bonvi si sbizzarrisce con sesso, escrementi e violenza, disegnati con uno stile più sporco del solito.

Per staccarsi completamente dalle Sturmtruppen e da Nick Carter opta per una griglia particolare, sviluppando la striscia in verticale. Le tavole ospitano ciascuna tre vignette strette e larghe, che occupano quasi tutto il foglio; l’inquadratura è quasi sempre fissa, con pochissimi movimenti di camera, tanto che i fondali sono spesso fotocopiati da una vignetta all’altra. Il risultato è molto cinematografico, o, meglio ancora, teatrale, diversissimo da tutte le sue opere precedenti: predominano i campi lunghi e le figure intere, l’azione è sempre mostrata nella sua interezza. Inoltre, all’umorismo prevalentemente verbale dei soldaten tedeschen contrappone un fumetto quasi muto: sono pochissime le parole e le scritte, se si escludono le frequenti e ingombranti onomatopee.

Una delle tavole di Cronache del dopobomba dal catalogo dell’asta di Urania dedicata a Bonvi

Più ancora che con le Sturmtruppen o con le Storie dello spazio profondo, nelle Cronache del dopobomba Bonvi spara a zero sui comportamenti degli uomini del Ventesimo secolo. Nelle centinaia di tavole non mancano attacchi al capitalismo, al consumismo, al razzismo, sempre all’interno di una cornice distorta, esagerata e tragicamente umoristica.

Ma lo scopo principale della serie, per l’autore, è lanciare un grido d’allarme ecologista, come confessa all’amico Red Ronnie in un’intervista per il programma Be Bop a Lula (le Cronache negli anni Ottanta uscirono anche sulla rivista omonima, curata dal conduttore). Quello che preoccupa Bonvi non è un possibile olocausto nucleare ma il proliferare dei rifiuti e la distruzione dell’ambiente, che condurranno l’umanità alla distruzione. «Il Dopobomba è una scusa. – dice serissimo – La bomba non verrà mai: verrà la merda!»

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Questo articolo è pubblicato sul catalogo dedicato a Bonvi della dodicesima asta di Urania Casa d’Aste, la prima asta al mondo dedicata all’autore modenese, che si svolgerà a Lucca il 30 ottobre 2019 in occasione di Lucca Comics & Games.

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