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Mercoledì 3 luglio 2019 è uscito negli Stati Uniti il numero 193 di The Walking Dead, che, come anticipato, mette la parola fine alla saga horror di Robert Kirkman.
Il numero è ambientato diversi anni dopo i fatti narrati nell’albo precedente. Qui gli insediamenti umani si sono espansi, diventando sempre più sicuri, mentre gli zombi sono quasi del tutto scomparsi. Rick Grimes è celebrato come un eroe, Maggie è diventata presidente ed Eugene sta partecipando alla costruzione di una ferrovia che collegherà le coste degli Stati Uniti.
La storia di questo numero si concentra principalmente su Carl, ora sposato con Sophia e papà di una figlia di nome Andrea. Un giorno, Carl si imbatte in uno zombi vicino alla sua casa e lo uccide. In seguito scopre che lo zombi apparteneva a Hershel, il figlio di Maggie, che ora gestisce un spettacolo itinerante con zombi tenuti in cattività. Carl viene così denunciato per aver ucciso il non morto, considerato proprietà privata. Viene formalmente assolto, ma condannato a trovare e donare a Hershel un nuovo zombi. A questo punto, sopraffatto dalla rabbia, Carl decide di uccidere tutti gli zombi di Hershel.
Per rispondere delle sue azioni Carl viene portato a un’udienza davanti alla corte suprema presieduta da Michonne, la quale lo scagiona dopo aver pronunciato un lungo discorso sui tempi in cui i due hanno combattuto per donare un futuro al paese. Tornato a casa, Carl mette a letto sua figlia leggendole una storia: quella di suo padre, Rick Grimes, salvatore dell’umanità. Così termina la saga di The Walking Dead.
In coda al numero, come riportato da IGN, c’è un lungo testo di Kirkman, in cui l’autore ringrazia e saluta i lettori, ammettendo di aver preferito terminare la storia ora, quando gli sembrava che avesse raggiunto la sua naturale conclusione, invece che trascinarla fino al numero 300, come aveva inizialmente pensato.
«In un certo senso, uccidere questa serie è stato come uccidere un personaggio importante. Molto, molto più difficile … ma la stessa sensazione. Non vorrei farlo. Mi piacerebbe andare avanti – scrive Kirkman – ma la storia mi sta dicendo cosa vuole e di cosa ha bisogno. Deve andare così, che io lo voglia o no, mi sembra giusto e allo stesso tempo terribile.»
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