Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica è ospite Maicol & Mirco, nome d’arte dietro cui si nasconde il fumettista Michael Rocchetti. Partito come duo insieme a Mirko Petrelli, Maicol & Mirco ha fatto parte del collettivo Superamici (in cui militavano Ratigher, Tuono Pettinato, Dottor Pira e LRNZ). È autore de Gli Scarabocchi, vignette che sono anche state adattate per il teatro, e delle opere Il suicidio spiegato a mio figlio, Palla Rossa e Palla Blu, Il papà di Dio e Gli Arcanoidi.
Come mai hai scelto questa tavola?
Perché è una tavola magistrale. Contiene tantissimi segreti per fare del grande fumetto. Una pagina esplosiva.
Da dove proviene?
La pagina è tratta da Daffy n.9, Editrice Cenisio, maggio 1980. Un piccolo spillato di avventure Warner Bros. Ne possiedo a decine. Dentro questi libretti si nascondono tanti meccanismi “da fumetto perfetto”.
Ce la descriveresti un po’?
Prendiamo questa paginetta di sole tre vignette. Nella prima vignetta, grande come tutte le prime vignette dovrebbero essere, abbiamo immediatamente esposti tutti gli ingredienti della storia. Come una buona ricetta che mette subito avanti i propri ingredienti, con le giuste quantità.
Cosa vediamo? Un papero-protagonista leggere il giornale, una passeggiata notturna in un boschetto, un leone-nemesi attendere pericolosissimo dietro un cespuglio. Un qualunque banale autore avrebbe dosato questi ingredienti per tavole e tavole, centellinandoli, mostrando il papero uscire di casa, acquistare il giornale, sprofondarsi nella lettura e infine – solo infine – far spuntare il pericolo leonino.
In questo tipo di storie qui, non si allunga mai il brodo, tutto accade subito, la storia aggredisce il lettore. Ma la prima vignetta non finisce mica qui! L’autore (o gli autori) inseriscono un altro elemento dirompente: il titolo del giornale perfettamente leggibile e non composto da simboliche “righine”. Il lettore può autonomamente leggere la notizia, senza doverla attendere tradotta dalle labbra di Daffy.
Ma non finisce chiaramente qui! Il titolone è sì leggibile, ma capovolto! Questo permette all’autore di giocare ulteriormente col lettore, invitandolo a capovolgere il giornalino per leggere per bene il quotidiano, facendoci compiere il più naturale dei gesti in questa situazione: sbirciare cosa legge qualcuno seduto vicino a noi. «Il Gazzettaccio. Attenzione un leone ferocissimo è fuggito dallo zoo…»
Così capiamo che non solo c’è un leone dietro il cespuglio, ma che è anche pericolosissimo! Tutto in una vignetta! Ultimo miracolo tecnico è l’espressione di Daffy: completamente serafica. Questo perché l’autore, con i suoi trucchi da autore, permette a noi lettori di leggere il giornale ben prima del nero paperotto, il quale si avvia tranquillo verso il grosso guaio che è il piatto forte di ogni ghiotta avventura.
Passiamo ora alla seconda vignetta. Grande un quarto della precedente e gemella della seguente. Qui succede tutto ciò che viene promesso nel primo riquadro. La nemesi aggredisce il protagonista, il quale scopre terrorizzato il pericolo che ci era già stato giocosamente spifferato. Il paesaggio diventa un indizio di cespuglio, non occorre essere graficamente più precisi. Siamo in un bosco con il leone, è notte e probabilmente si è soli. ROOOAARRR! AAAIUT! Qui il giornale torna a essere un simbolo, i titoli si amalgamano in tante lineette. Quello che c’era da leggere si è letto.
Terza vignetta. Il giornale qui diventa protagonista, inserendosi in una danza tra due accaldati ballerini. Diventa enorme, e mostra di nuovo il titolone. Perché? Perché è un fumetto popolare, destinato a chiunque, e le informazioni fondamentali vanno sempre ribadite chiaramente. Anche più volte. Se con il titolo capovolto iniziali eravamo stati invitati a giocare, con questo titolo ben leggibile si è costretti a sapere. Tanto che il papero gracchia: «Cuac! Non potevo leggerlo prima, no?». Siamo certi che molti ragazzini scorgendo la notizia capovolta nella prima vignetta abbiano gridato al papero: «Attendo Daffy! C’è un leone! Leggi il giornale! Attento! È davanti a te!»
Un vero fumettista sa giocare con il suo pubblico, sa bene che si possono attivare di continuo giocosi meccanismi di lettura. Servono ad attivare lo spettatore, ad eccitarlo e renderlo partecipe e maggiormente attento.
Ci sono altri aspetti che ti hanno colpito?
Si potrebbe disquisire anche sul titolo, ma non siamo certi sia farina del sacco dell’autore, potrebbe essere invenzione del traduttore. Comunque Gratitudine… Eterna! è un titolo duplice e divertentissimo.
“Gratitudine” rimanda a quello che succederà via via nella storia: il leone non è cattivo perché cattivo, ma perché sofferente per una spina nella zampa (un classico). La belva sarà quindi poi grata a Daffy per avergliela poi estratta. Però “eterna” capovolge tutto, giocando con il tema della morte. Il titolista – conoscendo bene il suo lavoro – vuole confondere le acque permettendo però di sbirciare negli accadimenti futuri. Cosa succederà?
Bene. Capito che tavola?