Anche se nel 2018 il calo delle vendite di fumetti negli Stati Uniti è rallentato rispetto all’anno precedente, il mercato sta attraversando quello che Publishers Weekly definisce «un periodo di transizione nel modo in cui i fumetti vengono venduti e distribuiti», in un mondo sempre più compattato tra grandi colossi (Disney/Marvel da una parte, AT&T/DC Comics dall’altra).
Il fenomeno, meno visibile nelle librerie (che invece stanno ampliando gli spazi dedicati ai fumetti), è in procinto di sconvolgere il circuito delle fumetterie, che in America conta 2.000 esercenti. Sono commercianti che operano nel direct market e comprano merci non restituibili a prezzi pieni dal principale distributore del paese, Diamond Comics.
Proprio Publishers Weekly ha condotto un’indagine informale intervistando quattro fumetterie (Earth 2 a Sherman Oaks, Forbidden Planet a New York City, Phantom of the Attic Comics a Pittsburgh e Secret Headquarters a Los Angeles) e tre librerie dotate di un reparto molto grande dedicato ai fumetti (Powell’s City of Books a Portland, Strand Book Store a New York e University Bookstore a Seattle).
Il 2017 è stato un anno difficile, in cui si sono registrate perdite ingenti e molte fumetterie hanno chiuso. Il 2018 è proseguito sullo stesso versante, seppur in maniera più lieve. Le stime per il 2019 sono moderatamente ottimistiche: «La stagione delle feste è stata la migliore di sempre», ha dichiarato il responsabile acquisti della sezione graphic novel di Powell’s, «e ci approcciamo al 2019 con molta cautela».
Di parere contrario Dave Pifer, co-proprietario di Secret Headquarters: «La stagione delle feste non è andata bene. È partita tardi, due settimane prima di Natale, quando di solito si cominciava dopo il Ringraziamento. Ma questo è il nuovo paradigma». I volumi che sono andati per la maggiore sono stati Saga (specialmente il primo, l’ottavo e il nono), Adventure Zone: Here There Be Gerblins (adattamento di un popolare podcast/gioco di ruolo), Monstress, Paper Girls e il Black Panther di Ta-Nehisi Coates.
Durante gli acquisti natalizi, a parere di tutti, i consigli dei librai sono fondamentali nello spingere un titolo e orientare i clienti. Quest’anno i newyorchesi hanno regalato On a Sunbeam di Tillie Walden, mentre a Los Angeles
il fumetto più gettonato è stato Sabrina di Nick Drnaso.
Albi e uscite mensili costano troppo (da 3,99 dollari in su) e sono in costante declino da anni, ma anche le vendite di volumi e raccolte stanno rallentando. Unica certezza: i manga, ancora forti nelle vendite, e i prodotti per bambini. Ma a calare è soprattutto la presenza fisica dei clienti dei negozi «perché, se leggi un volume, non devi venire da noi ogni settimana a controllare le nuove uscite».
Alcuni rivenditori segnalano che le loro entrate dipendono sempre di più dagli speculatori: «Sono costretto a incrementare gli ordini dei “numeri uno”, e non credo che questo promuova la vita di un prodotto sugli scaffali» dice Jeff Ayers, general manager del Forbidden Planet.
Nonostante la parabola negativa, le testate non fanno che aumentare, nella speranza che, per la legge dei grandi numeri, qualcuna attecchisca nei cuori dei lettori. «Marvel, DC e perfino IDW fanno uscire più serie alla settimana di quanto il ciclo per le ordinazioni possa reggere, e questo ci costringe a ordinare intere serie prima ancora di aver visto le vendite del primo numero di quella serie.»
«Siamo in un momento di profondo cambiamento» afferma Wayne Wise, del Phantom of the Attic, «ma è difficile capire di che cambiamento si tratti. L’avvento del direct market negli anni Ottanta costituì un cambiamento preciso che poi ebbe varie ramificazioni. Ora è difficile indicare un fattore specifico, perché stanno accadendo tante cose allo stesso tempo».
Il cambiamento più significativo lo rileva Carr D’Angelo, co-proprietario di Earth 2, che riassume il grande mutamento di pubblico (e gusti) avvenuto negli ultimi anni: «L’inventario una volta era “Batman, “Spider-Man”, “altro”, ma adesso “altro” è diventato una parte così importante del mercato che non puoi più trattarla come una cosa in più, mischiando titoli Image come Saga e Paper Girls e opere young adult come quelle di Raina Taglemeier».
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