Il 2019 è appena iniziato e Marvel Comics ha già raggiunto un record. La casa editrice sta invadendo il mercato con più numeri 1, copertine variant e nuove testate di quanto abbia mai fatto nella sua Storia.
È il dato che emerge dalle analisi del sito ICv2, che ha pubblicato un resoconto dei fumetti in arrivo sugli scaffali negli Stati Uniti. Per aprile 2019 sono attesi il triplo di “numeri 1”, il 22% in più di variant e il 24% in più di nuovi titoli, rispetto ad aprile 2018. Se si paragona il dato allo stesso mese di cinque anni fa, le percentuali aumentano: +38% sui primi numeri, +27% sulle variant e +29% sulle nuove testate. In media, Marvel distribuirà una copertina alternativa per ogni fumetto pubblicato.
La strategia Marvel va in direzione opposta rispetto a quella di DC Comics, che ha ridotto non solo i propri titoli (del 36% rispetto a un anno fa) ma anche le variant (del 40%).
ICv2 nota che quest’analisi potrebbe non essere sintomo di una tendenza generale. In ogni caso, Milton Griepp, analista dello stesso ICv2, ha dichiarato al podcast Off Panel che il mercato si sta effettivamente saturando alla ricerca di nuovi lettori.
Il numero di lettrici e di lettori di opere young adult sta aumentando, ma «non è così facile catturarne la magia», dice Griepp. Questa crescita sta avvenendo nel settore delle librerie, mentre le fumetterie non sono coinvolte dal fenomeno, per fattori esterni o miopie dei proprietari ancorati al pubblico maschile di supereroi.
Le case editrici di fumetti fondano le loro economie su quel segmento di lettori altamente fidelizzato e quindi, afferma Gripp, «il problema, che vale a maggior ragione per le fumetterie, è come raggiungere le nuove fette di pubblico senza perdere quelle vecchie».
Marvel, in particolare, punta ancora sugli albi. Pensa alle raccolte brossurate – qualitativamente mediocri e spesso troppo costose – come a un prodotto da edicola più che da libreria, un prodotto che avrà vita breve e che comunque sarà ristampato in futuro.
Image Comics si situa nel mezzo, differenziandosi dai due colossi soltanto per la quantità minima di copertine alternative (meno di una ogni due titoli pubblicati) e per una maggiore attenzione al mercato dei volumi.
Il resto dell’industria produce meno fumetti rispetto a un anno fa, ma comunque più di quanto facesse cinque anni addietro. Meno variant, ma più “numeri 1”, che ammontano al 17% di tutte le uscite previste per aprile.
Phil Boyle, la cui catena Coliseum of Comics è la più presente negli Stati Uniti sud-orientali, ha elencato in un pezzo per ICv2 i problemi del settore: l’arretratezza di certe dinamiche da parte della distribuzione («Le fumetterie utilizzano le stesse strutture inventate da Phil Seulling 46 anni fa e Diamond [il principale distributore di fumetti in America, Ndr] imposta i propri sconti su dati di vendita risalenti al 2006! Nessuno vuole fare i cambiamenti necessari») e la ricaduta in mosse di marketing di scarsa lungimiranza da parte degli editori, come reboot e azzeramenti della numerazione.
«Il 90% dei fumetti ha una vita pari a zero. I lettori non si sentono più coinvolti perché sanno che le storie saranno presto irrilevanti» scrive Boyle. «Nessuno cerca un fumetto sei mesi dopo che è uscito, a meno che non contenga la prima apparizione di un nuovo personaggio o sia un personaggio che sta per essere adattato al cinema.»
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