Lo sceneggiatore americano Gerry Conway, che nel 1974 creò il personaggio del Punitore insieme ai disegnatori John Romita e Ross Andru, ha espresso le sue perplessità sull’utilizzo sempre più diffuso da parte di polizia e militari del simbolo del personaggio, un teschio bianco (lo abbiamo raccontato in modo approfondito qui).
«Per me è inquietante vedere figure autoritarie abbracciare l’iconografia del Punitore, perché lui rappresenta un fallimento del sistema della giustizia», ha affermato l’autore nel corso di un’intervista. «Lui rappresenta un’accusa al collasso delle autorità morali della società e al fatto che alcune persone non possono contare su istituzioni come polizia e militari, che non agiscono in modo giusto e adeguato.»
Secondo Conway, «l’anti-eroe vigilante è fondamentalmente una critica al sistema della giustizia, un esempio del fallimento della società, così quando i poliziotti mettono il teschio del Punitore sulle loro auto o i militari indossano toppe con il teschio del Punitore, stanno in pratica spalleggiando un nemico del sistema. Stanno abbracciando una mentalità fuorilegge. Che si consideri il Punitore giustificabile o no, o che si ammiri il suo codice etico, lui resta un fuorilegge. Un criminale. La polizia non dovrebbe utilizzare un criminale come proprio simbolo».
«Il Punitore fu originariamente ideato come criminale, non come anti-eroe», ha ricordato poi lo sceneggiatore. «E invece, mentre scrivevo la sua prima storia, mi accorsi che lo era, un anti-eroe. Aveva un codice morale che potevo usare per risolvere alcuni punti della trama. E negli anni Settanta era tutto più semplice. Avevi una tela in bianco e nero sulla quale disegnare e scrivere… le storie non scavavano nella psicologia dei personaggi. Per lo più, davamo delle pennellate grosse.»
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