di Ormar Martini
Questo articolo è il primo capitolo di un lungo saggio intitolato TEOTFW – Da sequenza disegnata a immagine in movimento, scritto da Ormar Martini e autoprodotto dal marchio Oblò.
Charles “Chuck” Forsman fa parte di un gruppo di autori affascinati dal cinema e dal fumetto di genere prodotto tra gli anni Settanta e Novanta, ma in cui si inseriscono elementi più “realistici”, creando quindi uno strano ibrido escapistico, in cui a volte sono presenti elementi di malessere esistenziale. Autori, per esempio, come Michel Fiffe e la sua serie supereroistica Copra; Benjamin Marra che, in maniera estrema, unisce la blaxploitation e la rozzezza dei film action come Cobra con Sylvester Stallone all’ironia corrosiva e caustica di autori underground come Spain Rodriguez e Robert Crumb; Josh Simmons che con il suo horror osserva in maniera raggelante i limiti estremi a cui può arrivare l’essere umano.
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Charles Forsman è stato uno degli studenti usciti nel 2008 dal Center for Cartoon Studies, co-fondato da James Sturm, e probabilmente, assieme alla giovanissima Tillie Walden, astro ormai più che emergente del comic dom statunitense, è l’autore più famoso uscito da quella scuola. Il primo numero della sua testata Snake Oil, autoprodotta attraverso la propria etichetta Oily Comics, vince subito due premi Ignatz nel 2008.
Qualche anno dopo, realizza il minicomic TEOTFW, insignito anch’esso di un premio Ignatz nel 2013. Questa serie viene raccolta in volume dalla Fantagraphics Books, che pubblica anche il graphic novel Celebrated Summer. Seguono una serie di autoproduzioni o pubblicazioni per piccoli editori, come Revenger e Slasher.
Attualmente, il suo stacanovismo e la sua forza di volontà l’hanno portato a sostenere i propri fumetti attraverso il sito Patreon: a differenza di Kickstarter, questa piattaforma non finanzia progetti specifici, bensì l’attività artistica ingenerale. Chiunque è interessato, versa una cifra mensile che varia a seconda degli scaglioni proposti dagli autori, i quali si impegnano a fornire qualcosa ai propri sostenitori.
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Nel caso specifico di Charles Forsman, l’autore invia su base mensile la versione digitale o fisica dei capitoli dei suoi nuovi lavori. È così che ha realizzato I’m not okay with this (diventato già libro per Fantagraphics Books) e Automa, la serie fantascientifica attualmente in corso di pubblicazione. La cosa che colpisce nel suo atteggiamento al lavoro è che riesce a essere costante nella produzione di (almeno) otto pagine di fumetto al mese. Il risultato viene poi stampato, confezionato e spedito a tutti i finanziatori, ovunque essi vivano.
Le storie di Forsman ondeggiano tra due estremi: da un lato abbiamo il realismo amaro, disilluso e a volte quasi nichilista di storie come Celebrated Summer e Hobo Mom, realizzata assieme a Max de Radiguès; dall’altro, ci sono storie più esplicitamente di genere, come Slasher e Revenger, in cui però pulsa una inquietudine e un disagio che raramente si trova nelle classiche storie di intrattenimento.
Slasher, citando esplicitamente il genere omonimo diffuso dagli anni Settanta in poi, ne sovverte le regole e i meccanismi, facendoci “fare il tifo” per quella che apparentemente è la cattiva ma che, in fin dei conti, è anch’essa una vittima come le persone che uccide. L’atmosfera anni Sessanta-Settanta si respira anche in Revenger, un incrocio tra i “revenge movies” e le situazioni di certi telefilm on the roadcome I giorni di Bryan, Kung Fu, ma anche l’Hulk con Bill Bixby e Lou Ferrigno, e le fantascientifiche Gli invasori e Il pianeta delle scimmie.
Attraverso una donna che in passato ha subito violenza e che si mette a disposizione di chiunque voglia vendicarsi di un torto subito, si delinea un ritratto degli Stati Uniti tutt’altro che benevolo e rassicurante, in linea con il tono delle altre opere.
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A metà tra queste due anime, riuscendo a unirle perfettamente, è il libro I’m not okay with this: l’attenzione al mondo e ai problemi degli adolescenti, simile a TEOTFW e Celebrated Summer, si unisce al “super-potere” della protagonista, spostando quindi la vicenda in territori più fantastici e di genere come quelli di opere come Carrie – Lo sguardo di Satana o Fury.
Un aspetto interessante di questa duplice produzione di Forsman è l’utilizzo di un approccio grafico è diverso a seconda del tipo di racconto affrontato. Se le storie fanno parte del suo filone realistico, il tratto diventa essenziale e cartoonesco, rifacendosi ai grandi maestri del fumetto statunitense come Elzie Crisler Segar e Charles Schultz, e seguendo il solco aperto da autori moderni come Sammy Harkham e Kevin Huizenga. Se invece la storia è di gene-re, come Slasher o Revenger, il disegno diventa realistico e particolareggiato, abbandonando quella sintesi che aveva caratterizzato le altre opere.
È come se, in modo paradossale, le storie di fantasia debbano essere realizzate seguendo le ferree regole del fumetto di genere statunitense, quindi con un certo tipo disegno e determinate situazioni e svolgimenti, anche se poi spesso questi elementi, almeno a livello narrativo, vengono stravolti.
La realtà, invece, può solo essere filtrata da uno sguardo personale e da un tratto “povero”. Non è possibile riprodurla nella sua interezza, per cui bisogna operare delle scelte e si può realizzare solo una sintesi della propria visione.
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Per un segno così carico di significati ci si deve rifare a chi ha gettato le basi del cartooning, anche se in epoche diverse, regole che senza dubbio un autore come James Sturm ha ben presente e che deve aver trasmesso ai propri allievi. Questo segno non realistico trasmette una sensazione di drammaticità più intensa, grazie al distacco che si crea tra la materia che viene narrata e il modo di in cui viene rappresentata.
Il cortocircuito tra freddezza e sentimento è una delle doti maggiori di un autore che sembra aver imparato alla perfezione la lezione espressa dalle opere di Chester Brown come Non mi sei mai piaciuto e Il playboy, a cui lo lega anche la predilezione per le micro-situazioni che costituiscono i mattoni su cui Forsman costruisce le proprie storie.