Junji Ito, uno dei maestri dell’horror a fumetti giapponese, è stato tra gli ospiti principali dell’edizione 2018 di Lucca Comics & Games, presente grazie a Star Comics, l’editore di Uzumaki, Lo squalificato, Dissolving Classroom, Gyo e altri titoli dell’autore.
È stata dunque un’occasione rara per parlare con lui stesso della sua carriera, le sue influenze e la sua visione della propria attività di fumettistica, dopo una carriera già ormai prolifica.
Negli ultimi mesi in Italia sono stati pubblicati molti titoli dell’autore, grazie al lavoro di Star Comics, ma anche di J-Pop e presto Hikari. Una presenza necessaria sugli scaffali delle librerie, per un autore che, dopo i maestri Kazuo Umezu e Hideshi Hino, ha segnato la cultura horror nipponica e non solo.
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Il fatto che prima di dedicarsi all’horror abbia esercitato come odontotecnico in che modo ha ispirato la sua produzione artistica? Osamu Tezuka studiò medicina e realizzò Black Jack. Lei in che modo ha portato il suo background nel mondo dei fumetti?
Se ci fate caso, le forme dei denti dei miei personaggi sono perfette dal punto di vista anatomico! [ride]
In passato, tanti anni fa, scrissi una storia breve con un odontotecnico come protagonista. In una storia più recente, Kyofu no juso del 2017, c’è una scena in cui si vedono numerosi strati di denti nella bocca di un personaggio… ebbene, l’ho disegnata senza consultare alcuna documentazione! [ride]
Sono ancora in possesso di alcuni attrezzi che usavo quando lavoravo come odontotecnico, e che utilizzo tuttora per modificare gli strumenti di disegno a mio piacere, come ho mostrato durante il mio showcase a Lucca Comics & Games. L’esperienza di odontotecnico mi aiuta, anche se non in modo diretto, analogamente a come avvenne per il maestro Tezuka con i suoi studi di medicina.
La letteratura dev’essere stata una fonte di influenza dal punto di vista della cultura horror. Quali sono gli autori che l’hanno maggiormente influenzata e, in che modo l’hanno influenzata?
Sono principalmente quattro i mangaka che mi hanno influenzato in maniera particolare: i maestri Kazuo Umezu, Shinichi Koga, Hideshi Hino e Katsuhiro Otomo.
Il maestro Umezu mi ha influenzato sotto ogni aspetto, sia contenutistico che grafico. Si dice che un pulcino appena nato pensi che la prima cosa che vede sia la mamma, no? Ecco, io ho conosciuto i manga tramite il maestro Umezu, e per me lui è come un padre. La sua influenza è presente in qualunque cosa io disegni.
Del maestro Koga mi piace molto l’atmosfera che si percepisce nei suoi disegni.
Il maestro Hino mi ha sempre colpito per le sue rappresentazioni scioccanti e crudeli.
Il maestro Otomo, invece, ha creato opere straordinarie, in cui si percepisce chiaramente una profondità artistica sconfinata: è un pioniere che ha rivoluzionato totalmente il concetto di manga, allargandone le possibilità espressive e ridisegnandone i confini.
Da ragazzino disegnavo fumetti per svago ma poi, al liceo, avevo smesso. Entrare a contatto con le opere del maestro Otomo è stata la scintilla che ha riacceso in me la voglia di disegnare.
In campo letterario, mi sono ispirato invece al maestro Yasutaka Tsutsui e a H.P. Lovecraft.
Si interessa di cinema? Ci sono film o registi che hanno avuto un’influenza sulle sue opere?
Amo molto il cinema. La Casa di Sam Raimi mi ha profondamente influenzato. Apprezzo molto anche i film classici horror di Hammer Film Productions e Universal.
Cosa l’ha spinta a scegliere di adattare Lo squalificato di Osamu Dazai? Ci sono dei temi in quest’opera che le sono particolarmente cari?
Lo squalificato è un capolavoro di Osamu Dazai e rispecchia proprio la sua vita. Il protagonista ha paura delle persone, e per scappare da questa fobia si nasconde dietro una maschera da buffone. Quando l’ho letto la prima volta non ho avuto l’impressione che raccontasse di persone e fatti lontani, ma che parlasse proprio di me. Per questo, durante la realizzazione del fumetto, ho provato una grande empatia per il protagonista.
Poi amo molto lo spettacolo rakugo horror Kandan, del maestro Encho Sanyutei, ho provato in qualche modo a riprodurne l’atmosfera nella mia interpretazione de Lo squalificato.
Ci sono alcuni suoi disegni diventati iconici che si vedono su magliette e merchandising vario (soprattutto immagini prese da Uzumaki). Che effetto le fa vedere i suoi lavori fuori dal contesto in cui è nato?
Per me non c’è problema, anche se solo una parte delle mie opere viene tagliata e applicata sul merchandising, fa da portavoce e aumenta la visibilità. Sono molto contento quando qualcuno vede i miei disegni su qualcosa, comincia a interessarsi e prova a leggere anche i manga.
Ci sono territori della violenza e dell’orrore in cui preferisce non addentarsi, per pudore o per coscienza personale?
Il mio primo redattore mi ha insegnato molte cose prima di debuttare. Anche nei manga horror in realtà ci sono molti tabù. Ad esempio, nel trattare il tema della malattia, bisogna non ferire chi soffre.
Uno dei miei tabù era quello di non disegnare scene con contenuti erotici, ma con Lo squalificato l’ho violato, ho sentito il bisogno di esprimere questo tipo di tematiche in questa opera letteraria.
Non vorrei trattare, ad esempio, il tema della discriminazione, perché non vorrei rappresentare una società in cui la discriminazione viene giustificata.
Ci sono artisti italiani che conosce o che apprezza?
Non conosco molto gli artisti italiani, ma apprezzo i film dei maestri Dario Argento, Federico Fellini e Ruggero Deodato, l’autore di Cannibal Holocaust. Ho avuto il previlegio di conoscerlo di persona durante l’evento Masters of Horror di Lucca Comics & Games 2018, e potrò vantarmene con i miei conoscenti in Giappone! [ride]