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Sunday Page: Paul Kirchner su Wally Wood

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica viaggio con Paul Kirchner. Esordisce come matitista per la linea horror della DC Comics, diventa assistente di Wally Wood e poi inizia a pubblicare la sua striscia Dope Rider sulla rivista High Times, a cui farà seguito The Bus su Heavy Metal, la striscia apparsa per più tempo sul magazine. Negli anni ottanta si dedica a ingaggi nel fumetto su licenza scrivendo e disegnando He-Man, ThunderCats e G.I. Joe. Illustratore e designer, è tornato di recente ai fumetti con nuove storie di The Bus e una storia autobiografica pubblicata dal Boston Globe.

Paul Kirchner wally wood wizard king fumetto

Vorrei parlare della quarta pagina di The Wizard King, di Wally Wood, in parte per le sue qualità e in parte per un mio attaccamento sentimentale.

All’inizio del 1974, cominciai a lavorare per Wally Wood, o Woody, come gli piaceva farsi chiamare. Woody era una maniaco depressivo che alternava periodi buoni a periodi meno buoni. Poco dopo la mia assunzione cominciò a lavorare su The Wizard King, una storia fantasy che aveva nel cassetto da anni. Era in un periodo buono e aveva energia sufficiente per affrontare il progetto. Realizzò le prime quatto o cinque pagine da presentare a un editore. Le mostrò a Steve Ditko e questi gli disse che la quarta pagina era probabilmente la miglior tavola che avesse mai visto. Woody era contento.

È una grande tavola. Anche se ammiro i primi lavori di Woody per EC Comics, li trovo eccessivi e confusionari. Questa pagina contiene molto materiale – scene interessanti e azione – e tanti dettagli, ma non troppi. L’uso della luce e delle ombre per creare profondità nella prima e quarta vignetta è ammirevole. L’occhio è sempre condotto all’elemento più importante dell’immagine.

Wood era solito dire che bisognava essere in grado di fare certe cose per essere un buon artista: dovevi disegnare delle belle teste e delle belle mani, dovevi «trovare i neri» – ossia usare il nero per dare agli elementi dimensione e profondità. E dovevi dare alla pagina un certo aspetto complessivo. Credo che questa pagina abbia quell’aspetto. E quando la guardo, mi ricordo dei bei tempi in cui Woody era entusiasta del suo lavoro.

Secondo te cos’è che fece dire a Ditko che quella era la miglior tavola di sempre?

Una delle cose che mi piacciono di questa pagina, e che forse piacevano anche a Ditko, è il suo aspetto da storia completa. Odkin entra nella prima vignetta, vive un’avventura, raggiunge la destinazione e poi va a dormire. C’è una storia intera lì. Trovo sempre piacevole quando una pagina ha un inizio e una fine, anche se non è sempre possibile nel bel mezzo di una storia.

Mi è difficile immaginare cosa piacesse tanto a Ditko. A me piacciono i suoi lavori su Spider-Man, Strange e i fumetti Marvel pre-supereroi, ma ho sempre pensato che non desse tanto peso all’aspetto complessivo della pagina. Ogni vignetta sta per conto suo. Quando facevo da assistente a Woody lui inchiostrava le matite di Dikto su The Destructor, anche se io non ho mai incontrato Ditko. Woody si organizzava con lui affinché passasse nello studio dopo che ero andato a casa, talmente era recluso da non voler incontrare i fan.

Pensi che ci mise lo stesso impegno in lavori su commissione come Devil?

Penso che il suo Devil sia un buon lavoro, ma non gli importava nulla dei supereroi ed è difficile dare il meglio di sé quando il tuo cuore è da un’altra parte. Amava il genere cappa e spada e fece delle storie bellissime per Marvel e Warren. The Wizard King fu un progetto a lui molto caro e ci si impegnò con tutto se stesso, specialmente le prime sei pagine.

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