Quando, nel 2009, il mangaka One cominciò a pubblicare online le prime pagine di One Punch Man, nessuno ci avrebbe scommesso un soldo. Si trattava di una sorta di parodia del genere supereroistico, con in più qualche influenza tokusatsu e il classico andamento ascensionale degli shonen. Per di più disegnata in maniera approssimativa e sgraziata. Con grande sorpresa, il fumetto arrivò a quasi otto milioni di visualizzazioni nel giro di tre anni. Una cifra più che sufficiente per attirare l’attenzione del veterano Yusuke Murata, in cerca di un nuovo trampolino di lancio dopo i successi di Eyeshield 21. La sua decisione di proporsi al giovane autore per collaborare a un remake cartaceo della serie si dimostrò la più saggia della sua carriera. A oggi One Punch Man è infatti uno dei manga più popolari al mondo, con tanto di trasposizione animata e merchandising in ogni forma.
E a ragione, verrebbe da dire. Perché è divertente, acuto quanto basta (sempre che non si perda in certe macchiette fuori tempo massimo da almeno vent’anni) e disegnato benissimo. Murata si dimostra enorme nel tratteggiare la tecnologia così come le scene più concitate, senza perdere di mordente neppure nei momenti improntati sull’umorismo. Parliamo del tipico disegnatore perfetto, uno di quelli a cui puoi consegnare una sceneggiatura impossibile a occhi chiusi, tanto sei certo che svolgerà il suo lavoro nel migliore dei modi possibili. Eppure alla serie manca qualcosa, rispetto agli esordi così sgangherati. Un ingrediente che invece ritroviamo in Mob Psycho 100, webmanga serializzato da One dal 2012 e ora raccolto in formato cartaceo. Una nuova opera dove il misterioso mangaka di Nigata torna anche a disegnare. E proprio qui sta il punto della questione.
Leggi anche: 33 fumetti da non perdere a Lucca Comics & Games 2017
Il fumetto è il frutto di un processo creativo dove, se tutto funziona a dovere, il risultato è maggiore della somma delle parti. La scrittura di One è dissacrante e parodistica ma anche piena di affetto e di entusiasmo. Votata contemporaneamente alla celebrazione e alla demolizione di luoghi comuni dei generi più popolari. Vedere le sue sceneggiature messe su carta con un tratto sghembo e sgraziato richiama tanto una spietata presa in giro quanto la dedizione folle di chi sta dietro a certe fan fiction senza speranza. Le prospettive saranno sbagliate e le anatomie approssimative, ma tutto gira meglio e l’umorismo acquista ancora più forza.
Un processo non dissimile a quanto successo qualche anno fa con L’attacco dei giganti. Se non fosse stato per i disegni rozzi e sgradevoli dubito avrebbe avuto lo stesso impatto sul pubblico. Immaginiamoci le stesse tavole interpretate da un autore plastificato e ammiccante come Ito Ogure. Ci saremmo ritrovati tra le mani un manga sicuramente più bello a vedersi ma infinitamente meno efficace rispetto alle intuizioni iniziali. Rimane indubbio che Murata sia un fenomeno: non molti disegnatori sono in grado di raggiungere il suo dinamismo e il suo amore per il dettaglio, ma è meglio vederlo impiegato sulle ipercinetiche pagine di One Punch Man rispetto all’andamento più rilassato di Mob Psycho 100. Qui infatti non si parla più di invasioni aliene e botte da orbi, ma di un ragazzino delle medie – mediocre con ben pochi pari – dotato di enormi poteri extrasensoriali.
Ancora una volta One affronta il tema dell’eroe quasi per caso, mettendo al centro delle vicende individui esclusi dall’ipercompetitiva società nipponica che si ritrovano dotati di doni incredibili. La forza inarrestabile di Saitama come le capacità esp di Mob. Doti da eroe travasate in inetti in cui è molto più facile rispecchiarsi rispetto al Bruce Wayne di turno. Una scelta che si rispecchia anche nel loro design, che si allontana da certe soluzioni anni Novanta alla Major Bummer. Lo Skatzato di Arcudi e Mahnke avrà anche avuto poca voglia di salvare il mondo, ma intanto si era guadagnato un fisico da culturista e un cervello da premio Nobel. I nostri due protagonisti invece rimangono perdenti in tutto e per tutto, a partire dal loro aspetto.
Leggi anche: One-Punch Man: la storia di un guerriero fenomenale
Qui siamo dalle parti del proverbiale sprovveduto che tutto a un tratto si ritrova portatore di un potere inimmaginabile. Un classicone intramontabile, tanto in oriente quanto in occidente, ma in cui One ci mette del suo sostituendo il sempliciotto dal cuore d’oro – da Son Goku a Luke Skywalker – con personaggi completamente staccati dalla realtà. Incapaci di relazionarsi con la vita reale. E se Saitama spesso lascia fare capolino a qualche segreto ben celato circa le sue origini, nel primo volume di Mob Psycho 100 non c’è spazio per la redenzione del protagonista. Sfruttato dal suo datore di lavoro – che considera un maestro di vita – ignorato dalla sua amata e mai completamente legato a qualche gruppo sociale. Gli unici a provare un minimo di ammirazione per lui sono i disperati del Club delle Onde Celebrali, autentici paria da cui perfino il protagonista cerca di prendere le distanze. Il tutto, ripetiamolo, reso con un tratto infantile e caricaturale. Dove ogni raffinatezza viene bandita e il risultato spesso finisce in territori non troppo dissimili da quelli battuti da Yusaku Hanakuma.
Il risultato di una tale improbabile alchimia si conferma ancora una volta, come al tempo della prima pubblicazione di One Punch Man, irresistibile. Il non-stile di One è perfetto per narrare le vicende dei suoi perdenti, mentre la sua capacità di sceneggiatore è ormai provata, visto come si sia dimostrato in grado di mantenere efficaci meccanismi umoristici che in mano ad altri si sarebbero esauriti dopo un pugno di capitoli. In Giappone Mob Psycho 100 è ormai arrivato al quattordicesimo volume, e se la media è rimasta la stessa di questa prima uscita, abbiamo appena guadagnato un’altra gran serie da seguire.
Mob Psyho 100 n. 1
di One
Traduzione di Yupa
Star Comics, 2017
Brossurato, 192 pp in b/n, € 4,50