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Giorgio Cavazzano, 50 anni di storie Disney

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Ci sono molti modi possibili di contribuire a un immaginario stratificato, industriale e globalizzato come quello disneyano. Fra gli approcci più frequentati, particolare rilievo assume quello ortodosso e filologico che passa per l’identificazione di alcuni autori cardine (ad esempio Carl Barks e Floyd Gottfredson) che hanno contribuito a fissare un canone da cui non sarebbe conveniente discostarsi più di tanto.

All’estremo opposto troviamo un approccio dissacrante, più sovversivo che innovatore, che mira a utilizzare le stesse regole fissate attraverso il canone per sottolinearne criticità e limiti. Quando questo gioco di disvelamento riesce a essere sufficientemente mimetico rispetto alla tradizione, le innovazioni che (a volte) introduce finiranno, piano piano, per essere incluse nel canone e normalizzate. Altrimenti, l’organismo-Disney finirà per rigettarle, cancellandole persino dalla propria memoria.

Naturalmente, tra i due estremi esistono una miriade di sfumature che, va detto, solitamente caratterizzano l’opera degli autori Disney migliori. Pochi sono riusciti a essere, in diverse fasi della loro carriera, sia fedeli interpreti della tradizione che innovatori quasi ai limiti dell’eterodossia, riuscendo infine a imporre un proprio canone.

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Autoritratto di Giorgio Cavazzano
Autoritratto di Giorgio Cavazzano

Fra questi, sicuramente, va annoverato Giorgio Cavazzano, uno dei più importanti fumettisti italiani tout court, che proprio in questi giorni festeggia i cinquant’anni come autore disneyano. Cercheremo qui di ripercorrerne le tappe salienti di questa densissima carriera, attraverso una sommaria (quanto imprecisa) divisione per decenni.

Gli anni ’60. I primi passi

Il 13 agosto del 1963, su Topolino n. 611 viene pubblicata Paperino e il singhiozzo a martello, la prima storia Disney disegnata da Cavazzano, che all’epoca ha solo 20 anni. Seppur giovanissimo, la sua carriera, in realtà, inizia qualche anno prima. Già aiutante del cugino Luciano Capitanio, per cui inchiostrava le storie di Pepito, in seguito ad una serie di fortunati avvenimenti, appena quindicenne comincia a collaborare come inchiostratore di Romano Scarpa, ai tempi il più influente e celebrato “Disney italiano”.

Non stupisce quindi che l’esordio alle matite di Cavazzano appaia fortemente influenzato da quello del suo maestro. La somiglianza è tale che lo storico e critico Franco Fossati nel suo Disney Made in Italy – in anni in cui non era possibile risalire agli autori delle singole storie pubblicate sulle testate disneyane – attribuisce i disegni de Il singhiozzo a martello proprio a Scarpa.

Una tavola dalla prima storia Disney di Cavazzano, "Paperino e il singhiozzo a martello"
Una tavola dalla prima storia Disney di Cavazzano, “Paperino e il singhiozzo a martello”

Negli anni immediatamente successivi i fumetti Disney di Cavazzano si moltiplicano rapidamente. Disegna molte storie scritte dai principali sceneggiatori Disney, ma quello che più influenza questa prima fase della sua carriera, però, è sicuramente Rodolfo Cimino, che in questi anni è forse nel periodo di maggiore creatività.

 

Sulla fine degli anni Sessanta la matrice scarpiana rimane ancora molto influente, ma i personaggi disegnati da Cavazzano iniziano ad acquistare una tridimensionalità maggiore. La dimensione del tratto si fa dinamicamente variabile e anche la resa fisionomica, soprattutto dei paperi, si arricchisce di una nuova e articolata gamma di espressioni, spesso restituite attraverso il filtro dell’esagerazione cartoonesca.

La gabbia, invece, nella maggior parte dei casi rimane quella convenzionale, ma gli sfondi, maggiormente realistici e di grande impatto visivo, e le ombre rese attraverso un caratteristico tratteggio incrociato, cominciano a distanziarsi notevolmente da quanto visto in ambito Disney fino a quel momento. Grazie a Cimino, inoltre, Cavazzano crea uno dei suoi personaggi maggiormente iconici e di sicuro uno di quelli più longevi: Reginella, che debutta nella seminale Paperino e l’avventura sottomarina del 1972.

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Tavola di “Paperino e l’avventura sottomarina”, in cui debutta il personaggio di Reginella

In quel periodo Cavazzano ha venticinque anni e il suo distacco dalla tradizione fumettistica Disney (ma non solo) è già evidente. I personaggi si fanno più plastici, le angolazioni più ardite, il layout si contraddistingue per generose inquadrature quadruple di grande impatto e la successione dei piani regala alle vignette una profondità di campo davvero inedita.

Si intuisce, inoltre, un gusto autenticamente pop e attento alle nuove tendenze (specialmente nella resa degli edifici) che si distacca nettamente dall’atteggiamento prettamente ironico nei confronti della modernità tipica della generazione precedente di autori. Sono i prodromi di una importante rivoluzione, una delle tante nel percorso del maestro veneziano, che si esprimerà in tutta la sua destabilizzante potenza solo negli anni immediatamente successivi.

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“Zio Paperone e il muschio del Moloch”. In questa storia scritta ancora da Cimino si può ammirare l’accresciuto realismo dei bellissimi sfondi.

Gli anni ’70. La rivoluzione techno-underground

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta il mondo del fumetto, italiano e soprattutto europeo, attraversa una fase di cambiamento importante. Si impone, grazie all’opera di personalità come Pratt, Manara, Buzzelli e altri, il concetto, in parte fuorviante, di “fumetto d’autore”, d’altronde imprescindibile per il riconoscimento culturale del medium.

Le pubblicazioni Disney italiane, per altri versi d’avanguardia nei decenni precedenti, rischiano di rimanere tagliate fuori da questa rivoluzione e invecchiare velocemente, soprattutto sotto il profilo grafico. L’incontro di Cavazzano con lo sceneggiatore Giorgio Pezzin, altro grande autore Disney della scuola veneziana, contribuisce in maniera decisiva a portare paperi e (soprattutto) topi nella modernità.

Fu proprio una storia di Pezzin, Paperino e le distruzioni a catena, ad inaugurare il nuovo decennio. Il fumetto appare infatti sul numero 736 di Topolino del 4 gennaio 1970. È solo però a partire dal 1974 che, grazie anche alla collaborazione tra i due, il lavoro lavoro di Cavazzano acquisisce quella riconoscibilità per cui sarà ricordato.

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“Zio Paperone e l’Operazione Galeone”

È in storie come Zio Paperone e l’”Operazione Galeone” (per i testi di Osvaldo Pavese, storia che lo stesso Cavazzano identifica come il proprio “punto di svolta”), Paperino e l’eroico smemorato o Paperino e la visita distruttiva, entrambe su testi di Pezzin, che  Cavazzano comincia a creare uno stile totalmente personale, portando nel fumetto disneyano importanti novità stilistiche mutuate dal fumetto francese e statunitense, come le esasperate inquadrature grandangolari, fino all’estrema deformazione del fish-eye, la costruzione sghemba delle scene, con ardite prospettive e viste estremamente angolate e soprattutto un uso magistrale del tratteggio che lo renderà famoso e spesso fin troppo imitato, non solo in ambito disneyano.

Elemento particolarmente spiazzante – si immagina – per i lettori dell’epoca, l’utilizzo della gabbia. Da dispositivo più o meno passivo e altamente codificato (con significative eccezioni, si pensi solo a Giovan Battista Carpi) questa diventa uno strumento elastico, fortemente caratterizzato in senso narrativo, che dialoga con i personaggi non solo assecondandone la resa dinamica delle azioni e dei movimenti, ma comprimendoli e strizzandoli alla bisogna. Sorprendenti, poi, le onomatopee, che diventano elementi tridimensionali della scena capaci di dialogare attivamente con i personaggi e gli sfondi, al pari delle riconoscibilissimi e materiche linee cinetiche.

A sinistra: vignetta da "Paperoga e il peso della gloria". A destra: vignetta da "Paperino e la visita distruttiva"
A sinistra: vignetta da “Paperoga e il peso della gloria”. A destra: vignetta da “Paperino e la visita distruttiva”

Pezzin intuisce le potenzialità di Cavazzano e inizia a concepire sceneggiature che assecondano questa importante evoluzione. Se, infatti, le avventure scritte dallo sceneggiatore sembrano avere molti punti in comune sia con le tematiche che con le strutture ciminiane (avventure esotiche, messaggio ecologista, sbeffeggiatura del linguaggio aulico ecc.), mostrano allo stesso tempo anche un loro preciso carattere tecnologico e metropolitano che le rende peculiari. Elementi, questi, che si sposano perfettamente con il nuovo stile del disegnatore.

I due diventano quindi i migliori interpreti del passaggio storico dalla città alla metropoli industriale durante il periodo immediatamente successivo al boom degli anni Sessanta. Si tratta dell’effetto di un ricambio generazionale importante che, almeno in questa fase, verrà poco imitato e che porterà in casa Disney il sapore dei più importanti artisti europei umoristici (come Uderzo e Franquin), ma non solo (si pensi all’evidente influenza esercitata dagli autori raccoltisi attorno alla rivista francese Métal Hurlant).

«Sentivo la necessità di liberarmi dello stile classico di Scarpa. Avevo dei testi interessanti, nuovi e dinamici scritti da Giorgio Pezzin e poi vivevo una continua sperimentazione grafica. Studiavo Toppi, Battaglia, Scozzari, Giardino e Pazienza. C’erano gli americani di MAD, i grandi della caricatura: i maestri della sintesi grafica come Giraud e Hermann e poi Franquin, Uderzo: grande anche nello stile avventuroso. Questi sono alcuni degli autori che mi hanno svezzato e fatto capire che si poteva creare qualcosa di diverso, di artistico, forse.»

[Dichiarazione di Giorgio Cavazzano riportata in Giorgio Cavazzano, Editori del Grifo, a cura di Silvano Mezzavilla, 1994]

Il tratto di Cavazzano si fa, dunque, techno, come splendidamente e sinteticamente è stato definito da Francesco Stajano, grazie anche all’apporto ai testi di Pezzin che, da studente di ingegneria, crea per le sue storie un mondo tecnologicamente plausibile e spesso coerentemente futuribile, almeno nelle premesse.

L’esotismo immaginifico e, in un certo qual modo, ‘terzomondista’, di Cimino si sposta nell’ambito, non meno fantastico, dei grandi agglomerati metropolitani, senza sacrificare per questo la cifra dell’assurdo. Gli aerei di Paperino e l’eroico smemorato, o il sommergibile di Paperoga e il peso della gloria prorompono fuori dalla tavola grazie ad una resa realistica davvero inedita.

Oltre che techno in alcuni momenti, lo stile cavazzaniano si fa quasi underground e alcune sue tavole del periodo resteranno probabilmente fra le più sperimentali e audaci della produzione Disney precedente e successiva.

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Una tavola da “Paperino e l’eroico smemorato”

Gli anni Settanta sono anche il decennio in cui Cavazzano inizia a dedicarsi alla creazione di storie non disneyane, di certo non meno importanti nella sua produzione complessiva, ma di cui in questa sede accenneremo brevemente.

Cavazzano e Pezzin, dopo aver ideato un bel numero di esplosive (in molti sensi) storie con protagonisti Paperino e Paperoga creano altre divertenti coppie: Walkie & Talkie, Oscar e Tango, Smalto e Jonny, oltre al fortunato trapper Capitan Rogers. Eppure le creazioni extra disneyane di questo periodo più riuscite sono frutto della collaborazione con un altro autore che da lì a pochi anni avrebbe fatto parlare di sé: Tiziano Sclavi. Sue sono infatti le sceneggiature di Altai & Jonson (ad oggi ancora uno dei lavori migliori del disegnatore) e Silas Finn.

Sclavi definisce bene l’importanza che il periodo techno di Cavazzano ebbe nell’ambito dei fumetti Disney.

«Un grosso funzionario della Mondadori diceva a Giorgio: “Lei è un grande disegnatore, ma a noi serve Walt Disney, non Giorgio Cavazzano”. Voleva dire che, giustamente, c’era poco spazio per interpretazioni personali in un mondo così chiuso e perfetto come quello Topolinesco. Be’, Giorgio c’è riuscito, nel corso degli anni, a essere Cavazzano e Disney insieme».

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Una dinamica tavola da “Altai & Jonson”

La collaborazione, spesso fidelizzata, con alcuni sceneggiatori, dà la misura del peso che i disegni di Cavazzano hanno all’interno della formula alchemica dei fumetti a cui collabora: nella maggior parte dei casi ne costituiscono il centro di gravità.

Le storie disegnate da Cavazzano, soprattutto quelle di questo periodo, sono chiaramente scritte per assecondarne il particolare estro ed infatti, dentro e fuori i confini delle pubblicazioni Disney, sembrano essere tutte legate da un unico indissolubile filo. Le cose però sono destinate a cambiare.

Gli anni Ottanta. Cavazzano come modello

Lo stile deformato, dinamico, graffiante del Cavazzano degli anni Settanta, legato quasi principalmente all’immaginario dei Paperi, resta, come già accennato, fondamentalmente senza imitatori fra i contemporanei se si esclude una certa influenza esercitata sul collega Massimo De Vita.

Nel decennio successivo il tratto e l’impaginazione delle sue storie, complice anche la proficua collaborazione con il francese Le Journal de Mickey, realtà certo meno aperta a simili sperimentazioni, si “normalizzano”. L’azione si fa meno frenetica, i primi e primissimi piani sono meno presenti a favore di vignette più ariose e che lasciano maggiore spazio alla recitazione ma che appaiono al tempo stesso come raffreddate, mentre le roboanti onomatopee scompaiono quasi del tutto.

Sopravvive il tratteggio fine, che servirà a rendere particolarmente inquietanti alcuni classici noir topoliniani degli anni successivi (soprattutto per quanto riguarda la raffigurazione dei fenomeni atmosferici), ma le deformazioni ai limiti della caricatura cedono il passo a una caratterizzazione più sintetica e minimale dei personaggi.

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Tavola d’apertura di Topolino presenta “La Strada”.

Il ribelle disneyano sembra essersi, se non rientrato nei ranghi, addolcito, stemperato. Lontana da essere un’abdicazione, questa nuova fase rappresenta invece un altro, importantissimo tassello nel percorso di ricerca dell’autore, anche grazie alle chine di Sandro Zemolin, inchiostratore con il quale lavora tutt’oggi.

Se è lecito rimpiangere il Cavazzano “techno”, che ha segnato una stagione forse irripetibile, è indubbio altresì che la ricerca di una sintesi più armonica ed elegante permette al disegnatore di creare uno stile più solido, più versatile e longevo, capace di fare scuola, anche al prezzo di una maggiore istituzionalizzazione e di un approccio sicuramente più rassicurante.

Durante gli anni Ottanta Cavazzano crea dunque un ulteriore canone che si aggiunge a quelli già esistenti (barksiano, scarpiano ecc.) che genererà alcune delle sue opere migliori e più equilibrate e che presenta, come rovescio della medaglia, il non trascurabile difetto di non essere stato ancora superato, specialmente per quanto riguarda la caratterizzazione della famiglia dei Topi.

Il Topolino che Cavazzano perfeziona in questi anni, quello dalle caratteristiche orecchie tridimensionali, un topolino adulto e perfino cupo, si impone come un modello che ad oggi resta praticamente insensibile al rinnovamento.

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Il matrimonio di Topolino da “Topolino in: Ho sposato una strega”

In questo periodo Cavazzano, che dirada le proprie collaborazioni in Mondadori per seguire altri progetti all’estero, si afferma però al tempo stesso come l’autore di maggior rilievo mediatico nel gruppo dei Disney Italiani. Sempre più spesso vengono affidate alle sue matite storie di special rilievo o comunque su cui il settimanale punta molto. Storie celebrative, cioè legate a manifestazioni o eventi particolari, come il Festival del cinema di Venezia (anche grazie alle notevoli capacità di Cavazzano come caricaturista), e le “storie sponsorizzate”, cioè commissionate da enti esterni, solitamente federazioni sportive, ambito di quasi esclusiva pertinenza dello sceneggiatore Massimo Marconi.

Lontane dal caratterizzarsi come prodotti di servizio, alcune “storie sponsorizzate” rimangono fra le migliori della produzioni Disney del periodo, riuscendo ad affermarsi come “classici”. Fra queste, tra le migliori, quelle legate al mondo della scherma giovanile e collegate al relativo Trofeo Topolino: Topolino e la spada invincibile, Topolino e la grande sfida e Topolino e la spada del tempo.

Sempre con Marconi Cavazzano produce, fra le altre, anche Topolino in: “Ho sposato una strega” (uno dei casi più eclatanti di censura retroattiva in ambito Disney), parodia del quasi omonimo film di René Clair, e Topolino Presenta “La Strada”, trasposizione un po’ sciapa e svuotata di ogni ambiguità del film di Federico Fellini, realizzata su richiesta dello stesso regista e che il disegnatore trasforma in un appassionato omaggio grafico al Topolino classico di Gottfredson.

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Una tavola non colorata da “Topolino e la spada invincibile”

È ancora una parodia che vede Cavazzano esordire nel ruolo di sceneggiatore. Si tratta di Topolino e Minni in “Casablanca”, tratta dal famoso film di Michael Curtiz, forse il vero capolavoro del Cavazzano maturo. Intrisa di una melanconia inusuale per quegli anni, piuttosto fedele all’opera originale (tranne che nel finale consolatorio) e realizzata con un’insolito stile a mezzatinta con inchiostro di china, è una delle avventure di Topolino ricordate con maggiore affetto sia dall’autore che dai lettori.

Una splendida e recente edizione in grande formato, che ripropone le tavole nella loro dimensione originale, non solo ne celebra degnamente l’importanza, ma permette di apprezzarne pienamente la bellezza. Fra i vari personaggi parodiati quello più riuscito è il Pippo-Sam, che forse solo a partire da questa storia entra pienamente nelle corde dell’autore. Esagerato, ipercinetico, apparentemente illogico e dotato di un’espressività animalesca, ricorda il lavoro di studio fatto dall’autore su Paperoga, una sorta di suo proseguo nella maturità, meno burrascoso e più filosofeggiante.

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Copertina della recente edizione di grande formato di “Casablanca”

Casablanca, con la sua ricerca grafica sofisticata e i toni soffusi e melanconici della trama, rende inoltre evidente un processo considerato in quegli anni centrale: la riconquista da parte della Mondadori prima e della Walt Disney Italia poi (la transizione avverrà nel 1988) di un pubblico adulto e in generale più esigente, processo che l’autore ha contribuito a innescare e a portare a maturazione.

Nel corso degli anni Ottanta, insomma, Cavazzano è lanciatissimo e per molti lettori dell’epoca la sua presenza su Topolino e su altre testate è uno dei motivi che rendono giustificato l’acquisto. Non si siede però sugli allori. Sono anni all’insegna dell’eclettismo, se non prettamente grafico, cioè legato al segno, registico e tonale. Grazie all’apporto di sceneggiatori diversissimi fra loro può sperimentarsi nel generi più disparati.

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Una suggestiva tavola da “Casablanca”

Continua la collaborazione con Cimino, per cui disegna storie ormai classiche come Zio Paperone e l’inafferabile Trizompa e la maggior parte degli episodi della serie (in realtà all’alba del decennio successivo, 1990-93) Nonna Papera e i racconti intorno al fuoco, raro esempio di ciclo di storie disneyane con protagonisti non disneyani, per la quale realizza tavole di struggente bellezza, quasi melò.

Carlo Chendi, altro storico autore Disney, realizza storie prettamente umoristiche, fra cui si segnala, soprattuto per l’invenzione dell’investigatore privato Umperio Bogarto, la mini-saga dell’alieno OK Quack (Zio Paperone e la moneta disco volante, Zio Paperone e il deposito in orbita e la più tarda Zio Paperone mecenate per forza).

Da "Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco. Il bel cavaliere e la regina del Lago Perduto"
Da “Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco. Il bel cavaliere e la regina del Lago Perduto”

 

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Tavola da “Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco. Martin il marinaio e le perle nere del pacifico”. Prima parodia non ufficiale di Corto Maltese, che Cavazzano disegnerà ufficialmente nel recente “Topo Maltese. Una ballata del topo salato”

Silvano Mezzavilla, d’altro canto, sceneggiatore non molto prolifico ma dalla personalità ben riconoscibile che esordisce proprio con Cavazzano nel 1987, permette al disegnatore di realizzare dei piccoli gioielli noir sull’impronta di ChandlerTopolino e il mistero della voce spezzata e Topolino e l’enigma del faro, in particolare, lasciano un segno indelebile per quanto riguarda scelte compositive e registiche dal sapore cinematografico, che Cavazzano terrà ben a mente e metterà a frutto quando si troverà a lavorare su una serie dal gusto simile, MMMM. Con le ultime storie citate siamo arrivati già all’alba di un nuovo decennio.

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Suggestiva e inquietante tavola d’apertura di “Topolino e l’enigma del faro”

Gli anni ’90. Il rischio della musealizzazione e la nuova giovinezza

Gli anni Novanta possono essere descritti come un periodo di sedimentazione. Lo stile di Cavazzano mira ancor di più alla sintesi. Le tavole si fanno sempre più luminose, il tratto ancora più morbido, ma a parte qualche notevole pezzo di bravura (come le notevoli Amelia e la Pietra Pantarba, sceneggiata da Francesco Artibani e Paperon Bisbeticus domato di Silvano Mezzavilla) le incursioni dell’autore nel mondo Disney raramente si elevano sopra il livello di una solida professionalità.

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Copertina di “Topolino” n. 2000

Non mancano i riconoscimenti, come la realizzazione della copertina del numero 2000 di Topolino, traguardo importantissimo per la rivista, anche dal punto di vista simbolico, i quali però rischiano di avere un effetto simile a quello della musealizzazione.

Proprio in questi anni infatti si moltiplicano le pubblicazioni dedicate all’autore. Tra queste segnaliamo: Giorgio Cavazzano, a cura di Silvano Mezzavilla, Pennelli in aria, di Gianni Brunoro e The Art of Giorgio Cavazzano, a cura di Luca Boschi.

Anche la collana di monografici I maestri Disney gli intitola non uno ma ben cinque volumi (1997-2000). Se si considera che gli altri autori a cui sono dedicati i restanti volumi hanno, con la sola eccezione di Massimo De Vita, da venti a quarant’anni più di lui, al di là dell’indubbio onore rappresentato, questa inclusione rischia di suonare anche come un epitaffio.

Se infatti l’autore è una colonna riconosciuta del settimanale, le storie che gli vengono proposte o che decide di realizzare in questi anni, mantenendo sempre un piede nel mercato estero, raramente sono più che modeste. Probabilmente la mancanza di stimoli adeguati spinge il disegnatore a godere i frutti degli investimenti passati invece che a cercare di reinventarsi nuovamente. Cosa che, per una autore con alle spalle una carriera ormai quasi trentennale sarebbe anche più che comprensibile.

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Copertina di “The art of Giorgio Cavazzano”

Eppure i nuovi stimoli arrivano e sembrano provenire principalmente da una direzione, quella che porta ancora una volta, dopo Pezzin e Mezzavilla, a un (quasi) esordiente: Tito Faraci.

Escludendo Pezzin e, per altri versi, Cimino, Faraci è lo sceneggiatore con il quale Cavazzano stringe il sodalizio più longevo e proficuo. Già dalla prima storia realizzata insieme, La lunga notte del commissario Manetta, il disegnatore sembra essere ringiovanito di molti anni.

In questa storia, infatti, condensa molti – se non tutti – gli elementi che hanno caratterizzato il proprio stile nel corso degli anni: l’amore per le storie investigative e quello per le parodie, l’utilizzo di inquadrature esasperatamente angolate, il ricorso a primissimi piani alternati a scene caotiche e affollate dove prevale invece la profondità di campo, l’accelerazione improvvisa dell’azione, le ombre pesantemente tratteggiate.

Sono tavole piene di un sentito divertimento e di un freschissimo entusiasmo. Nella creazione di un nuovo comprimario, destinato negli anni, dopo qualche aggiustamento, a diventare uno dei migliori protagonisti della scena Disney italiana, Rock Sassi, Cavazzano esprime invece tutto il proprio talento e gusto per la caricatura. Sassi, un poliziotto texano tutto di un pezzo, dalle folte sopracciglia e capace di una notevole espressività corporea che contrasta con la mimica povera e un po’ fessa del tutore della legge talmente ligio da sfociare nell’ottusità, sembra più la creazione di un giovane disegnatore che quella di un “maestro” con alle spalle ormai tre decenni di carriera.

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Rock Sassi

Sarà Faraci, più di tutti gli altri autori con cui collaborerà in questo periodo, a traghettare Cavazzano negli anni 2000, grazie ad alcune notevolissime storie noir e poliziesche caratterizzate dal tocco inconfondibile dello sceneggiatore. Del 1999, inoltre, è Anderville, primo episodio dell’ottima ma poco fortunata serie poliziesca MMMM (Mickey Mouse Mistery Magazine, recentemente ristampata), in cui i due autori capitalizzano l’esperienza maturata in precedenza per creare una sorta di depravata Topolinia parallela – Anderville, appunto – fra i cui vicoli e grattacieli vengono portate all’esasperazione tutte le suggestioni più oscure del Topolino detective.

Oltre a realizzare i disegni del primo episodio Cavazzano crea l’identità della città, che servirà da modello agli altri disegnatori, e imposta lo spirito della serie. Gli interni degli uffici, gli skyline della città, i dettagli degli oggetti, resi attraverso un riuscito pastiche retro-futurista fra Anton Furst ed Edward Hopper, sono tra le cose più belle realizzate dal fumettista.

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Tavola d’apertura di “Anderville”, primo episodio della serie “MMMM”

Prima di passare al paragrafo successivo di questa storia vale la pena segnalare alcuni lavori extra disneyani. Da una collaborazione con Bonvi, noto ai più per la creazione delle Sturmtruppen, Cavazzano visualizza alcune sceneggiature inizialmente pensate per la bonelliana Zona X, ma poi pubblicate in volumi autonomi nella collana I Grandi comici del fumetto.

Si tratta de La città e di Maledetta Galassia. In queste storie l’approccio scelto da Cavazzano, a metà fra quello bonelliano e una personale reinterpretazione della linea chiara, caratterizzato da larghe campiture luminose e, a contrasto, un segno quasi jazz e spigoloso, riesce a restituire perfettamente la profonda inquietudine già presente nelle sceneggiature di Bonvi.

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Vignetta da “La città”

Dal 2000 ad oggi. Big Bang, Big Crunch e così via

L’inizio del decennio, con l’esclusione di qualche storia scritta da Faraci, non si caratterizza per storie memorabili. Cavazzano è ancora piuttosto impegnato oltralpe e in particolare su una saga fantasy in dodici episodi di cui il disegnatore sembra andare particolarmente orgoglioso, Dragon Lords, scritta dallo statunitense Byron Erickson. I notevoli sforzi profusi, però, non corrispondono ad un risultato particolarmente memorabile, soprattutto per colpa di una sceneggiatura frammentaria, poco coinvolgente e che avrebbe potuto avere o non avere indifferentemente come protagonisti dei personaggi disneyani.

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Una tavola da “Dragon Lords”

Il percorso di Cavazzano sembra seguire dei cicli ben precisi: una grande esplosione creativa, innescata solitamente dall’incontro con lo sceneggiatore giusto in una determinata fase della sua carriera; un periodo di riflessione, in cui l’autore si dedica alla limatura, al perfezionamento, fase questa che non necessariamente coincide con la realizzazione di grandi storie e in cui la giusta fama acquisita rischia di trasformare l’autore nel monumento di se stesso; infine, magari dopo qualche tentativo poco centrato o prettamente “alimentare”, una nuova esplosione.

Sempre su testi di Faraci, per l’etichetta Buena Vista, Cavazzano realizza Jungle Town, un noir con due cani detective che indagano sull’omicidio di un topo. Per Marvel Comics, invece, disegna L’Uomo Ragno e il segreto del vetro, una storia autoconclusiva di ventidue pagine ambientata a Venezia, in cui l’autore restituisce una splendida interpretazione personale di Spider-Man e del fumetto supereroistico statunitense.

A cavallo del decennio 2000-2010 – e finalmente stiamo arrivando ai giorni nostri – Cavazzano oscilla ancora una volta fra l’inquietudine e la beatificazione. Se la nuova spinta scaturita dall’incontro con Faraci non si è del tutto esaurita per quanto riguarda la produzione per così dire regolare di avventure per Topolino, sono proprio le storie speciali, celebrative, a mostrare più di un segno di stanchezza.

Copertinista ormai (giustamente) richiestissimo e prolifico, scelta che probabilmente asseconda anche la sua sempre più netta preferenza per i mercati esteri, collabora in questi anni con molti professionisti consolidati ma anche con diversi esordienti e semi esordienti. I risultati sono tutti all’altezza della fama dell’autore: belli da vedere, coerenti con le sceneggiature (spesso al di sotto delle possibilità e della storia dell’artista, il quale ne mette in ombra o ne ammorbidisce i difetti), ma raramente presentano un guizzo particolare che non vada oltre un onesto professionismo.

Anche le storie principali – e ne realizza non poche in questi anni – presentate sul settimanale sono ottime sotto il punto di vista grafico, cristalline, ma al tempo stesso fredde, senza una vera scintilla vitale. Dove, negli anni passati, la parodia e l’omaggio spesso si offrivano come possibilità di una reinterpretazione vivace se non persino dissacrante dell’opera originale, adesso la sensazione è che l’approccio sia più sottomesso, più pronto al facile compiacimento, probabilmente anche a causa del fatto che i testi parodiati (non sempre eccelsi, va detto) sono di autori contemporanei e viventi, spesso coinvolti in prima persona, fosse anche solo nel ruolo di “giudici” nel processo creativo e promotori del risultato finale.

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“La vera storia di Novecento”

Sono storie queste, e ci si riferisce in parte a La vera storia di Novecento, dal romanzo di Alessandro Baricco e a Topolino e la promessa del gatto (un omaggio al personaggio letterario di Montalbano) di fronte a cui si ammira la splendida fattura ma si finisce in fondo per pensare di trovarsi di fronte semplicemente ad “un’altra storia di Cavazzano”. Bella, rassicurante, ma forse con qualcosa di manchevole che è difficile da definire.

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“Topolino e la promessa del gatto”

Un discorso simile può essere fatto per la più recente delle Grandi Parodie realizzate dal disegnatore: Topo Maltese – Una ballata del topo salato. Stavolta il confronto è particolarmente appassionante. Un gigante del fumetto che ne affronta un altro, Hugo Pratt, in un duello bonario.

Cavazzano, rispetto agli altri esempi appena riportati, sembra divertirsi di più. Le tavole sono di grande impatto – è possibile apprezzarne la potente eleganza nella recente ristampa in grande formato da libreria – luminose, il segno è più nervoso, la resa degli ambienti convincente… eppure anche qui l’omaggio sembra prevalere sull’interpretazione. Manca, sia dal punto di vista grafico che da quello strutturale, una vera necessità a spingere queste come altre storie, e senza una necessità si rischia di offrire una (bellissima) ostrica dentro cui, a forzarne le valve, non troveremo nessuna perla.

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Impressionante tavola d’apertura a matita di Topo Maltese

Al di là di queste considerazioni non si vuole certo qui dire che Cavazzano sia a fine carriera, tutt’altro. Il valore di queste storie, anche se meno “vibranti” di molte altre da lui realizzate, è comunque di molto sopra, per impatto, capacità narrative e, soprattutto, immediatezza e leggibilità, a quelle della gran parte dei suoi colleghi, non solo italiani.

E non si vuole neanche suggerire che l’autore si stia cullando nella bambagia dei successi passati. Cavazzano, dotato dei giusti stimoli, è ancora capace di graffiare e stupire come pochi.

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Confronto fra una tavola originale de “La ballata del mare salato” e la sua versione parodica pubblicata su “Topolino”

I giusti stimoli, ancora una volta, arrivano da un outsider con i piedi ben piantati nella tradizione. Casty, è questo il nome dello sceneggiatore che fornirà, a partire dall’inizio del nuovo millennio, nuova linfa all’arte cavazzaniana, non può certo dirsi un esordiente come Pezzin o Mezzavilla, visto che debutta come sceneggiatore su Cattivik nel 1994, ma la sua prima storia per Topolino risale solo al 2003.

Dello stesso anno è la prima collaborazione con Cavazzano, per cui scrive Topolino e la spedizione perduta, dove esordisce il personaggio femminile Eurasia Tost, cui seguirà, nel 2004, la biologa marina estrella (Topolino e il segreto della balena nera). Autore completo – inizierà a disegnare le proprie storie a partire dal 2005 – Casty è fortemente influenzato da Scarpa e Gottfredson, che omaggia frequentemente senza però piegarsi a una mimetica piaggeria e senza soprattutto rinunciare alla propria personalissima poetica venata di chiari intenti educativi.

Attraverso la collaborazione con Casty, che dura un paio d’anni, Cavazzano vive dunque una terza o quarta giovinezza. In storie come Topolino e l’isola nefasta, Topolino e il dono di Xamoc, Topolino e i colpi dell’uomo qualunque e, soprattutto, Topolino e il dominatore delle nuvole, Cavazzano riscopre l’avventura pura, grazie a sceneggiature ad orologeria che prediligono gag surreali basate in egual misura su gag verbali e mimiche.

cavazzano casty
“Topolino e il dominatore delle nuvole”

Naturalmente non mancano, in questi anni, altre perle oltre quelle qui espressamente citate. In particolare, attraverso la collaborazione della sceneggiatrice Gaja Arrighini, Cavazzano sperimenta un approccio grafico sbarazzino e delicato particolarmente gradevole, mentre grazie alle storie strampalate ma ferree di Fausto Vitaliano, insieme al quale reinventa Dinamite Bla per gli anni 2000, può lasciare la briglia sciolta e recuperare il gusto – aggiornato – per la deformità, l’esagerazione e per la caricatura.

Oggi si celebrano giustamente i cinquant’anni di carriera di questo autore, che tanto ha dato all’arte del fumetto. Per dare un peso alla sua importanza basterebbe citare gli artisti che direttamente, tramite consigli e critiche ha contribuito a fare crescere, e indirettamente possono dirsi suoi figli putativi. Alcuni sono rimasti suoi pallidi imitatori, altri sono partiti dalle premesse da lui espresse per portarle a nuove e, in alcuni casi, interessanti conseguenze. L’elenco sarebbe infinito ma basta qui citare, per farsi un’idea, i nomi di Corrado Mastantuono, Fabio Celoni, Alessio Coppola, Roberto Vian, Lucio Leoni e così via.

Ma Cavazzano, evidentemente, non ha nessuna intenzione di ritirarsi o di fossilizzarsi nel ruolo di padre nobile del fumetto Disney internazionale. Se è pur vero che l’autore, ancora una volta, negli ultimi anni, ha prodotto in preferenza per il mercato estero (meno competitivo dal punto di vista della qualità e dell’innovazione) il suo recente ritorno “a casa”, l’ennesimo, fa ben sperare.

Una speranza libera da pregiudizi nazionalistici, sia chiaro. Siamo sicuri che il fumettista Veneziano, pur giunto a questo importante traguardo, ci stupirà ancora, dimostrando come tante altre volte che la gioia della creazione, dell’invenzione, del segno e della matita creatrice sul foglio poco hanno a che fare con questioni anagrafiche.

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Giorgio Cavazzano al tavolo da disegno

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Qualche testo, di facile reperibilità, per approfondire l’opera di Cavazzano, oltre ai testi critici già segnalati nel corso dell’articolo.

Il metodo più semplice per immergersi nel mondo grafico di Cavazzano è la serie, in corso di pubblicazione (per ora tre volumi su sei) Tesori Made in Italy – Cavazzano di Panini Comics, che raccoglie cinquanta storie scelte dall’autore, dagli anni Settanta ai giorni nostri.

Per chi ama le belle edizioni da libreria si segnalano le recenti edizioni in grande formato di Casablanca, Topo Maltese e Le avventure di Topalbano, tutte edite da Panini Comics. Di Topo Maltese è disponibile anche un portfolio che permette di apprezzare l’arte del disegnatore messa a nudo. Evergreen edition è invece una raccolta delle storie realizzate da Pezzin e Cavazzano, fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.

I volumi della serie I maestri Disney e I maestri Disney Oro dedicati all’autore purtroppo non sono di facile reperibilità negli store, ma non è difficile trovarli in qualche mercatino dell’usato. Forse è ancora possibile trovare il numero della serie Disney d’autore dedicato a Cavazzano del 2012.

Le storie disegnate e scritte da Cavazzano vengono frequentemente ristampate su testate antologiche disneyane come I Grandi Classici Disney e I Migliori Anni Disney.

Discorso diverso per il testo critico Giorgio Cavazzano. Uomini, topi ed eroi, curato da Laura Scarpa per Comicout edizioni.

Molte delle storie extra disneyane del disegnatore sono anch’esse state oggetto di ripubblicazioni recenti. Altai & Jonson è disponibile sia in un volume unico di grande formato del 2006 (Edizioni BD) che in una serie di volumetti formato bonelliano editi dalle Editoriale Cosmo. Altre storie dello spazio profondo (Rizzoli Lizard) raccoglie le avventure di ambientazione fantascientifica di Maledetta Galassia e quelle urbane di La città, scritte da Bonvi. La serie di Capitan Rogers dovrebbe essere ancora disponibile nell’edizione Vittorio Pavesio o, in formato elettronico, edite dallo stesso Pezzin.

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