Manuele Fior è l’autore del nuovo fumetto prodotto da Flag Press di Ratigher e Gabriele Di Fazio. La sua “bandiera a fumetti” si intitola Prima, ed è un racconto delicato, dai toni si potrebbe dire poetici e classici (con riferimenti alla pittura e agli affreschi religiosi). Il marchio indipendente Flag produce fumetti in grande formato, su un unico foglio di 70×100 cm. Delle bandiere, appunto. Il primo ad aprire la linea editoriale è stato Ratigher stesso (ne abbiamo parlato l’anno scorso, in occasione dell’uscita). Ora è il turno di Fior, apprezzato autore di Cinquemila chilometri al secondo, Le variazioni d’Orsay, L’intervista.
Ne abbiamo parlato con lui, per scoprire come si è sviluppato il suo lavoro attorno a Prima.
Come ti sei approcciato al lavoro sul grande formato?
Con la voglia di fare un fumetto sperimentale, lavorare con la scrittura automatica, sganciarmi dalla comprensibilità.
È nato prima il soggetto della storia o la storia è stata determinata anche dal formato commissionato?
Quando Ratigher mi ha proposto di realizzare una bandiera ho cercato di trovare delle immagini su cui mi sarebbe piaciuto lavorare, poi la storia ha cominciato a filtrare da diverse fonti incoerenti: il terremoto che c’era appena stato in Italia, gli attentati terroristici, la mia vita personale.
La tematica sembra essere la nascita, la venuta al mondo. A cosa si ispira in particolare?
Ho cercato di immaginare un dialogo tra due esseri che non sono stati ancora concepiti, per fissare il momento esatto in cui comincia la vita. In questo senso è un fumetto autobiografico.
In origine su che formato hai lavorato? Nel formato di stampa o hai montato più parti?
Ho lavorato su un foglio 70x100cm esattamente come il formato di riproduzione.
C’è stata la tentazione di lavorare su una sorta di illustrazione gigante, anziché su più vignette? Visto che la “bandiera” per chi la possiede è anche un oggetto da appendere.
Sì, se si guarda il poster da lontano si dovrebbe scorgere un unico background su cui svolge la piccola storia. Dopo averlo realizzato ho pensato che forse sarebbe stato meglio dividere le vignette con una riga anziché con lo spazio bianco.
Visivamente, invece, quali sono state le fonti di ispirazione? Non si possono non notare certi soggetti “classici”, propri della pittura e degli affreschi a tematica religiosa (gli angeli), e anche i toni cromatici lo sono.
L’idea è derivata dal dipinto Le Déluge (“Il diluvio”) di Charles Gleyre, che avevo visto all’Orsay e mi aveva molto colpito. I miei angeli sono un po’ più giotteschi rispetto ai suoi, però. Sullo sfondo ho aggiunto un paesaggio che da sinistra a destra mostra una specie di evoluzione storica dell’architettura, dalla piramide ai templi greci ai grattacieli, non so in quanti l’abbiano notato.
Ci sono, nei tuoi intenti, più modi di guardare al tuo lavoro nel suo complesso? Il senso di lettura è particolare, ammetto di averlo letto più volte per più versi (forse per pura ingenuità mia).
Nei miei intenti c’era solo un senso, ma diversi addetti ai lavori si sono incasinati nella lettura. I lettori meno esperti a cui ho fatto leggere il poster hanno invece beccato il senso al primo colpo, vai a capire.