Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le coversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica divago con Fumio Obata, autore di Si dà il caso che. Nato a Tokyo e poi trasferitosi in Europa, Obata è autore che mischia i linguaggi più variegati, forte delle esperienze maturate in occidente. Ha collaborato anche con Internazionale con storie di graphic journalism.
Hai scelto Louis Riel, di Chester Brown. Cosa ti piace di questo lavoro?
Il protagonista, Louis Riel, è un personaggio storico che è vissuto e ha lavorato in un periodo complesso in cui etnie e religioni diversi si scontravano nel territorio del Red River, nel Canada nel diciannovesimo secolo. Sembra molto tempo fa eppure allo stesso tempo molto familiare, con questa situazione volatile che ancora interessa alcune zone di conflitto contemporanee.
Una storia profondamente canadese che arriva a toccare un giapponese. Come te la spieghi?
Mi sono sempre interessate le persone che prendono delle decisioni influenzate da un forte credo religioso o etnico o di identità sociale. Anche il Giappone ha precedenti di rivolte di gruppo nel XVI e XVII secolo, sotto la guida di sette radicali, buddiste o cristiane, che combatterono contro i Sumarai. Da adolescente avevo letto i manga di Sanpei Shirato (The legend of Kamui, Ninja bugei-chô, band of Ninja) e I romanzi di Shusaku Endo (Silence), che parlavano di queste tematiche, della profondità umana ma anche delle contraddizioni tra l’identità del gruppo e la sopravvivenza del singolo. Louis Riel mi ha insegnato ancora una volta questo complesso tema universale ma sono rimasto sorpreso nel vederlo arrivare dal Canada. In più, la storia è raccontata sotto forma di fumetto, non di libro storico. E questo mi colpì molto.
Della pagina che hai scelto che dici?
Questa pagina rappresenta la grande svolta della storia. Si concentra su John A. MacDonald, la nemesi di Riel che gioca una parte importante nella trama. È un uomo complesso che rappresenta visivamente lo stato delle politiche canadesi all’epoca. In altre parole, agisce e pensa con in mente il proprio tornaconto, la propria reputazione e i propri affari (a cui siamo così abituati oggi che reputiamo come ‘razionali’), in completa opposizione ai valori che Riel segue.
Questa tavola è il punto in cui tutte le ambizioni terrene di MacDonald d’improvviso si scontrano con la rivelazione divina e le decisione che prende subito dopo contribuiscono alla caduta finale. Chester Brown ritrae questa svolta in appena sei vignette, in una maniera che penso sia l’apice del libro. Non esagera, non urla, non disegna in modo drammatico. Mantiene sempre un austero stoicismo e questo ne è un esempio tipico, nonostante l’importanza del momento, per tutte e 240 le pagine del volume.
Un elemento che rende imprescindibile questa pagina?
Le vignette e le linee, più in generale la direzione artistica del libro. Ovvero l’impostazione a sei vignette per tutte le pagine, dall’inizio alla fine. Non è un’idea nuova ed era già stata adattata da altri autori moderni in Francia, ma con il tratto preciso e meticoloso di Chester Brown, la sensazione di rigorosità – sentimento che si associa con forza alla storia – aumenta. E anche nei momenti più drammatici, come questa pagina, Brown non cede alla sua rigida estetica. Nel manga non sarebbe mai successo, un mangaka avrebbe provato qualsiasi variante nell’impostazione della tavola per aumentare l’effetto drammatico (artisti come Syoutaro Ishinomori e Osamu Tezuka hanno sperimentato molto a riguardo). Ai miei occhi questa impaginazione manga è diventata la norma e non è più una sorpresa. Louis Riel è una delle antitesi più forti al metodo manga che io abbia mai letto e questa pagina ne rappresenta bene il motive. Sarà pure vecchio stampo, paragonato a un manga, ma ha la sensazione del ‘vecchio che sconvolge’.
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