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“Fortezza Vader”: Star Wars e il ruolo dell’arte

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Come aveva fatto George Lucas, che aveva messo dentro Star Wars molto del proprio vissuto, Charles Soule ha sfruttato la saga fantascientifica per parlare di sé. L’ex-avvocato diventato sceneggiatore, già autore di cicli su She-Hulk, Daredevil e Wolverine, dal 2017 realizza insieme a Giuseppe Camuncoli le avventure di Darth Vader sull’eponimo mensile, e ha utilizzato l’ultimo arco narrativo della serie per parlare del ruolo dei creativi.

fortezza vader star wars fumetto marvel

La serie è ambientata dopo i fatti de La vendetta dei Sith e tratta temi e personaggi topici dei prequel. Vediamo un Anakin che sta ancora imparando a essere Darth Vader e che fatica a vivere nello scafandro nero. Il suo cammino verso il lato oscuro è accidentato dal ricordo benevolo della moglie Padmé, che lo trattiene dall’abbracciare senza riserve il male.

Per tutta la sua durata, la gestione di Soule e Camuncoli ha rivelato tanti piccoli dettagli sul passato di Skywalker (come la costruzione della sua spada laser). Ora, i due autori hanno messo al centro delle vicende un altro elemento della mitologia che i fan più appassionati conoscono bene: il castello di Vader.

Nata come possibile location de L’Impero colpisce ancora, la roccaforte del cattivo non ha mai trovato spazio nei film (e solo parzialmente nell’Universo Espanso non canonico, con il nome di Castello Bast), fino al suggestivo cameo in Rogue One. A esplorarne le origini ci ha pensato la saga in sette parti Fortezza Vader, che ha sancito per altro la fine della testata. Co-protagonista di Fortezza Vader è Lord Momin, un misterioso personaggio comparso nella miniserie del 2015 Lando, sempre scritta da Soule.

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Fortezza Vader inizia con l’uccisione dell’ultimo (apparentemente) Jedi sopravvissuto. Come ricompensa per aver annientato i suoi nemici, l’imperatore Palpatine dona a Darth Vader un pianeta a sua scelta. Vader sceglie Mustafar, il pianeta vulcanico su cui si era scontrato per l’ultima volta con Obi-Wan Kenobi. Su di esso, Anakin vuole edificare la sua fortezza. Palpatine gli regala inoltre la maschera di Momin, uno scultore Sith che, a dispetto della tendenza del clan, impiegava la Forza per creare, invece che per distruggere. Vader vola su Mustafar insieme all’architetto Alva Brenne, che viene posseduta dalla maschera di Momin. Lo spirito sith procede poi a uccidere la donna e il resto del suo equipaggio.

L’essere rivela a Vader la propria storia: in passato era un artista che riconduceva l’arte a un viaggio nella paura e nel dolore, le emozioni più pure, perché le prime che proviamo al momento della nascita. Secondo Momin, paura e dolore costituivano un ritorno al lato più primordiale del soggetto. «Un lavoro riuscito dovrebbe rendere chiunque lo guardi un animale» diceva.

Imprigionato per le sue scandalose sculture realizzate con ossa, carne e pelli di creature mutilate – fuggì dalla civiltà, imparò le vie della Forza e si dedicò a un tipo di arte che bastava a sé stessa («L’unico vero pubblico è la Forza stessa»). Costruì un motore per distruggere le città, lo puntò sulla popolazione di una di queste e, quando avvertì la paura della gente, bloccò il tempo per creare una scultura di paura. Fu ucciso dai Jedi, ma il suo spirito sopravvisse all’interno della maschera che si era costruito.

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Vader scopre che Momin aveva lavorato a un progetto per la fortezza con cui potrebbe incanalare le energie Sith e aprire nuovi passaggi verso il Lato Oscuro, perfino riabbracciare Padmé. Momin lo aiuta, perché «quale maggiore agonia per un artista che essere dimenticato?». Dopo vari design che non assolvono allo scopo, l’edificio è pronto e in grado di aprire un portale che conduce a un livello superiore della Forza.

Momin vi entra per riacquisire il proprio corpo, si scontra con Vader ma soccombe. Anakin entra a sua volta nel portale: rivede Padmé, la vede morire di nuovo, si batte con tutti i Jedi, uscendone vincitore. Capisce che non c’è speranza né redenzione per il proprio spirito. Se non è una vera e propria nascita di Darth Vader, poco ci manca.

La serie termina con una storia d’interesse tanto per il canone starwarsiano quanto per il suo valore intrinseco. Fortezza Vader fa molto cose: prova a chiudere un capitolo della vita di Skywalker consegnando un Vader privo di dubbi sulla propria missione e a suo agio nel polmone d’acciaio; mostra la Forza come una sorta di piano astrale che si raggiunge attraverso l’incanalamento delle energie su una forma d’arte, l’architettura in questo caso; e parla del valore del lavoro.

All’inizio della vicenda, per spiegare a Brenne il tipo di estetica che cerca, Vader disattiva gli scudi della sua nave, che apparteneva alla moglie Padmé ed è definita «un gioiello di design», con linee morbide e finitura cromata. La navicella viene devastata dall’atmosfera di Mustafar, diventando un veicolo solcato da quelle che Camuncoli disegna come ustioni e cicatrici. La nave, come il corpo di Anakin, rappresenta il dolore come passaggio obbligatorio per l’elevazione artistica.

Soule confronta inoltre due tipi di approcci, quello più indomito di Momin (non il solito generico “Signore dei Sith” che tante narrazioni starwarsiane ci hanno propinato) e quello più piegato ai voleri del committente di Brenne, che a un certo punto esclama «un grande artigiano riesce a dare al cliente quello che vuole anche se il cliente non sa cosa vuole».

In mezzo a una trama parecchio violenta, Soule trova il tempo per qualche inciso umoristico (perfino comico) sul rapporto tra committente e artista. Prima fa dire a Brenne, lasciata senza indicazioni dal taciturno Vader, «Si incontrano clienti che dicono “Oh, non chiedo niente di particolare, sono certo che qualunque cosa progetterà, sarà perfetto”. E poi, diecimila revisioni dopo, non sono ancora contenti. Quelli che dicono di non aver opinioni sono quelli che poi le trovano sempre alla fine»; più avanti, Momin non riesce a trovare la forma giusta per incanalare le energie della Forza, e Camuncoli disegna un montaggio in cui a ogni tentativo fa seguito la promessa che «il prossimo sarà quello giusto». Abituato alla produzione seriale, lo sceneggiatore parte da premesse diverse ma arriva alla stessa conclusione per entrambi, l’artigiano e l’artista, comunque piegati a un volere esterno.

Fortezza Vader è una lettura che alla fine si chiude con la solita enfasi e con tante sequenze d’azione (disegnate egregiamente da Camuncoli), ma che in poche tavole dice più sul ruolo dell’arte di tutte le cinquecento pagine de Lo scultore di Scott McCloud.

Darth Vader 48-54
di Charles Soule e Giuseppe Camuncoli
traduzione di Luigi Mutti
Panini Comics, luglio 2019-gennaio 2020
brossurati, 48-56 pp. cad., colore
3,50-6,00 € cad.

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