di Vanessa Maran
Ci sono fumetti che, nonostante abbiano ben poca “trama” da offrire, riescono a coinvolgere dall’inizio alla fine. Tra questi ci sono, ad esempio, diversi celebri – e giustamente celebrati – manga del compianto Jiro Taniguchi. Un autore che, tra uomini che mangiano e altri che camminano, in qualche modo è riuscito a trasmettere quel tipo di calore, di familiarità e di nostalgia che sono in grado di far “sentire” e apprezzare la normalità di un comunissimo essere umano.
Anche Don’t Like This, volume autoconclusivo di Kaori Tsurutani pubblicato in Italia da Bao Publishing (per la collana Aiken), non ha una trama complessa. La protagonista è Megumi Yoshida, una giovane game designer che trascorre le sue giornate in casa: che sia per lavoro o per guardarsi una sfilza di serie tv, ha ben poche occasioni di uscire… Almeno fino a quando non decide di abbandonare di tanto in tanto la sua comfort zone andando a pescare in un carpodromo.
Non sappiamo con esattezza cosa spinga Megumi ad appassionarsi di pesca, ma possiamo comprendere il bisogno di qualcuno che, usando solo il computer e lo smartphone dal mattino alla sera, sente la necessità di fare qualcosa con le proprie mani. Nel caso di Megumi, cucinare gli stessi pesci che va a pescare.
Anche i titoli delle storie brevi all’interno del volume riprendono il Don’t Like This in copertina, seguiti da un’azione che istintivamente Megumi si rifiuterebbe di fare ma che, nel corso dell’episodio, impara ad apprezzare. Questo è uno spunto sensato per raccontare la sfida quotidiana di una ragazza che decide di uscire dalla propria “bolla”. A fine lettura, però, rimane ben poco di questo diario abbozzato: le singole storie sembrano scivolare via, pagina dopo pagina, senza riscaldarci come invece dovrebbe fare una narrazione così intima.
Il problema di Don’t Like This infatti non è l’assenza di una trama forte (che, come accennato, non è un problema a priori), ma una “inconsistenza” sia nei contenuti che nel tono della narrazione: un tono distaccato quando invece vuole essere intimista e avvicinare le sensazioni della protagonista alla percezione il cuore del lettore. Non è nemmeno chiaro il rapporto di Megumi con i personaggi che incontra e con i quali va a pesca: le sue amiche, la sua senpai, per non parlare dei misteriosi parenti che permettono alla ragazza di vivere nella loro gigantesca casa… Sono figure “fantasma”, impalpabili tanto quanto la protagonista, ad eccezione forse del signore che le insegna a pescare (che riappare più volte nel corso del volume).
Il disegno si sposerebbe anche bene con quello che dovrebbe essere l’intento del racconto, ossia narrare con leggerezza la nuova routine di una ragazza che comincia a sentire stretta la sua comfort zone. Tsurutani dà forma ai suoi personaggi con linee veloci, irregolari, che non si chiudono in modo preciso in una forma. Anche i bordi delle vignette sono tremolanti, quasi a suggerire la fragilità del tempo che passa e che non torna più, rendendo la nostra quotidianità un tesoro particolarmente prezioso. Tuttavia, Don’t Like This non riesce a raggiungere il lettore, probabilmente proprio a causa di questa impalpabilità eccessiva. Che ci ricorda quanto l’equilibrio fra trama, dialoghi e stile grafico, nel fumetto, sia un traguardo che va ben al di là del “raccontare cose”.
Don’t Like This
di Kaori Tsurutani
traduzione di Sara Romiti
Bao Publishing, gennaio 2020
brossurato, 128 pp., b/n
7,90 €
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