Ci sono fumetti in cui capisci al volo dove gli autori vogliono andare a parare, e le pagine che aprono Ascender di Jeff Lemire e Dustin Nguyen sono da una parte un goffo tentativo di fare più worldbuilding possibile, anticipando l’effettivo inizio della storia, e dall’altra un manifesto programmatico della serie.
Prima assistiamo all’arrivo di un drago in uno scenario che pare la summa di certo fantasy visivo tipicamente anni Ottanta – con alberi esasperatamente nodosi, un animaletto indefinibile che salta di ramo in ramo e, neanche a dirlo, un’ambientazione tutta rocce e pinnacoli minacciosi, quando compaiono i cattivi – poi scopriamo che il rettile volante è in realtà una sorta di mezzo di locomozione ben diverso dalla cavalcatura sovradimensionata a cui ci hanno abituato stagioni di Game of Thrones.
Dall’interno della creatura – un abile gioco di luci e inquadrature impedisce di dare un’interpretazione troppo chiara della cosa – ne esce una figura incappucciata, che si incammina circondata da un gruppetto di accoliti. Mentre passiamo sopra a un ponte scorgiamo due lunghe file delle stesse fiere alate e scopriamo di stare visitando una coltivazione di navi stellari. Segue rito magico all’interno di quella che sembrerebbe una cripta da castello di Grayskull, qualche riferimento a presunte tecnologie proibite e l’inevitabile evento misterioso, il cui culmine viene raggiunto con l’apparizione di una testa di robot.
Poi titolone a due pagine – molto cinematografico – e salto di setting verso qualcosa di antitetico rispetto a quello che abbiamo appena visto. In questo caso una natura lussureggiante, con tanto di enormi testuggini volanti a solcarne i cieli. Finalmente eccoci all’introduzione della vera protagonista di Ascender. Una ragazzina emancipata quanto basta – desiderosa di andarsene il prima possibile da quel pianeta così periferico – impegnata a mercanteggiare in quello che sembrerebbe un suq piuttosto ambiguo.
Da un certo punto di vista è encomiabile come Lemire e Nguyen siano riusciti a fornire al lettore tutto quello che gli è necessario per decifrare le loro intenzioni nell’arco di una decina di pagine, dall’altra è tutto davvero troppo derivativo. Magari con il passare dei volumi una serie di roccamboleschi ribaltoni cambieranno a fondo le carte in tavola, ma ora abbiamo bene in chiaro di cosa si sta parlando.
A livello di struttura Ascender vuole essere sia la prosecuzione ideale di Descender – che partiva come sorta di epopea robotica e si concludeva goffamente con l’introduzione della magia – sia una serie a se stante. Il classico punto di partenza ideale per i nuovi lettori. Il mestiere degli autori lo si vede da come ogni personaggio dello scorso arco narrativo venga reintrodotto in maniera naturale, lasciando al non detto quanto basta per costruire una narrazione snella e comprensibile a tutti.
Nonostante questa attenzione, il primo volume finisce per fungere da introduzione a quello che arriverà e non offre grandi soddisfazioni, se preso di per sé. Abbiamo un equilibrio iniziale che non impiega nulla a rompersi, l’introduzione di un pugno di linee narrative che andranno via via a convergere con il passare delle uscite e il tradizionale cliffhanger a rimandarci alla prossima uscita.
Per ora possiamo solo ragionare su quello che i due autori paiono voler realizzare, ovvero una sorta di collage di quanto più li ha appassionati come lettori e/o spettatori di scifi/fantasy, cercando di valorizzarlo con trucchetti fin troppo facili. Lemire ci mette la sua emotività smodata, cercando di superare Saga sulla destra sul suo stesso campo e finendo spesso in territorio da soap-opera. Nguyen veste alla perfezione il solito cliché del fumetto mainstream statunitense per cui, se un disegno è pittorico, allora è importante per definizione.
Il tentativo è quello di dare un volto moderno e accattivante a un’interpretazione della narrazione d’evasione più old school. Tutti conosciamo il fascino delle vecchie copertine di romanzi fantasy o delle locandine dei film di fantascienza della nostra infanzia. Artisti come Michael Whelan e Drew Struzan costituiscono parte integrante dell’immaginario di molti di noi, così come i mondi che riuscivano a evocare in una sola illustrazione. Ascender vorrebbe fare la stessa cosa, ma con la presunzione di metterci qualcosa in più senza crederci troppo. E così ecco acquerelli sfocati ed eterei, come se scendere troppo nei particolari rendesse un fumetto dove convivono fantasy e fantascienza troppo kitsch, e una scrittura che mette davanti a tutto rapporti esasperatamente umani.
Descender ha sempre sollevato grossi dubbi sul suo reale valore, al di là del pacchetto scintillante con cui ci veniva venduto, e Ascender non migliora di certo la situazione. I due autori hanno scelto di maneggiare materie prime troppo delicate per approcciarvisi con sufficienza. In primo luogo perché oggi come oggi gli esempi di ottima narrativa nello stesso campo di certo non mancano. In seconda battuta perché parlare di maghi cosmici e battaglie stellari senza crederci troppo significa farlo nel peggiore dei modi possibili.
Ascender 1: La galassia infestata
di Jeff Lemire e Dustin Nguyen
traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, febbraio 2020
brossurato, 136 pp., colore
18,00 €
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