Studio Trigger, lo studio di animazione che ha dato vita a opere come Kill la Kill, produce il suo primo lungometraggio e lo fa proponendo una visione folle ed estrema, coraggiosa e interessante.
La storia di Promare si svolge in un futuro post-apocalittico, trent’anni dopo che una moltitudine di persone nel mondo sono mutate sviluppando un potere che permette di gestire il fuoco. A causa della loro rabbia repressa, i cosiddetti Burnish hanno incendiato buona parte del pianeta, trasformandoli in terroristi.
Trent’anni dopo, la struttura sociale prevede la necessaria presenza di istituzioni che possano gestire e contrastare i Burnish: la squadra anti-Burnish (denominata Burning Rescue, una sorta di vigili del fuoco del futuro) si ritrova a scontrarsi con un gruppo terroristico noto come Mad Burnish, capitanato dal leader Lio Fotia. Galo Thymos, nuovo membro dei Burning Rescue, scoprirà una verità che non potrà ignorare.
La frenetica e folle estetica di Promare potrebbe ingannare e distogliere l’attenzione dai temi principali del film. L’opera di Hiroyuki Imahishi, infatti, riflette in una forma anomala e schizofrenica su alcune urgenze tutte contemporanee. Innanzitutto il discorso legato al surriscaldamento globale, che emerge con forza nell’apocalittico finale.
Poi un discorso più legato a riflessioni di stampo socio-politico. In questa società futuristica apparentemente perfetta, tecnologicamente avanzata, il desiderio perverso di schiacciare una minoranza come i Burnish si trasforma immediatamente come elemento allegorico del presente. La minoranza, tacciata di terrorismo, è perseguitata, privata di qualsivoglia diritto, sfruttata e infine torturata. Il passaggio, che lo stesso Galo comprende nel corso del film, fa sì che i Burnish perdano il loro status di esseri umani e vengano infine considerati come esseri inferiori, elementi da utilizzare per esperimenti tecnologici. È contro questa ingiustizia che Galo, nella sua ingenuità idealista, combatte per l’intera pellicola, diventando una sorta di leader super partes da cui, necessariamente, il mondo deve ripartire.
Questi elementi sono comunque trattati con relativa profondità, schiacciati da una visione potentissima e soprattutto dalla volontaria scelta di una messa in scena che eviti seriosità, ma che sia in grado di mantenere Promare per quello che è e per cui è stato pensato: un pirotecnico spettacolo visivo.
E qui passiamo agli aspetti tecnici e visivi. Promare è, innanzitutto, un martello pneumatico per i nostri occhi. Da questo punto di vista è da prediligere la visione al cinema piuttosto che a casa, perché è lì che emerge con forza prorompente la potenza audio-visiva del film. Le virtuose sequenze dei combattimenti, che coniugano animazione tradizionale e CGI in una forma coerente e addirittura funzionale, sono un continuo e instancabile spettacolo che tenta di superare i limiti del già visto.
Il punto di vista che coincide con la macchina da presa scivola su corpi, palazzi e superfici robotiche, attraversando esplosioni, fumo, fuoco e ghiaccio, arrivando a sfiorare i volti dei protagonisti per poi allontanarsi e uscire dalla città, dal pianeta, dal sistema solare. Uno spazio che cessa di avere limiti fisici, ma che diventa potenzialmente infinito. La visione offerta da Promare non fa che enfatizzare questa libertà creativa, questo incrollabile desiderio di anarchica e folle messa in scena.
La scelta dei fondali, della tavola cromatica, del character design fino ad arrivare al mecha design: tutto concorre a generare un unicum affascinante che mescola sapientemente le urgenze dell’intrattenimento con il desiderio sperimentale di autori come Masaaki Yuasa. E in questo continuo tentativo di scardinare equilibri e buon senso, Promare diventa anche e inevitabilmente un contenitore che cova sogni e incubi dell’animazione e del cinema.
L’immaginario dell’animazione robotica è qui omaggiata e al tempo stesso frantumata in un vortice citazionista in cui trova spazio, per un attimo, anche una strizzata d’occhio per 2001: Odissea nello spazio. Rileggere, omaggiare, distruggere e ricostruire immaginari, visioni, esperienze cinematografiche: Promare è anche e soprattutto questo.
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